Tre discussioncelle sui social. Tra il 20 e il 25 aprile. La prima. Appunto su 25 aprile e frammenti incomponibili del nostro paese.

Pur consapevole del carattere episodico, casuale negli interventi, più emotivo che approfondito, eccetera, come si conviene agli scambi su FB, trasferisco tre di questi spunti con repliche nel mio blog, ravvedendo qualcosina di più dei commenti alla torta di mele ben riuscita o al primo dentino del nipote o all’effluvio di auguri per un compleanno. Diciamo frammenti di discussione. Tutte e tre tra il 24 e il 25 aprile.

La prima, appunto, sul 25 aprile.

Una notizia di un evento, in sé misurato e per certi versi patriottico. Una tipa (fuori dalla rete di “amici”, ma amica di un amico) dice la sua. E nessuno vieta a una fascista romagnola di dire il suo dissenso. E’ che molti si sentono in condizioni di frenare la sua aggressiva contrarietà e più questi scrivono più lei risponde a sciabolate. Sembra quasi irreale tutto ciò, ma invece è un campionario del retaggio propagandistico anche recente che affiora in un’Italia rancorosa e divisa.

Frammenti di un’Italia non ricomposta. Ma in parte anche vittima di nuovo pressapochismo propagandistico.

Stefano Rolando

Una notizia per chi è interessato.

Furono 35mila quelle combattenti; altre 90mila negli ambiti di difesa e protezione; 3mila morirono in combattimenti; 2750 finirono deportate in Germania; 4500 arrestate; torturate e condannate dai tribunali fascisti. A loro, le donne nella Resistenza, è dedicata la tradizionale rievocazione del “25 aprile” quest’anno 76mo anniversario della Liberazione che si svolge a Melfi, città di tanti confinati (da Eugenio Colorni a Manlio Rossi Doria), città natale di Francesco Saverio Nitti che pagò l’alto prezzo di venti anni di esilio e, alla fine, della prigione nazista.  Città a cui – in collaborazione con ANPI e Associazione e Fondazione Nitti – l’Amministrazione comunale ogni anno propone una lettura di rispetto storico e di sguardo alla attualità.  A partire dalle 9.15 di sabato 24 aprile sulle pagine Facebook del Comune di Melfi, oppure della Associazione Nitti o della Fondazione Nitti in diretta. Il titolo dell’evento è tratto dal Vocabolario della lingua italiana: “Resistenza. Sostantivo femminile. Azione tendente a impedire l’efficacia di una azione contraria”.

Cinzia Viale

Grazie

Elisabetta Cogoni [1]

Ma smettete di difendervi con i fantasmi, portate argomenti attuali. Difficile eh?

Aldo Guffanti

A Elisabetta Cogoni – L’oggi è figlio del passato, se non conosci il passato non conosci l’oggi e ricadi negli stessi errori del passato. Un esempio? Ieri stigmatizzavano gli ebrei, i rom, i gay. Oggi stigmatizzano i rom (ancora), i gay (ancora), hanno tolto gli ebrei e ci hanno messo gli extra-comunitari. C’è differenza rispetto al passato? NO! Tranne una, oggi il ricordo del passato impedisce la costruzione dei lager e la deportazione, senza questo ricordo sarebbe uguale. E’ proprio perché ci si è dimenticati del passato che i partiti fomentatori di odio sono in parlamento, se questo ricordo fosse ben presente sarebbero a spasso e non a Roma.

Stefano Rolando

A Elisabetta Cogoni – Guardi, indipendentemente da ciò che lei pensa sulla politica, nessun paese moderno esce dal quadro dei suoi problemi attuali se taglia la memoria e se non verifica i suoi nodi identitari. Una volta che si accetta (a destra come a sinistra) questo metodo si scopre che la “scia storica” è per metà responsabile delle cose che vanno bene oppure che vanno male. Nessun paese europeo serio evita questa logica. Dovremmo farlo proprio noi?

