Cittadinanza

Da sinistra, Aldo Alberto Leone, Ramy Shehata, Adam El Hamami e Maurizio Atzori durante la trasmissione televisiva Che tempo che fa, Milano, 24 Marzo 2019. Ramy Shehata e Adam El Hamami sono i due studenti presenti sul bus dirottato e incendiato a San Donato Milanese da Ouesseynou Sy che con le loro telefonate al 112 hanno sventato la strage e salvato i loro compagni. ANSA/FLAVIO LO SCALZO


Ho il ricordo di una persona che avendo lavorato all’estero (Europa allora non comunitaria) per undici anni direttamente per una istituzione italiana non ottenne la cittadinanza italiana dopo una lunga e meticolosa verifica di tutta la documentazione fatta dal Viminale. Cosa che fu molto dannosa per la sua vita e nel merito anche ingiusta. Niente da fare. Alla fine di quella lunga istruttoria qualcosa mancava per ottenere la validazione. Non faccio questo riferimento per lodare la lenta e spesso inesorabile burocrazia italiana. Dico solo che la pubblica amministrazione agisce con un plurale sistema di valutazioni che rendono alla fine possibili, perchè corrispondenti a norme, ricorsi in sede di giustizia amministrativa. Lungaggini, errori e qualche svarione sempre possibili. Ora – sia pure nel quadro di un evento da “prima pagina”, che ha messo i sentimenti dell’opinione pubblica allo scoperto – la decisione sulla cittadinanza italiana a un minorenne, meritevole di ogni elogio civile, avviene con la seguente procedura: il ministro di riferimento prima dice di no per non cedere in termini di principio sulla materia dello “ius soli”, poi ci pensa su una notte e vedendo l’andamento dell’opinione pubblica e dei media, cambia idea e dice di sì. L’altro partner di governo – che a sua volta ha visto l’onda demoscopica e mediatica – si affretta a dire che è lui che, alla buona, lo ha convinto. Ed è così che il ministro di riferimento svela allora la vera ragione “tecnica” della decisione: “è come mio figlio”. Non siamo favorevoli all’Italia burocratica, impersonale, priva di sentimenti civili. Ma non siamo nemmeno entusiasti per questo ritorno – con queste forme – alla procedura dei valvassori e valvassini, signorotti non dello “ius soli” ma dello “ius vitae ac necis” del diritto romano che da duecento anni è fuori legge dalle nostre leggi.

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