Più Europa.Direzione Nazionale, 26.1.2021. Intervento di Stefano Rolando

Nella discussione a seguito della relazione introduttiva del segretario Benedetto Della Vedova

Seguo, come voi, quotidianamente la crisi, con particolare attenzione alle forme e ai contenuti della rappresentazione delle voci in campo. Dovessi riassumere quelle che fanno riferimento al “clima generale” del Paese, da cui dipende anche l’inclinazione interpretativa della gran parte dell’opinione pubblica, direi – per stare nel parametro delle “tre tipologie” con cui il segretario ha introdotto i lavori – che queste sono le dominanti:

  • l’Italia è “sull’orlo del baratro”, la crisi è una follia;
  • la situazione è “critica” ma non bisogna perdere altro tempo;
  • il quadro è certamente di crisi ma gli assetti politici di governo non devono essere troppo condizionati dal solo andamento della crisi sanitaria perché le dimissioni del governo avvengono prevalentemente sulla perdita dei numeri a proposito del modo di governare la crisi stessa.

Molti sono confusi. Anche sulla crisi di questo governo. La percezione di maggiore o minore gravità della situazione fisserà alla fine il punto dominante nei cittadini e su quel punto anche la crisi di governo troverà la soluzione di continuità, di discontinuità o a metà strada. Si vedrà entro venerdì.

Così che per noi oggi deve contare uno sforzo di semplificare molto il punto della posizione e ciò che vogliamo veramente comunicare.

Da questo punto di vista penso che sia un errore restare nell’arroccamento della “polemica dei veti”, perché quelli incrociati hanno fatto scaturire la crisi e solo una parte dei cittadini ne ha colto il senso. Carmelo Palma di solito tagliente e capace di andare al punto, ha fatto – proprio intrecciando vari veti – un discorso difficilmente comprensibile fuori da qui. Altri, come Giuseppe Scognamiglio, hanno stemperato su questo aspetto, invitando a non fare pregiudiziali, ma sfumando gli argomenti su quale sia l’elemento forte di discontinuità che deve caratterizzare la nostra posizione.

Io penso che l’orientamento “costruttivo” – se così si può dire – ci è venuto proprio da Emma Bonino, la cui citata intervista al Mattino avevo letto questa mattina nelle rassegne. A un certo punto Emma dice: “il PD non può non tenere conto che un’altra maggioranza europeista e riformatrice, se si vuole c’è”. Proprio nel senso delle “riforme” che l’Europa chiede per accompagnare la progettazione.

Questo vuol dire che noi siamo orientati a non far pregiudiziali, a non partire con anatemi, lasciando piena fiducia al segretario e ai parlamentari per trattare pragmaticamente nei cambiamenti di situazione che ci saranno in questi giorni, ma ponendo alcuni punti che si richiamano al tema accennato da Emma di “un’altra maggioranza”.

Che comporta tendere ad almeno un risultato chiaro di discontinuità.

Innanzi tutto dimostrando che non siamo un’isoletta solitaria ma che siamo in rete con quell’area “europeista e riformatrice” (da Renzi a Calenda, da Bentivogli a certe cose espresse dal sen. Nannicini ad altri) che si sono trovati chi a favore chi contro il Conte 2 e nel cui perimetro noi abbiamo avuto netta intuizione e costante coerenza.

In secondo luogo scegliendo cosa mettere in campo perché emerga una ragione di discontinuità.

Terzo senza  pensare che basti invocare genericamente una buona redazione del Recovery Plan o del piano di vaccinazione per esprimere un forte argomento di discontinuità (ho finito di leggere ora l’elenco degli errori di gestione della pandemia che ha scritto Ricolfi e non è in quattro parole che riusciamo a spiegare cosa vogliamo di veramente diverso) introducendo magari una prioritaria attenzione per il tema della giustizia che nel negoziato potrebbe anche finire con un importante cambio di ministro e di programmi in questo settore per noi da tempo cruciale.

Dopo di che è evidente che servono idee e persone più adatte a lavorare su un “Piano” calibrato con le regole e i criteri europei.

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