Iniziativa promossa dal Comitato scientifico della Associazione Comunicazione Pubblica e istituzionale al CNEL / Roma 15.12.2021 – Con 150 operatori professionali connessi in smartworking



Stefano Rolando “Comunicazione pubblica come teatro civile” , prefazione di Giuseppe De Rita. (Editoriale scientifica, novembre 2021).
Argomenti della relazione introduttiva
1. Fattori di complessità ma anche di declino della CP in Italia.
Legittimazione professionale e istituzionale ma anche fattori limitanti della legge 150
- La trasformazione tecnologica entra nella vita degli operatori pubblici, ma i modelli organizzativi rimangono per lo più prigionieri dell’espansione e della sovrapposizione imposte dalla comunicazione politica.
- Per questo si pone ora la priorità di una strategia sociale delle istituzioni, rispetto al rischio che il pur auspicato e auspicabile processo di piena digitalizzazione non riesca ad avanzare in condizioni di sostenibilità e di metabolizzazione di operatori e utenti.
- La fine del finanziamento dei partiti e’ stata il colpo di grazia che ha ampliato il trasferimento della comunicazione politica dentro le istituzioni e a spese delle istituzioni stesse.
- Manca sempre un vero coordinamento funzionale (centrale e centro-territoriale) e anche i rapporti con l’EU per l’Italia su questa materia sono flebili.
- La crisi applicativa della legge non è avvenuta tanto perché era desueta. E’ avvenuta perché, senza che l’apparato della PA (soprattutto i dirigenti) sparasse un solo colpo, il quadro istituzionale ha ceduto all’appropriazione indebita. Dopo essere stata anche imposta la “giornalistizzazione” prevalente delle funzioni di comunicazione istituzionale.
- La pandemia ha divaricato ulteriormente le cose. Sparita dai radar la funzione della statistica istituzionale (senza dare un presidio trasparente e visibile alla discussione sui dati). Lasciando uno spazio enorme al trattamento mediatico, senza ambiti di riequilibrio. Non agendo per una mediazione “intelligente” nel quadro della super-rappresentazione della comunità scientifica e della comunità economica. Non fornendo ad apparati essenziali della “spiegazione pubblica” (tra cui il sistema educativo pubblico) le basi adeguate per una strategia di accompagnamento informativo.
2. Con il Governo Draghi si sono rivelati i punti più critici di questo declino, si e’ raddrizzato il clima generale ma non vi sono state ancora iniziative coerenti nell’orientare il processo strategico.
- Caso Morisi / Caso Casalino , sono stati iceberg di molti altri casi di esproprio ovvero di deformazione delle funzioni della comunicazione istituzionale nella PA centrale e territoriale
- Crisi delle funzioni istituzionali. E’ saltato il quadro impostato dalla normativa vigente con il mescolamento di responsabilità con l’area politica populista. Così che il Governo di emergenza si è trovato di fronte non solo temi gravi di natura sanitaria e di natura economico-sociale ma anche problemi di disfunzionalita’ comunicativa.
- L’appello all’ Esprit republicain che il libro esprime finora ha riconosciuto il merito di creare un clima di maggiore sobrietà e maggiore serietà informativa. Ma non ha ancora visto sperimentare una vera e propria correzione strutturale del sistema.
3. Come avanza e come si sviluppa il quadro europeo della materia?
- La CP si scompone ufficialmente, in molti paesi, in modo più consolidato in molteplici branchie operative settoriali.
- La transizione tecnologica si rafforza come strumento trasversale (non come fine).
- Bilancio abbastanza critico finora delle applicazioni sui social media.
- Pur essendo ancora debole l’approccio sociale della comunicazione pubblica in Europa, vi sono tracce di miglioramento che le situazioni di crisi ( migrazioni comprese) hanno posto in essere.
- In ogni caso la pandemia ha aperto in sede professionale europea un’intensificazione di dibattito in ordine a questo approccio che in Italia non ha ancora chiara configurazione.
- Nell’area soprattutto del nord Europa c’è un’ evoluzione concreta del contrasto alla manipolazione e alla deformazione dell’informazione ( che ha compreso anche i processi di infodemia presenti nella crisi sanitaria).
4. Elementi che hanno portato a focalizzare l’ esigenza di rilanciare in Italia un dibattito pubblico critico sulla perdita di strategicita’ della comunicazione istituzionale.
- Qualche spreco di energie appare ora attorno al tema della riforma. il pro o contro la legge 150 non appare come il problema centrale, che dovrebbe essere piuttosto quello delle finalità sociali complessive della materia da riattivare con urgenza con provvedimenti di indirizzo.
- La pandemia , come detto, focalizza il grave tema dell’analfabetismo funzionale. Ma anche il tema dell’esercizio socialmente equilibrato della comunicazione scientifica. E anche il tema della regolamentazione dei ruoli comunicativi inter-istituzionali.
