Pur consapevole del carattere episodico, casuale negli interventi, più emotivo che approfondito, eccetera, come si conviene agli scambi su FB, trasferisco tre di questi spunti con repliche nel mio blog, ravvedendo qualcosina di più dei commenti alla torta di mele ben riuscita o al primo dentino del nipote o all’effluvio di auguri per un compleanno. Diciamo frammenti di discussione. Tutte e tre tra il 20 e il 25 aprile.
La terza – che mi sta a cuore – il punto ormai in caduta libera di come si promuove il mercato dei libri in tv.
Si parla dei giornalisti che barattano opinionisti che 8sempre gli stessi) che frequentano i talkshow in cambio della promozione dei loro libri, che sono – guarda caso – in testa alle classifiche di vendita soprattutto della saggistica (cioè l’ambito dell’editoria che dovrebbe avere valore aggiunto cognitivo, cioè legato alla ricerca e all’interpretazione). Un’offesa al pluralismo di opinione in tv e una distorsione degli orientamenti d’acquisto di un mercato già molto difficile. Qui il grosso sbotta con partecipazione arrabbiata. Dunque il problema c’è. E la contrarietà a questo “andazzo” cresce.
FB – 24.4.2021
Stefano Rolando
Voglio esprimere il mio disappunto per un “andazzo” che ormai è costante.
Guardo, come sempre, le classifiche di vendita dei libri e, per quanto riguarda la saggistica, il fenomeno è ormai irriducibile. Per esempio ora i primi tre posti in classifica sono occupati dai saggi (o cosiddetti) di Michela Murgia, Alessandro Sallusti e Andrea Scanzi. Non ho niente contro di loro, il loro diritto di scrivere libri di commento o di intervista rispetto a temi di attualità. E arrivo ad immaginare anche che siano davvero interessanti. Il punto è che il meccanismo premiante è ormai sempre lo stesso. Stanno in classifica i libri per lo più di giornalisti invitati da altri giornalisti in tv o, comunque, scritti e promossi grazie a comparsate organizzate in tv (quindi per compensare il loro ripetitivo ruolo di discussant).
Quindi me la prendo soprattutto con il meccanismo di chiudere in un giro stretto queste comparsate che è dannoso per il pluralismo di opinione in tv e che produce poi una distorsione di mercato nella saggistica.
In cui “saggi” nel vero senso della parola, con valore aggiunto di ricerca, di analisi e di interpretazione, sono condannati in partenza. E persino libri di ricerca un po’ più corposa e acculturata scritti da giornalisti meno in video – penso al “Riveder le stelle” di Aldo Cazzullo – stanno in classifica ma ai piani bassi.
Insomma non agevolare uno dei segmenti ancora importanti del mercato della conoscenza (cara Lilli Gruber e cari altri) non è un aiuto alla cultura (e non mi basta neanche un filo la spiegazione che così si risparmia sui budget dei programmi, perché se siamo arrivati a questo, meglio fare agricoltura, non cultura).
Mariarosa Mancarella Bartoli
Sono pienamente d’accordo
Pat Lugo
A Stefano Rolando – La TV non è davvero centrale nel meccanismo che lei cita. La riprova è che Cazzullo è ‘ai piani bassi’ della classifica NONOSTANTE le sue frequenti incursioni in TV… Di Sallusti non so (nè voglio sapere), ma per Murgia e Scanzi (al netto della qualità – o meno – delle loro proposte editoriali), direi che sono piuttosto i SOCIAL MEDIA a contribuire fortemente alla loro ascesa in classifica. Detto questo, direi che un discorso (più ampio e articolato) su come migliorare l’offerta editoriale (non solo per la saggistica, naturalmente) è/sarebbe URGENTE e necessario.
Stefano Rolando
A Pat Lugo – Capisco il ruolo dei social. Se ne deve tener conto. Ma nel caso varrà x qualcuno (tipo Scansi) non credo per i lettori di altri (tipo Sallusti). Quanto a Cazzullo credo che sia ” vittima” di aver voluto salire un piano. Si perde un po’ di lettori qualunque e magari non prende abbastanza pubblico competente che quest’anno ha avuto fior di storici e dantisti in campo. Comunque grazie.
Germano Manco
Totalmente d’accordo. Caro Stefano tu parli dei saggi che io bazzico poco. Sui romanzi che bazzico di più è la stessa cosa dove insieme alle comparsate televisive conta solo la capacità politica e mercantile delle case editrici. Quindi non solo dalla cultura all’agricoltura ma anche dalla letteratura alla scocciatura. Ma è sempre stato così ormai non ci resta che rassegnarci quello che rimane odioso e che qualche ballerina diventata opinionista sic faccia la fortuna di scrittori che avrebbero potuto dare di più alla collettività come compilatori di bugiardini per case farmaceutiche.
Licia Conte
Mio caro, è l’effetto della Tv spazzatura. O si mette mano seriamente al sistema della comunicazione.
O questo sistema marcio e culturalmente debole che si è già mangiato la politica, ora mangia anche la cultura
Rosella Sansone
Analisi perfetta! Appiattimento verso il basso, ormai. Leggere “saggi” con tanto di ricerca annessa, dati e interpretazione è faticoso, magari anche noioso. Condivido!
Raffaele Barberio
Purtroppo manca un riferimento differente. Se lo fa la Rai perché non dovrebbero farlo le altre Tv?
Costanza Pera
Nei talk show sempre le stesse facce. Noioso e ormai insopportabile e del tutto incomprensibile. Non ne seguo più nessuno.
Bruno Marasa
Sottoscrivo, ma anche Aldo Cazzullo ha fatto il suo giro delle sette chiese
Carla de Bernardi
Caro Stefano quelli che lei nomina compaiono nei programmi cosiddetti talk show ogni settimana per mesi. L’ho scritto a un conduttrice amica che mostra le loro copertine a oltranza e mi ha risposto che decidono le case editrici. Ergo i giornalisti cosiddetti liberi in realtà ubbidiscono.
Federico Tantillo
Stefano di mestiere faccio (anche) l’editore. Piccolo, ma non l’ultimo. Ormai funziona così.
I meccanismi per i titoli di qualità sono cambiati. La libreria è solo una vetrina. I numeri non si fanno lì.
Roberto Marvasi
Caro Stefano, forse potrebbe esserci un nesso tra il diverso livello di fidelizzazione politica dei followers di alcune trasmissioni rispetto ad altre, ma non ho certezze in proposito. A presto
Silvana Cirillo
Cha altro aggiungere? Perfetta analisi; da anni lo penso e da anni scende il livello della cosiddetta saggistica: perlopiù cronaca (anche la politica ridotta a cronaca!) condita di opinione…Diverso lo studio, la ricerca, gli approfondimenti, le scoperte, i tagli nuovi, i nessi collegamenti richiami echi e suggestioni che articolano il SAGGIO canonico…E per giunta ogni trasmissione diventa pubblicità per i libri degli amici o di utili compagni di strada e magari di guadagni pure…
Eugenio Bernardi
Tristemente vero. Molte trasmissioni sono un contenitore per presentare libri di amici o colleghi, libri di cui l’umanità non sente poi questo gran bisogno, ma che fanno numero perché sono presentati in tv, spesso indipendente dalla loro qualità. E chi non ha amici o colleghi conduttori o si rifiuta coscientemente di cedere a questo meccanismo fatica dieci volte di più per promuoversi. È normale?
Edoardo Caprino
Analisi impeccabile
Jayme Fadda
Esatto.