L’ultima avventura dei Sette Savi di Fausto Melotti

Diego Davide Noja in dialogo transoceanico con Paolo Giacomoni

Dalla rete di corrispondenza tra gli ex allievi del Liceo Carducci di Milano (coordinata da Giovanni Scirocco)

Fausto Melotti – I Sette Savi (Sky arte)

11/1/21 1:59 AM

Diego Davide Noja wrote:

Cari Carducciani,

come avete potuto vedere dall’ampia copertura sulla stampa, giovedì è stata inaugurata la nuova collocazione dei Sette Savi. Marco Albanese, il Preside del Liceo Andrea Di Mario ed il sottoscritto eravamo presenti, invitati dagli organizzatori. Solo qualche riga di informazione e di commento. 

L’opera si trova presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, nel giardino del primo chiostro (le due immagini allegate sono cortesemente fornite dal Museo). I Savi sarebbero stati di pertinenza del Museo del Novecento, che tuttavia non ha gli spazi, in particolare spazi esterni, in grado di accoglierli. Un accordo tra i due Musei, il Comune e la Città Metropolitana ha consentito di concludere la vicenda con una collocazione pubblica di prestigio. 

Molti di noi e chi scrive in particolare hanno sempre ritenuto che la collocazione originaria, nel piccolo giardino antistante l’ingresso del nostro Liceo, fosse allora e sarebbe stata ancora la più originale e significativa. Un edificio scolastico, all’epoca lontano dal centro città, con le statue bene in vista sulla via e alla diretta e libera fruizione del cittadino di passaggio. 

Non mi dilungo qui a ricostruire la vicenda delle statue, in modi diversi sempre accidentata, ma da un certo momento in poi è stato chiaro che la ricollocazione dei Savi di Melotti al Liceo non veniva più considerata un’opzione realistica o interessante e che altre strade sarebbero state privilegiate. 

Peraltro negli articoli pubblicati a seguito dell’inaugurazione, si riconosce correttamente che l’Associazione ha il merito di aver posto il problema di dove fossero i Savi, ha contribuito a recuperarli, ed ha mantenuto vivo l’interesse sulla vicenda. Questa attività ha avuto il riconoscimento istituzionale dell’invito a partecipare con un membro da noi designato (la carducciana Anna Finocchi) ad una commissione promossa da Comune e Provincia sulla destinazione dei Savi. Era il 2014 e la commissione decise per Brera, ma poi di nuovo l’oblio coprì la vicenda per anni, fino alla sua attuale conclusione. 

Conclusione di cui penso dovremmo essere soddisfatti, o almeno lo siamo io e gli altri membri dell’Associazione che hanno seguito questo ultimo capitolo della storia dell’opera. Preso atto che al Liceo non sarebbero tornati, I Savi sono ora presso un’istituzione pubblica identitaria per la città e la collocazione è certamente di impatto e ben riuscita. Maggiori informazioni sui vari aspetti della storia dell’opera e sul suo nuovo allestimento li trovate nella documentazione preparata per l’occasione dal Museo della Scienza e della Tecnologia, sempre in allegato a questo messaggio. 

Con questo si mette una parola finale alla vicenda, e questo è anche un bene.

Un caro saluto

Diego

P.S. Dal momento che è tempo di pacificazione, aggiungo che anche Paolo Giacomoni troverà nel documento del Museo una pagina per lui cara; e con lui Telegrafo, Tappo, lo Smilzo, Vernice e Pennello, l’avanguardia notturna iconoclasta. Nulla di attendibile invece è stato possibile ricostruire dei più cruenti fatti dell’anno successivo e della rimozione delle quattro statue sopravvissute forse nel 1964.

1.11.2021

Caro Noja, Tempus fugit.

Con i miei ringraziamenti per la tua bella mail volevo fare, e solo con te, una considerazione esistenziale.

Quand’ero ragazzino, andavo in vacanza in Valtellina. A Sondrio c’è un monumento, eretto verso il 1850 a spese dei cittadini, per ringraziare l’Imperatore per aver ricostruito un quartiere della città danneggiato da una piena del Mallero. Un  giorno del 1955 mio papà mi raccontava che nel maggio del 1915 gli studenti liceali di Sondrio avevano lanciato calamai pieni di inchiostro contro quel monumento, per manifestare il loro favore all’intervento dell’Italia a fianco dell’Intesa. Erano passati quarant’anni, e mi parevano secoli.

Per quel che riguarda i Sette Savi del Carducci, invece,  al 1962 sono passati sessant’anni, e mi pare ieri.

Tempus fugit.

Che poi il titolo dato al mio articolo dall’ allora direttore del Mister Claudio Pagani mi abbia fatto capire (avevo quindici anni) che certi vandalismi contro simboli religiosi o civili (la trafugazione del Palladio, le erme di Alcibiade, l’incendio del Reichstag) erano stati perpetrati per provocare più vaste conseguenze, lo si può annoverare tra gli aspetti positivi di questa vicenda. Ti posso dire, per finire, che Lo Smilzo, Telegrafo e Pennello sono in buona salute, mentre ho perso le tracce di Tappo e di Vernice.

Un caro saluto

Paolo 

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