Elisabetta Cogoni

A Aldo Guffanti – Penalizzati sono i cittadini italiani, rom e stranieri hanno dimore e privilegi. Lascia stare Mussolini, oggi le minoranze non vengono protette ma strumentalizzate. Dimenticato del passato? Ma se non avete altro argomento che il fascismo, pensate che con le brigate Garibaldi e il comunismo sareste stati ricchi e rispettati? Riflettete prima di mettervi in fila per non sforzare il cervello 😊

Stefano Rolando

A Elisabetta Cogoni – Vabbè. Capito…

Aldo Guffanti

A Elisabetta Cogoni – Wow è stupendo come in poche righe mi abbia messo in bocca cose che non ho detto né pensato. Deve avere una gran bella fantasia, complimenti. Ma ha ragione, oggi le minoranze vengono strumentalizzate, esattamente come prima del ‘45, perché le persecuzioni avevano un fine, uno scopo. In Italia ad esempio erano uno strumento per non scontentare il potente alleato, a Mussolini non interessava niente di loro, esattamente come oggi ad alcuni leader non interessa niente delle minoranze. E si ritorna alla storia.

Elisabetta Cogoni

A Aldo Guffanti – Vedi non conoscete che il passato. Si prenda rom e migranti a casa e devolva il suo stipendio a loro. Se rimane senza casa non si aspetti aiuti. Dopo gli italiani.

Aldo Guffanti

A Elisabetta Cogoni – Che ragionamento del cassero. I rom non chiedono una casa, ma campi attrezzati con fognature e servizi igienici. I migranti sono dei disgraziati in cerca di lavoro, esattamente come lo eravamo noi quando emigravamo. Il suo commento è intriso di razzismo e qualunquismo da far paura. Denota una non conoscenza dei problemi, ma un’infarinatura sbagliata inculcata da una certa parte politica. Per lei rom e migranti non sono persone, ma cose da accantonare perché luride e sporche. Buon 25 Aprile, che le porti un po’ più di rispetto verso la vita umana.

Elisabetta Cogoni

A Aldo Guffanti – Certo che sono persone, i rom potrebbero rendersi disponibili a lavorare onestamente, i migranti sono vittime di false promesse senza scrupoli. Risparmi il buonismo come risposta inculcata e sia obiettivo. Tutti sono degni di rispetto ed aiuto, il cristianesimo ha creato il concetto di persona oltre ogni differenza sociale e fisica. I taxi del mare e chi giustifica i furti dei rom seguono i dettami del cristianesimo? Non si attacchi all’appiglio più facile, concili umanità e giustizia sociale.

Tiziana Antonelli

A Elisabetta Cogoni – Oddio, “si prenda i rom a casa sua” non si può sentire! Pago le tasse perché se ne occupi lo Stato, e voglio che se ne occupi davvero, secondo Costituzione, per il bene di tutti. Mi domando cosa c’entrino queste idee con Stefano Rolando

Elisabetta Cogoni

A Tiziana Antonelli – Stefano Rolando è il più obiettivo, lei paga le tasse? Anch’io ho parecchie ritenute in busta paga e preferirei servissero ad aiutare più che accogliere in hotel e poi abbandonarli nelle strade, ubriachi e rei. Detto questo con questa accoglienza incontrollata si sono riempiti le tasche le magliette rosse, certo non hanno aiutato gli italiani e ospiti. Sembra difficile da capire da parte dei buonisti, vestitevi di acume e non di ipocrisia leccapiedi

Roberto Fabbri

A Elisabetta Cogoni – Se Lei vive in un paese libero e può esprimere il suo libero pensiero è perché una grande parte di questo paese si ribellò e sconfisse una dittatura.

Tenga sempre presente questo dettaglio.

