Offrire l’oro alla Patria (rovesciando la medaglia di quasi un secolo fa)

Marcell Jacobs
Fiona May

A Fiona May, britannica di origine giamaicana, laureata in economia a Leeds, poi naturalizzata italiana, grande atleta, in esultanza per la vittoria di Marcell Jacobs nella gara simbolo di qualunque olimpiade, i cento metri, mai a portata degli italiani, spunta una lacrima alla parola “inno nazionale” che vedrà sul gradino più alto questo magnifico atleta di 26 anni, nato a El Paso in Texas, da un marine americano e da madre veneta, dunque anche lui italiano, italianissimo, nel senso esteso di questa nostra epoca, in una festa televisiva (nelle case di noi tutti) commentata da un altro grande sportivo, Julio Velasco, nato a La Plata, dunque argentino, poi naturalizzato italiano, uomo di metodo e regista di quella che è stata chiamata “una generazione di fenomeni”.

Questo frammento di pomeriggio televisivo non solo deve chiudere definitivamente ogni speculazione politica sul primatismo e sul razzismo. Ma deve farci rileggere il senso della parola “patria” nella sua forza di comunità allargata, con le sofferenze e le solidarietà che spesso questo allargamento comporta e che proprio per questo supera sempre per definizione i confini e abbraccia molto altro, rifiutandosi ormai di essere al servizio di chiusure, esclusioni, superiorità fittizie e identità di carta velina inventate dalla propaganda.

Post su FB 1.8.2021 – h. 18.30

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