Si avvia LAB LIB il Laboratorio formativo liberaldemocratico di Più Europa |
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La sigla che – con Simona Viola e Marco Taradash e l’approvazione del nostro Segretario – abbiamo messo in campo per questa iniziativa – la parola è forse superata ma per un momento la uso – di “scuola di politica e di comunicazione politica”, è suggestiva: LAB LIB.
Rievoca una storia lunga di speranze, sconfitte e riprogettazioni. Quella secondo cui (se ne torna in questi giorni a parlare a proposito dei fratelli Rosselli) si è immaginato possibile portare a convergenza e non a conflitto le istanze della libertà e del lavoro.
Due culture dominanti l’evoluzione sociale e civile delle nostre democrazie. Ma anche contenenti istanze ideologiche che le hanno tenute troppo separate.
- Oggi abbiamo più strumenti per immaginare che le architetture delle disuguaglianze si fanno più complesse e che per questo la crescita non è antitetica a trovare soluzioni di uguaglianza.
- Oggi il lavoro non è solo fierezza, dignità ed emancipazione (tra cose comunque monumentali). E’ anche nuova redistribuzione della conoscenza, relazione tra sapere e saper fare, esperienza di relazione globale. Eccetera.
Ora LAB LIB – al di là di quel che evoca – è un Laboratorio Liberaldemocratico.
Questa espressione merita ogni approfondimento. Storico. Culturale. Progettuale.
Lo facciamo al servizio di un domani assai prossimo in cui alcuni possono prepararsi meglio alle responsabilità di chi fa politica seriamente. Mentre altri – anche in forze politiche consistenti – interpretano questo “prepararsi” come eventi di visibilità. Come organizzazione di un tweet. Come “posizionamento”.
Per questo il progetto di fare una piccola comunità di apprendimento è stata accolta bene. Parlandone in tre seminar con i coordinatori territoriali abbiamo acquisito una trentina di adesioni. Adesioni con motivazione. Giovani e qualche meno giovane.
Ho cinque minuti e non posso andare in profondità. Né sul merito. Né sul metodo.
- Dico solo che non è la “scuola delle lezioni frontali”, ma è un certo esercizio di ascolto, di interpretazione e di miglioramento di scrittura e organizzazione delle parole.
- Dico solo che è costanza attorno a ciò che domina il sapere politico (quest’anno il ciclo della Costituzione, progettata, attuata, inattuata) ma anche ciò che domina il cambiamento (quest’anno certamente la lezione sociale, culturale, scientifica e civile della pandemia e il tema di un ‘Europa che torna a immaginarsi sfidante).
Sono diversamente giovane per avere potuto fare molta esperienza di management di istituzioni e di imprese e aver dedicato il terzo ciclo della mia vita professionale all’università, per sperimentare la relazione di apprendimento anche sul saper fare.
Dai banchi di liceo a oggi ho partecipato al riformismo repubblicano, socialista, liberaldemocratico. Non ho fatto la politica professionistica. Ma ho sognato una democrazia partecipativa di un paese post-risorgimentale e post-resistenziale. Nello sconforto di questi ultimi venti anni. Mitigato da esperienze di civismo progressista e dal ripensamento della lezione morale e istituzionale dell’azionismo italiano. E anche dalla presidenza di una fondazione di cultura politica liberal-democratica che porta il nome del maggiore statista di appartenenza radicale nella storia italiana, Francesco Saverio Nitti.
Ringrazio Emma, Simona e Benedetto per la fiducia nella possibilità che ciò serva a migliorare il bisogno di radici ma anche l’esercizio di confronto a favore di chi ha la vocazione per raccogliere e naturalmente migliorare concretamente questi sogni.
Abbiamo atteso la fine di questa Assemblea per capire la dimensione di chi sale sulla nostra barca dove tutti remano ma tutti hanno anche il diritto di avvistare la terra. Non è un’impresa defatigante. Le scadenze permettono di fare ciò che già facciamo.
Ma non è un impegno da assumere in modo trasandato. A voce, per mail, grazie alla mediazione di Irene Abigail Piccinini, preziosa compagna di questo progetto, c’è spazio per capire meglio.