Prossimità culturale. TED Circle Milano.

Intervento di Stefano Rolando (Università IULM, Milano) – 13.10.2021

Invitato a partecipare a un TED circle (quello di Milano), promosso da François de Brabant e moderato da Alberto Accettura dedicato alla prossimità culturale di Milano (con particolare attenzione ai quartieri del sud-ovest del città nell’area che va da Giambellino a Porta Genova e alla Barona) a cui hanno preso parte una quindicina di rappresentanti di esperienze istituzionali e professionali, sono intervenuto come direttore scientifico dell’Osservatorio sulla comunicazione pubblica, il public branding e la trasformazione digitale dell’Università IULM di Milano (collocata nel quartiere della Barona). Hanno anche preso parte rappresentanti di Around Richard, Accademia di Comunicazione, Accademia Kaverdash, Perimetro, Milano Space Makers. E ancora: Benedetta Marietti, direttrice del Festival della Mente, Santo Minniti, Presidente di zona 6, Nicolas Rodriguez, Direttore di Nexity Italia. La tavola rotonda si è svolta mercoledì 13.10.2021 dalle 11 alle 13 presso PHYD, Via Tortona 31. Questi gli spunti dei miei brevi interventi articolati in tre giri di tavolo.
Post Nexity_TED Circle
  1. Il Dizionario della Treccani propone in gerarchia i due prevalenti significati della parola “prossimità”. Quello di “minima distanza” e poi quello di “affinità”. Se noi aggiungiamo alla parola prossimità l’aggettivo culturale, ecco che allora la gerarchia si ribalta. Affinità diventa il significato primario e minima distanza quello secondario. Attraverso il tema immateriale della affinità l’aspetto spaziale assume minor rilievo perché contano le radici culturali, la rielaborazione, i valori connessi al contesto sociale e alle forme di integrazione presenti nel territorio.
  2. Nel recente bel libro di Cristina Tajani Città prossime[1], che racchiude un bilancio culturale di due esperienze di giunta municipale, dal 2011 al 2021, la commistione di quelle due parole (prossimità e culturale) è il filo rosso che lega tutta l’argomentazione, a partire dalla citazione di Edward Gleaser “Le città sono assenza di spazio fisico tra le persone e le imprese. Sono prossimità, densità, vicinanza. Ci consentono di lavorare e giocare insieme e il loro successo dipende dalle connessioni fisiche”.
  3. Questo tema è studiato da molteplici discipline. La sociologia analizza i processi di coesione. L’economia le dinamiche di scambio a valore aggiunto (produzione, mercato e consumi). L’urbanistica lavora sul continuo rammento di funzionalità del territorio. Eccetera. La neo-disciplina – derivata dalla Comunicazione pubblica per dare una cornice più analitica e valoriale al Marketing territoriale – che chiamiamo Public Branding opera sul carattere bicefalo (materialità e immaterialità) del patrimonio simbolico collettivo. 
  4. Il video che ha introdotto i nostri lavori – il contributo sociologico di Carlos Romero (Sorbona) – ha inquadrato un approccio di metodo per trasferire dal caos all’ordine (leggibilità e trasformabilità) l’attuale convulsione urbana. Permettetemi un prudente apprezzamento per uno schematismo pacificante – che fa parte delle fortune attuali della “cultura del bosco verticale” – che mette in sordina a volte la centralità del conflitto urbano (sociale, tecnologico, funzionale, eccetera) quando solo il governo partecipato di quel conflitto può assicurare evoluzione equa, con carattere redistributivo. Tuttavia Romero accenna a un tema importante e anche centrale della cultura del Public Branding: come una città risponde a un tua domanda. La citazione viene da Italo Calvino e dal suo immaginifico racconto nelle Città invisibili del dialogo tra Marco Polo e il Kublai Khan.
  5. Da questa soggettivizzazione della relazione culturale (cognitiva ed emotiva) di chiunque (residente, user, turista) con una città o un territorio, noi ricaviamo le tracce di un fenomeno complesso in cui conta la capacità di presidio dell’evoluzione identitaria storica e parimenti delle articolate narrative (a loro volta generate nella conflittualità) che accompagnano quell’evoluzione. 
  6. E ricaviamo anche la necessità – che Santo Minniti indicava nel suo intervento – cioè di dare strategicità all’ascolto collettivo della “domanda” (tra attese, sfiducia e speranze) di più ampie collettività.
  7. La “prossimità culturale” connessa a questa “scintilla” tra ogni singola persona e la semplificazione dell’immensa offerta di una città o un territorio è alla base di una relazione senza sosta tra locale e globale, ovvero tra prossimità e globalizzazione. Infatti da un lato si produce costante affinamento identitario all’interno (con tutte le scosse generate dai processi di ibridazione, di trasformazione, di rigenerazione in atto). Dall’altro lato il flusso delle narrative che agiscono verso l’esterno (a loro volta in termini non uniformi e globalmente a coincidere o al contrario a contrastare le sedimentazioni degli stereotipi) producendo reputazione, immagine, attrattività (e ben inteso anche repellenza).
  8. L’attrattività avvicina, i conflitti distanziano. Così che questo processo, fin qui tutto immaginifico e immateriale, torna alla fine ad incidere sui caratteri fisici (quelli indicati da Gleaser) e quindi con la spazialità. Riportando a unità il tema che in principio si è ritenuto opportuno indicare come alternativo.
  9. Il ruolo di un grande soggetto universitario nelle trasformazioni strutturali dei quartieri di recente insediamento (a Milano vale per Iulm alla Barona, come per Politecnico alla Bovisa, come per Bicocca nella vecchia area Pirelli) costituisce uno straordinario fattore di velocizzazione di questi processi, evidentemente basati su una nuova “industrializzazione” del rapporto tra prossimità e cultura,  anche in questo caso tesi a sviluppo e benessere ma anche a perdita di alcuni valori, a espulsione di alcuni ceti, a difficoltà di mantenere equilibri tra qualità sociale e salvaguardia di alcuni caratteri identitari.
  10. In questo ambito il monitoraggio più difficile è quello sulla qualità interpretativa delle “narrative” della trasformazione identitaria, che ha bisogno di una cultura critica dell’evoluzione stessa del sistema mediologico, soprattutto in un’età in cui la trasformazione digitale mette a disposizione straordinarie soluzioni e preoccupanti processi di falsificazione.

La conclusione operativa che può riguardare il percorso futuro di TED Circle Milano vede Osservatorio Public Branding dell’Università IULM a disposizione per mantenere attenzione viva al “cantiere” dei quartieri circostanti l’università stessa, attorno ai temi brevemente toccati dall’intervento.

E a farne motivo di condivisione e confronto anche nel quadro di iniziative che TED Circle Milano vorrà individuare.

In particolare l’attenzione allo strumento della fotografia come strumenti espressivo per affrontare i cambiamenti ambientali e sociali del territorio viene considerata esperienza che potrebbe consentire una certa serialità di eventi a costo contenuto e a impatto narrativo pubblico.

L’auspicio circa l’operatività plurale (a cui possiamo portare il nostro contributo) è semplice ma “programmatico”. Che le città prossime possano diventare le prossime città…..


[1] Già assessora allo sviluppo economico, alle attività produttive, al commercio, al design e alla moda del Comune di Milano.

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