

E ti accorgi che il teatrino italiano è – come spesso del resto – terra di esercitazione di grandi paesi destabilizzatori. Quelli in cui si nascondono “intelligences” che connettono politica e interessi e che quindi agiscono con mezzi e con brutalità. Quelli in cui il chiodo fisso resta non far volare l’Europa unita nel mercato, nelle regole produttive e nella politica estera. Quelli che trovano qui sempre qualche vecchio arnese, ancora ben relazionato, che intermedia questi loschi e lontani propositi rispetto all’esercito dei nuovi burattini in campo.
Finché questi racconti – che abbiamo sentito fare anche da figure che sanno valutare le informazioni e non solo i copioni della fiction – generano un tale raccapricciante fossato che divide l’Italia del coraggio, della coerenza e della responsabilità da quella che abbiamo già descritto come l’ispirazione del “Facite ammuina”, da farti stringere il cuore.
E’ la condizione giusta per non entrare nell’opportunismo del “pensiero corto”, del tamponamento occasionale, ma nel cercare di intraprendere percorsi che guardano al dopodomani.
FB – 16.8.2019