- Il nostro osservatorio universitario ha sviluppato un monitoraggio quotidiano sul rapporto “pandemia/ comunicazione” producendo testi di sintesi nel 2020 e nel 2021. E anche webseminar e confronti piuttosto disertati dagli operatori. Questa criticità nazionale e’ più volte emersa nelle analisi.
- Tutto ciò ha portato ad Intensificare la scrittura sulla necessità di riforma della CP. Conducendo, dopo l’estate di questo anno, alla raccolta dei contributi del 2021 e mettendo in appendice gli antefatti 2019-2020.
5. Su questi argomenti e con questo schema nasce il libro che ha come tema centrale una rigenerata idea della comunicazione pubblica come gestione coordinata della spiegazione istituzionale e come accompagnamento sociale soprattutto con attenzione agli ambiti di disuguaglianza del Paese.
- La ripresa di dialogo con il Censis sulla materia (cioè sulla analisi dell’orientamento della domanda sociale) è stata importante in questa fase, come lo era stata 30 anni prima nell’avviamento del processo di costituzione di base della comunicazione pubblica in Italia.
- L’apporto dell’interlocuzione con l’Europa (quadro CdV e quadro euro-mediterraneo in Euromed) è stato importante per confrontare situazioni di sviluppo disciplinare e professionale ( di cui nel libro si da’ conto).
- Esplicito anche un pensiero alla riforma della Rai / sia in senso della multimedialità competitiva / sia nel senso della concessione delle funzioni di s.p. (purtroppo appare da tempo al riguardo una assenza di domanda da parte del governo).
- Necessità dunque della ripresa di analisi del processo di riforma tenendo conto di molte istanze.
- Necessità altresì di un profondo adeguamento dei percorsi formativi alla luce della complessiva meditazione progettuale post-pandemica.
6. Le legge 150
- E’ partito – anzi è avanzato – il confronto, anche conflittuale, tra chi sostiene ancora la validità della legge e chi la vuole sostituire con una nuova legge fondata sulla rivoluzione digitale (tema naturalmente di rilievo).
- Non ho ritenuto di centrare tanto qui la mia riflessione, cercando piuttosto di cogliere argomenti utili a tutti sulla strategicita’ della comunicazione istituzionale e su come rigenerare un più generale dibattito che riguarda i crateri che si vanno mostrando nelle crisi in atto.
- Le riforme sono un processo lungo e passano attraverso la chiarezza della volontà politica dei decisori. Questa e’ una precondizione di analisi oggi, che senza alcuni chiari orientamenti muoverebbe la discussione pericolosamente al buio.
- Bisogna analizzare la sostanza evolutiva del sistema politico-istituzionale rispetto alla domanda effettiva che esso esprime circa la comunicazione, raccordandolo il più possibile all’evoluzione della vicenda europea.
- Insomma oggi si tratta di capire se, sulla materia delle libertà e della democrazia, nonché sul rapporto con le disuguaglianze e i ritardi della società, la comunicazione istituzionale e sociale servirebbe a qualcosa. Perché oggi – per tutti i punti messi in rilievo e attorno a cui questo libro cerca di fare sintesi – l’impressione prevalente ( che non esclude ambiti virtuosi all’opera) e’ che essa sia per lo più al servizio di processi autocentrati.
Punti toccati nella breve replica finale
- D’accordo con De Rita nel non vagheggiare una nuova “cabina di regia” che tenderebbe a verticalizzare nuovamente il sistema. Mi sta bene una prospettiva molecolare e interattiva. Ma l’alimentazione costante di questa rete che scambia e integra servizi al cittadino deve essere pensata come un moderno piano di governo, non fondarsi sulla casualità.
- Ringrazio Stefano Sepe per avere colto che non si può sempre lavorare (lodare/criticare) l’offerta. E’ necessario anche ragionare sulla domanda. Se metà della domanda induce a volare bassi, l’altra metà chiede qualità, profondità, modernità. Il rischio è che – essendo tutti elettori – i governi tendano a generalizzare una risposta intermedia. Anzichè diversificare (con più complesso lavoro) le offerte.
- Franca Faccioli riscontra – come me – una situazione in declino. Dobbiamo riprendere una rete attiva di analisi inter-universitaria e fare “terza missione”, cioè proposte correttive.
- Eugenio Iorio è scettico sulle possibilità di un vero processo di riforma. Capisco. Ma la cosa che mi sembra chiara è che la visione che si tenta qui di abbozzare non si risolve con una legge o nuova legge in mano alla Funzione Pubblica. Il problema non è di “dare una regolata” alla P.A., ma di concepire un piano di alleanze e di sussidiarietà di sistema.
- Infine la proposta del sen. Monti circa il controllo “istituzionale” dell’informazione durante la pandemia. No, per varie ragioni. Ma sì a mettere in campo contenuti e modalità di riequilibro soprattutto svolgendo funzioni impraticabili per i media.
Ho letto, ho apprezzato e trovato necessario affrontare questi argomenti di vitale importanza. Stimo molto lo sforzo enorme fatto.
Grazie.