Elisabetta Cogoni

A Roberto Fabbri – Grazie ai partigiani, fanatici comunisti, o alla liberazione degli alleati e di una costituzione che usiamo a nostro piacimento? Le pregherei di essere meno superficiale e riflessivo. Tanta libertà che ci ha imposto di leggere e studiare solo ciò che non contraddiceva l’antifascismo dei gulag

Bracco Matteo Sergio

A Elisabetta Cogoni – Cara signora, perdoni, ma pensi un poco alla sua salute che dimostra (almeno quella mentale) di vacillare…molti italiani (volutamente la “i” minuscola) dimenticano di idolatrare un personaggio eletto nelle fila dei “Comunisti Padani” (e che non si vergogna nemmeno di aver “rubato” 65 milioni di euro), di oltraggiate ogni giorno le persone oneste celebrando autentici farabutti (nani), di provenire da quelle lande che non hanno, tra il 43 e il 45, dovuto sputare sangue sudore e lacrime…(Marzabotto, Boves, S. Anna di Stazzema tanto per dire, non sono in provincia di Catania o Catanzaro, guarda caso)… la festa del 25 aprile dovrebbe essere la festa di tutti perché senza, lei oggi non potrebbe parlare e scrivere liberamente, ci pensi…

Elisabetta Cogoni

A Bracco Matteo Sergio – Infatti non lo posso fare né posso decidere di organizzare la mia giornata, quanto alla mia salute mentale, è vacillante quella di chi festeggia una ricorrenza dei combattenti che, con molto impegno politico, ha lottato per instaurare il non meno coercitivo comunismo, arrogandosi meriti che per lo più vanno agli alleati.

Elisabetta Cogoni

E con questo vi giudico ottusi e di parte, lo so l’indottrinamento inizia alle elementari e finisce all’università se non incontri docenti onesti

Silvana Cirillo

Ecco che , ancora una volta, la cultura non è acqua…Rifiutare la storia e le concatenazioni di fatti che essa determina, leggerli come si conviene e non come sono stati, difendere il “non essere né carne né pesce”, considerare normale passare dalla rivolta comunista all’arroganza leghista, leggere la festa della liberazione solo come un inno all’antifascismo ( cui collaborarono gli alleati, come le donne partigiane, tante!!!, e gli uomini partigiani)e non come un canto di libertà e il preludio alla migliore costituzione del mondo che ne deriverà..; considerare fasciste le precauzioni inevitabili e i divieti necessari oggi per tutelare la salute di tutti – visto che ognuno nel bel paese è portato a farsi i fatti suoi! – e che, purtroppo, ci affratella al resto del mondo: tutti negli stessi guai…Bene, tutto questo ideologizzare a tutti i costi, far di un’erba un fascio , suona solo come pregiudizio, parlar per schemi e eredità di pensiero,(non con una rielaborazione propria) riproposti anche con una ingiustificata aggressività e provocazione…LA CULTURA è un’altra cosa! Fa tesoro della storia, nel bene e nel male, la scruta, la fa propria; dibatte, discute, solleva interrogativi, e rispetta…!

Elisabetta Cogoni

A Silvana Cirillo – Appunto la cultura è informazione, ricordare una data importante con mezze verità è prerogativa dei pensatori pecoroni. Festeggiate la vittoria dell’ANPI e fatevi aiutare nei momenti di indigenza, potete sempre sfilare con bandiere rosse come i poveri ignari, incattiviti e raggirati profughi.

Roberto Fabbri

A Elisabetta Cogoni – Ma tu sei mai stata nella Unione Sovietica di Breznev, io si,  per lavoro e posso dirti che quello era il comunismo dittatoriale a cui tu ti riferisci ma io che vivevo comunque in Italia posso dirti che qui anni 80 c’era la democrazia e potevi leggere Nietzke o Mark’s e nessuno ti rompeva i coglioni la oltre cortina andavi in Siberia dove noi per conto di Montedison lavoravamo a meno 40 gradi sotto zero che ca.. O dici libertà…. E mi fermo qui.

