A Roma il 75° anniversario della fondazione del Partito d’Azione

Questo documento non è parte della memoria del sito perchè esso è stato avviato alla fine del 2017. Ritrovato oggi, 4 giugno 2022, nell’ottantesimo anniversario, grazie alla memoria che FB fa spontaneamente, viene qui collocato nelle categorie “Partitodiazione” e “Post Azionismo”

Il comunicato

Il 4 giugno 2017 è il 75° anniversario della fondazione del Partito d’Azione, avvenuta clandestinamente il 4 giugno 1942 presso lo studio dell’avv. Federico Comandini in cui erano presenti, oltre a quest’ultimo, Vittorio Albasini, Piero Calamandrei, Alberto Damiani, Ugo La Malfa, Franco Mercurelli, Mario Vinciguerra, Edoardo Volterra. Sono passati tre quarti di secolo da quei giorni che vedevano l’Italia fascista impegnata in una guerra la quale, solo un anno dopo, avrebbe visto l’armistizio dell’8 Settembre, la caduta di Mussolini, la Repubblica di Salò e l’occupazione nazi-fascista dell’Italia. Il movimento politico di Giustizia e Libertà, fondato nel 1929 a Parigi, influenzato dalle idee di Gobetti, organizzato da numerosi esuli italiani, in primis da Carlo e Nello Rosselli, ispirò le formazioni partigiane Giustizia e Libertà, che arrivarono a rappresentare il 20% dei combattenti effettivi. Durante la guerra partigiana, il Partito d’Azione rappresentò per larga parte l’organizzazione politica di riferimento delle formazioni di GL; lottava per un cambiamento radicale della società italiana, rompendo con intransigenza non solo con il fascismo ma anche con l’Italia monarchica, per una società laica e secolarizzata, democratica, progressista e pluralista. Al Partito d’Azione aderirono, tra gli altri, Riccardo Bauer, Norberto Bobbio, Carlo Casalegno, Carlo Azeglio Ciampi, Alberto Cianca, Tristano Codignola, Francesco De Martino, Alessandro Galante Garrone, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, Eugenio Montale, Ferruccio Parri, Oronzo Reale, Ernesto Rossi, Sergio Siglienti, Altiero Spinelli, Bruno Visentini.

Per questa ricorrenza una lapide è stata scoperta al n. 6 di Via Luigi Canina a Roma. Sono seguiti interventi di rappresentanti di Fondazioni e Associazioni: Enzo Marzo (Direttore di “Critica Liberale”), Italo Pattarini (Presidente Circoli “Giustizia e Libertà” di Roma e Lazio), Stefano Rolando (Presidente Fondazione “Francesco Saverio Nitti”), Vincenzo Zeno-Zencovich (Presidente Fondazione “Piero Calamandrei”); e di alcuni discendenti di eminenti dirigenti del PdA: Patrizia Nitti Cianca (nipote di Alberto Cianca, che fu ministro per la Consulta), Ferruccio Parri (nipote dell’omonimo presidente del Consiglio dei Ministri) e Vincenzo Visco Comandini (nipote del promotore del gruppo costitutivo). Giovanni Vetritto (esponente di “Critica liberale”) ha letto il seguente messaggio di Giorgio La Malfa (figlio di Ugo La Malfa, tra i firmatari del gruppo costitutivo): “Caro Vetritto, ho ricevuto ora la tua comunicazione sulla manifestazione di domenica. Ti confermo che la precedente non mi era arrivata, perché ricorderei di avere visto il bellissimo simbolo del partito d’Azione. Temo di non poterci essere, perché fuori Roma, ma se riesco a rientrare in tempo ci sarò. Ti prego di portare comunque la mia piena adesione all’iniziativa. Forse di fronte alla devastazione politica subito dall’Italia in questi anni, si dovrebbe ricostituire il partito d’Azione. Ovviamente spetta a una generazione di persone giovani, ma non mancherebbe certo il sostegno di tanti di noi. Molto cordialmente. Giorgio La Malfa”.

