Promossa da ICMPD (agenzia europea sulle politiche migratorie con sede a Vienna), Euromed-Migration e il Club of Venice (rete operatori europei di comunicatoiri istituzionali).


Stefano Rolando (Presidente Club di Venezia)
Apertura
Ringrazio gli organizzatori e saluto dapprima il Signor Presidente della Repubblica di Malta che ci onora della sua presenza e tutti i partecipanti ai lavori, a nome del Club di Venezia, rete dei responsabili della comunicazione sia dei governi dei paesi membri sia di tutte le istituzioni europee.
Da 34 anni esso opera – con laboriosa informalità, con il segretariato presso il Consiglio della UE – per migliorare la qualità professionale e civile della comunicazione istituzionale europea.
Si tratta di una preziosa informalità. Che ha permesso il dialogo sui temi in agenda in materia di informazione, comunicazione e trasformazione digitale a operatori che appartengono a realtà non sempre e non su tutto in accordo. E che riguarda la sfera dei rapporti tra Stati membri e istituzioni europee sovrannazionali che spesso devono fare come Penelope in attesa di Ulisse: tessere la tela e ricominciare a farlo il giorno dopo.
Dico questo perché governare non è solo decidere. E anche capire, ascoltare, verificare, studiare, proporre. E ciò ha sempre più senso oggi quando la materia è difficile, oggetto di interessi e visioni contrastanti.
Perché sappiamo che la ricerca di convergenze resta strategica. E il comun denominatore resta ineludibile.
Come voi bene sapete – insegno da molti anni Comunicazione pubblica nelle università per averlo ben presente – che la comunicazione istituzionale, in un quadro europeo che non è federale, resta in buona parte materia di gelosia nazionale. Dunque tessere quella tela sulle cose che contano vede oggi un favore diffuso. Il sostegno di una vasta rete di istituzioni di ricerca e formazione ci porta qui un ampio contributo di analisi.
Abbiamo avviato fin dalla Conferenza di Tunisi una convinta collaborazione con ICMPD e con Euromed sul tema “comunicazione pubblica e migrazioni” perché esso è stato uno dei nodi ancora cruciali del cammino del gambero del sistema europeo. Un passo avanti, due indietro. Due passi avanti, uno indietro.
Da un lato visioni valoriali, che predicano talvolta una contro l’altra il loro universalismo.
Dall’altro lato una meta-ragione politica, che ha implicato la comunicazione nelle questioni in agenda (drammi, opzioni, rifiuti, soluzioni) non sempre per scegliere ma anche per ricavare vantaggio elettorale.
Un dato che non si può trattare moralisticamente. Ma consente di vedere che mentre l’arma corretta per la battaglia della comunicazione pubblica dovrebbe essere la statistica, l’arma più usata nel dibattito pubblico e mediatico viene ad essere spesso la rappresentazione della percezione. In questa cornice sta uno dei che saranno dibattuti sulla manipolazione e l’alterazione del processo informativo.
Accanto al dualismo europeo sulle migrazioni (proprio la comunicazione è stata una parte del dualismo: parlare, non parlare/ discutere, non discutere) anche sull’identità europea sono stati anni di dualismo (identità intesa come identità politica oppure identità intesa colo come mercato). Possiamo inventare l’età del 2.0 poi quella del 3.0 poi quella del 4.0. Ma senza sciogliere quei nodi la comunicazione abbassa la soglia delle sue potenzialità e si fa sempre meno strategica. Ecco però che la grave e globale crisi di pandemia, ancora in atto in modo potente, ha mutato lo scenario della politica e del dialogo internazionale.
Da un lato c’è un sentimento statico e ripiegato, dall’altro si muovono (e l’Europa finalmente ha una qui una voce più chiara) due cose: la volontà dell’analisi profonda del nostro ridimensionamento ma anche la volontà profonda di rigenerare nuovi progetti.
Una rigenerazione che non getterà via né le economie né le culture relazionali che hanno fatto crescere la conoscenza e la pace. Quindi sulla mobilità, sulla relazionalità, sulla cooperazione si comincerà a ragionare con nuovi paradigmi. Molti contributi delle nostre due giornate di discussione saranno su questo cambio di paradigmi. Non è mio compito cimentarmi. Ma è chiaro che la questione migratoria entra in modo importante in questo schema di “cambi di paradigma” ed è chiaro che agenzie di analisi come ICMPD hanno oggi la responsabilità di avanzare proposte e non solo rappresentazione di scenari.
Gli operatori della comunicazione istituzionali europei esprimono dunque grande attesa per proposte meditate che aiutino la comunicazione ad essere nuovamente strategica.
Cioè a operare prima delle decisioni, non solo per confezionarne la distribuzione.