Lettere dalla Merica 3/2020. Le vie oscure del potere.

Cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu
Pompeo Randi, Guido da Montefeltro, Forlì

Articolo di Paolo Giacomoni.

L’inverno volge al termine (per lo meno in Alabama), la battaglia elettorale tra i democratici si restringe a un pugno di candidati e martedi vedremo chi resterà in piedi.
Nel frattempo mi ha colto un dubbio che vorrei esporre in una breve finestrella sulla Merica, come d’abitudine.

Chi ha letto Dumas, a un certo punto si sarà senz’altro trovato di fronte a un personaggio, nobile o volgare, spadaccino o tagliaborse, munito di una carta con scritto: “E’ su mio ordine e per volontà del Re che il latore della presente ha fatto quello che ha fatto“. Firmato Cardinal Richelieu.

Un tal assegno in bianco poteva essere sottratto al proprietario con la violenza o con l’inganno, e magari finire con ottenere risultati diversi da quelli messi in programma dal Riciliù, ma era comunque prerogativa del potere assoluto di cui godeva il Re e quindi, per via riflessa, il suo Primo Ministro

Chi ha letto Dante si ricorderà di Guido da Montefeltro, che fu convinto da papa Bonifacio VIII a riprendere l’attività di consigliere fraudolento mediante la promessa di un’assoluzione preventiva. Così i Colonna furono ingannati e Palestrina fu conquistata. E quando Guido da Montefeltro morì, racconta l’Alighieri, un angelo venne per portarne l’anima “assolta” in Paradiso, ma la giustizia divina finì per trionfare, anche se facendo ricorso a un diavolo che spiegò all’ angelo che Bonifacio VIII aveva fatto una truffa all’americana,

chè assolver non si può chi non si pente

nè pentere e volere insieme puossi

per la contraddizion che nol consente

Chi ha letto la Costituzione della Repubblica Italiana sa che il Presidente ha la capacità di commutare le pene e di concedere la Grazia. Ma il Presidente della Repubblica non ha un incarico esecutivo. Può essere richiesto dal primo Ministro a graziare chi si possa essere macchiato di crimini …”al servizio della Repubblica” ma si immagina male un Primo Ministro, faccio per dire, alla Salvini, che chieda a un Presidente come Mattarella di graziare quel suo ragioniere condannato per averne falsificato la dichiarazione dei redditi ed aver quindi frodare il fisco.

Chi ha letto la Costituzione Americana sa che il Presidente ha il diritto di perdonare chi si sia macchiato di crimini federali. E qui le cose diventano più piccanti.

Il Presidente può, teoricamente, chiedere a un sicario, come lo faceva Riccardo III, di “risolvere un problema” con la promessa del perdono presidenziale, tanto se il sicario risolve un problema di stato quanto se il sicario lo libera dell’amante della moglie.

Tutto ciò per dire che i Padri Fondatori, puri, virginei, onestissimi e lungimiranti, sapevano benissimo che a volte  l’esecutivo ha bisogno di seguire vie oscure, che una spia non può essere iscritta sulla lista degli impiegati del Ministero della Difesa, e che bisogna, come diceva Theodore Roosewelt, parlare dolcemente e tenere in mano un grosso bastone.

Nella loro lungimiranza, questi nobilissimi padri della Patria non si sarebbero mai aspettati che dei lestofanti come Bill Clinton e Donald Trump potessero accedere alla carica suprema e si servissero del perdono presidenziale per cancellare i misfatti di altri lestofanti, quali per esempio, quelli di un grosso benefattore della fondazione Clinton (come Bill Clinton ha fatto nell’ultima settimana del suo mandato) o per tirar fuori dalla galera ben più temibili lestofanti come si immagina farà Trump.

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