Bruxelles, 15 febbraio 2020

Terza tappa nel 2020 nel percorso di costruzione della Fondazione “Maggy Barankitse”.
A marzo 2019 a Bierges, nella magnifica casa di campagna della famiglia Mairlot e della Fondazione belga Peterboeck, vicino a Bruxelles, vicinissimo a Waterloo, la rete internazionale degli amici storici di Maggy discute le prime basi (ragioni e profilo) dell’internazionalizzazione del programma promosso nel Burundi non ancora uscito dal dramma della guerra civile degli anni ‘90 (300 mila morti) per salvare bambini, accudire orfani e a poco a poco per operare nelle condizioni sanitarie ed educative diventate un modello di dignità, presidio ai diritti umani e grande alternativa educativa e valoriale alle guerre e alle violenze che una donna di grande ispirazione come Marguerite Barankitse ha messo in essere con il nome di Maison Shalom nel 1993.


A settembre 2019, a Kigali, capitale del Rwanda, per i 25 anni di Maison Shalom con un grande evento partecipato da personalità di tutto il mondo per ammirare il coraggio di Maggy, esule dal Burundi a causa dell’intollerabile processo di autoritarismo dispotico del capo dello Stato e delle sue milizie. Accolta nel vicino Rwanda (paese che negli anni ’90 aveva conosciuto un’altra catastrofica guerra civile con 1 milione di morti) Maggy Barankitse ha provveduto alla ricostruzione di tutte le infrastrutture sanitarie ed educative di Maison Shalom perchè quelle in Burundi erano state (come lo sono ancora) sequestrate dal regime. Alla presenza del Granduca e della Granduchessa del Lussemburgo e altre cento personalità internazionali che hanno conosciuto negli anni Maggy – premio ONU rifugiati e altre moltissime onorificenze di organismi internazionali, nazionali, regionali, città e università – partecipando in vario modo al sostegno di un programma modello, totalmente indipendente (e perciò osteggiato) da taglieggiamenti e asservimenti.
Ora, il 14 e 15 febbraio 2020, sempre a Bierges ha fatto ritorno il gruppo degli “amici storici” che nel corso di questi 25 anni hanno affiancato in vari paesi del mondo il team di Maison Shalom, nel frattempo ingrossato da molti degli ex-bambini accuditi, diventati operatori sociali, tecnici, professionali al servizio di questa grande causa.



La Fondazione ora appare meglio disegnata, con uno sforzo di immaginazione che resta radicato nella qualità di valori e modelli di riferimento dell’esperienza originaria, ma al tempo stesso che punta a consolidare i rapporti con i luoghi istituzionali, sociali, educativi, sanitari che hanno cooperato per ribaltare in quella parte dell’Africa una tragica stagione di violenze in uno dei più efficaci progetti di salvaguardia e sviluppo.