75° costituzione del PdA – Intervento di Stefano Rolando

(Presidente della Fondazione Francesco Saverio Nitti)

Siamo qui – malgrado il sole cocente e lo sferragliare dei tram romani – con evidente comune emozione. 75 anni sono più o meno la vita di un essere umano. Un arco di tempo che contiene tre generazioni. Dunque un arco storico in cui si passano molte consegne, si tramandano un certo numero di valori, si consegnano carte.

La costituzione del Partito d’Azione fu un punto di congiunzione tra la storia dell’antifascismo militante e militare di Giustizia e Libertà e l’imminenza della rigenerazione della classe dirigente italiana (come comincerà ad avvenire dopo il 25 luglio del ’43).

Dunque azione e rigenerazione. Tra i misteri-non misteri dell’Italia del ‘900 resta quello dalla precoce dissoluzione del PdA solo cinque anni dopo. Quando, come ha spiegato poco fa Enzo Marzo, una maggioranza che non si reputava maggioranza mise fine ad una storia per entrare, con molte influenze, in altre storie: certamente quelle dei socialisti e dei repubblicani, ma anche quella di altre formazioni (liberali, socialdemocratici, radicali, persino ambiti cristiani e comunisti).

Ringrazio di cuore gli organizzatori che hanno reso possibile il recupero per tutti noi, al tempo stesso semplice e solenne, di questa data. Le mie parole si limitano al saluto che desidero portare da parte della Fondazione Francesco Saverio Nitti, che presiedo.

Nitti, come si sa, non fu parte dell’azionismo. Ma la “matrice nittiana” è una espressione riconosciuta dagli storici come tratto essenziale della formazione culturale di una parte molto significativa di quel gruppo di grandi italiani che hanno contribuito a liberare, ricostruire e costituzionalizzare l’Italia. Cinque anni possono essere niente nel corso di un secolo e della storia. Ma il loro peso dipende ovviamente da quello che sta dentro questo intenso breve periodo. In quel periodo l’azionismo commistionava culture liberalsocialiste e liberaldemocratiche; proponeva con urgenza il tema della modernizzazione dello Stato; assumeva il tema di un nuovo e diverso meridionalismo; lanciava il tema dell’Europa che la sinistra di origine marxista comprese con grande ritardo; esprimeva il tema dell’antifascismo “analitico”, cioè capace di non mettere confini solo ideologici tra profili e storie e destinata ad una politica delle competenze non solo della agitazione.

Voglio qui anche ricordare che un altro Nitti – Francesco Fausto – era al confino di Lipari con Carlo Rosselli ed Emilio Lussu, fondando con loro e con Alberto Tarchiani nel 1929 Giustizia e Libertà. E con Tarchiani sarebbe poi stato in America Alberto Cianca, consuocero di Nitti e parte della rete antifascista italiana attorno a casa Nitti a Parigi, per perorare la causa dell’antifascismo presso il governo americano e poi per sostenere l’avviamento del Piano Marshall. Per queste ragioni Cianca non era nel gruppo della prima ora qui a via Canina ma fu nella rappresentanza azionista alla Consulta, anzi fu ministro per la Consulta nel governo del tempo.

Queste storie, come detto, raccordano almeno tre generazioni. Ormai anche più. Chi vi parla a 19 anni, nel 1967, nel Partito Repubblicano di Ugo La Malfa era segretario dei giovani repubblicani milanesi e molti di quei ragazzi si chiamavano e si consideravano “post-azionisti” Lo dico non per questo piccolissimo aneddoto in sé, ma per aleggiare il pensiero di tanti (abbiamo sentito poco fa il messaggio dello stesso Giorgio La Malfa) attorno a molte e diverse esperienze che nel corso degli anni hanno pensato che prima o poi si sarebbe potuta riprendere la pagina non ancora scritta di quella storia interrotta. Naturalmente non è questo l’argomento di questa giornata simbolica. Oggi gli occhi sono quelli della memoria che tuttavia – come deve fare la memoria – vigila sul futuro.

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