Elisabetta Cogoni

A Roberto Fabbri- Sono laureata in filosofia e almeno i nomi dei filosofi so scriverli correttamente. Stavo parlando del comunismo a delle brigate Garibaldi, non della perestrojka

Silvana Cirillo

A Elisabetta Cogoni – Ok ok, lei sta stravolgendo il pensiero di molti di noi…Ma quali bandiere rosse, quale comunismo…? incattiviti poi! Si rilegga e cerchi lì parole e disposizioni cattive, approfondisca il tutto ma non continui a stralciare dalle parole altrui quel che conviene al suo ragionamento. La cultura, quella vera dico, non è informazione, è ben altro!!!

Silvana Cirillo

E bisogna saper leggere nelle righe, anche se ci sono nomi sbagliati! Altra falla!

Elisabetta Cogoni

Silvana Cirillo sta dalla parte più facile, spesso informarsi significa leggere libri con gravi omissioni. Sventoli la cultura e le testimonianze reali. Abbiamo capito che fa sfoggio di cultura e ottusità

Elisabetta Cogoni

A Silvana Cirillo – Maestrina vai ad aiutare invece di proteggere i protettori dei delinquenti. Grillo, Palamara….chi nasconde la verità non ha diritto di replica. Sono laureata anch’io e ben due volte, non sei nella torre d’Avorio

Roberto Fabbri

A Elisabetta Cogoni – Mi dispiace che Lei confonda la perestroika venuta dopo con certo Gorbaciov con il paragone che io ho fatto con il concetto dittatoriale del comunismo sovietico e della democrazia italiana del nostro amato paese che dal 1946 post referendum tra monarchia e repubblica ha goduto. Io sono solo laureato in Scienze Politiche alla università di Bologna ed ho avuto il piacere di avere come prof. di storia contemporanea un certo Roberto Ruffilli barbaramente ucciso dalle Br, e come amico il suo assistente Paolo Pombeni, non che come prof. di Dottrine Politiche un certo Nicola Matteucci erede di Chabth che mi ha fatto amare A. DE Tocqueville e la democrazia Americana… Liberale e democratico non certo comunista ma pur sempre antifascista. Successivamente mi sono fatto il Master in direzione Aziendale alla SDA BOCCONI di Milano per quanto ho fatto poi nella mia vita professionale. Le dico che ho visitato 120 paesi nel mondo tra il 1980 e il 2010 e che ho visto democrazie e sistemi dittatoriali dal vivo ed ho sempre ringraziato di essere nato in Italia con tutti i suoi limiti, ma libero di dire e studiare quello che vuoi. Tu mi dici delle Brigate Garibaldi io ti dico allora delle Brigate Nere e degli arditi che al grido Me ne frego hanno distrutto e seviziato per venti anni l’Italica penisola, che hanno ucciso Don Minzoni, Matteotti, Giovanni Amendola, che hanno deportato migliaia di ebrei con la connivenza dei nazisti. Elisabetta leggi e documentati. Certo le guerre civili come quella avvenuta nel nostro paese hanno fatto morti e delitti nelle stesse famiglie ma questo non deve farti dimenticare chi combatteva per la libertà e la democrazia da che era schierato con la dittatura. Io vado spesso a Predappio ma non alla tomba del Duce ma da Nicolucci per ritirare un Gran Sangiovese doc…. Un abbraccio cordiale da uno che non la pensa come te ma ama la libertà. Ringrazia sempre i padri e i nonni che gli hanno dato questa Repubblica.

Elisabetta Cogoni

Nicola Matteucci insegnò pure filosofia morale, chiedo scusa se le interessa mi contatti privatamente. Troppi rabbiosi si inseriscono.


[1] https://www.facebook.com/profile.php?id=100007869648501 – La signora Cogoni dice di sé di essere di Rimini, residente a Forlì, laureata in Filosofia, iscritta a FB dal 2014, talvolta fotografata in tute mimetiche, che si è connessa in questa conversazione per un amico comune (Edoardo Crisafulli) con cui dice di avere un’amicizia “politicamente rivale”.

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