COMPRENDRE LA GOUVERNANCE DES RECITS MIGRATOIRES DANS LA REGION EUROMED

CONFERENCE EUROMEDITERRANEENNE CONSACREE AUX RECITS SUR LES MIGRATION

RABAT, ROYAUME DU MAROC – 10.11 NOVEMBRE 2022


The Hassan Hotel! Rabat – 10.11.22 h. 9.30


INSITUTIONELLES ET DECLARATIONS PRELIMINAIRES

STEFANO ROLANDO

PRESIDENTE DEL “CLUB DE VENISE”

Testo integrale dell’intervento in lingua italiana e in lingua francese

Autorità, rappresentanti delle istituzioni, illustri Amici e Colleghi,

a nome della rete europea del Club di Venezia, sono lieto e onorato di portare a questa Conferenza il saluto e l’apprezzamento di molti operatori ed esperti europei di comunicazione pubblica e istituzionale al Governo del Regno del Marocco, unitamente allo sperimentato presidio dell’ICMPD sulla materia migratoria. Con la sua avanzata analisi storica, sociale, economica e statistica, in ordine a cui il partenariato che da alcuni anni abbiamo sviluppato nel segmento strategico dei processi comunicativi e relazionali, ha dato frutti importanti e continua ad alimentare occasioni di ampliamento cognitivo e professionale.

È un momento straordinario per fare un po’ di revisione degli strumenti interpretativi di un processo di lontane radici e lunghe prospettive come è quello delle migrazioni.

Revisione alla luce di molti aspetti che fanno parte delle transizioni di questa fase storica:

  • come sempre, la transizione demografica;
  • poi, come ben sappiamo in relazione alla grave e ancora non risolta guerra in Ucraina, nel cuore dell’Europa ma con implicazioni planetarie, la dinamica in movimento della geopolitica che ha da sempre nel Mediterraneo uno dei suoi punti focali e cruciali;
  • come è naturale, dopo che la pandemia ha creato condizioni pur dolorose di avvicinamento di tutti i paesi del mondo, ma ha anche accelerato pratiche di collaborazione scientifica e tecnologica, si sono formati nuovi paradigmi che regolano oggi la mobilità e nuovi paradigmi regolano oggi la transizione digitale;
  • la quarta transizione che entra ormai in agenda rispetto ad ogni utilizzo delle risorse e ogni pianificazione produttiva è quella ambientale, cioè la relazione tra la trasformazione climatica e le dinamiche energetiche; per dirla in pochissime parole la gerarchia dei sistemi nazionali sta cambiando in relazione alla possibilità di ruolo in questo quadro e al mutamento di ruolo determinato in questo quadro (le migrazioni essendo un correlato evidente di entrambe queste due derivate).

Presiedo una rete di professionisti della comunicazione, fondata appunto a Venezia nel 1986, che ha al tavolo i rappresentanti nazionali ma anche delle istituzioni dell’Unione europee e anche università, agenzie di analisi e di studio, esperti tecnologici e sociali.

Diciamo che esiste una quinta grande transizione che entra in partita al momento di stendere in programmi di conferenze come quella che si svolge oggi qui a Rabat, nel quadro di una magnifica accoglienza da parte degli organizzatori e nel quadro di una consapevole criticità del momento storico che viviamo, come il documento di attivazione della conferenza ha voluto rappresentare. Si tratta della vera e propria continuazione della rivoluzione dei processi comunicativi globali.

  • Essa profila mutamenti dei centri di potere, delle tecnologie dominanti, del rapporto tra trattamento delle notizie e grandi differenze generazionali nella fruizione. Metà di questa conferenza di oggi è dedicata ai processi di professionalizzazione e modernizzazione del presidio dei mezzi e degli operatori dell’informazione e della comunicazione nel costruire una percezione corretta, veritiera, pedagogica della vicenda migratoria. Sapendo tutti noi che è possibile anche costruire una percezione scorretta, fondata su falsificazione e senza alcuna pedagogia perché vi è piuttosto copertura di interessi ovvero sfruttamento finalizzato ad organizzare consenso.

Per quanto riguarda l’ampio perimetro della relazione tra comunicazioni e migrazioni bisogna tener conto ormai di almeno sei famiglie professionali:

  • (spiegazione delle regole e delle policies)
  • (relazione con i target coinvolti)
  • (gestione e interpretazione dei fatti e delle notizie)
  • (gestione dei dati e interpretazione dei processi)
  • (in particolare nel trattamento dei socialmedia)
  • (per il trattamento della relazione tra cittadini, consumi e mercato del lavoro).

Quando si discute senza tener conto di come si incrociano le transizioni prima accennate con l’articolazione di questo quadro professionale, si rischia un po’. Si rischia un po’ di retorica, di superficialità, di riciclo di luoghi comuni.

Ma non per caso la conferenza ha richiamato qui i figli di una storia di millenarie civiltà, che sono gli eredi di una cultura euromediterranea che ha generato alcuni pilastri della conoscenza in epoche in cui la vita era molto corta, la povertà era molto vasta, la tecnologia era molto limitata, il sapere era molto elitario.

L’evoluzione del mondo ha creato molte ferite in questo meraviglioso angolo della Terra. Ma ci ha anche resi fieri di radici che proprio le nuove disuguaglianze, le nuove difficoltà umane, le nuove catastrofi umanitarie chiedono di essere richiamate, ricordate, tenute presenti.

Siamo in un Paese che vanta dieci siti patrimonio mondiale dell’umanità. In cui recenti rinvenimenti hanno permesso di spostare a 300 mila anni fa la datazione originaria dell’Homo sapiens.

Siamo in un Paese che, come il mio, ha conosciuto l’incrocio di quasi tutti i popoli antichi di questo grande mare interno come non casualmente i romani chiamavano il Mediterraneo.

Questi sono i fattori che dovrebbero assicurare l’autorevolezza di un Paese, molto più del suo PIL.

E siamo anche in un Paese che ha triplicato nell’ultimo mezzo secolo la sua popolazione creando una nuova base sociale per il terzo millennio. Siamo popoli antichi e nuovi tutti sulle sponde del Mediterraneo e non ci dovrebbe spaventare l’impegno di far fronte a cinque complesse transizioni, perché tutta la storia di questi nostri paesi è passata da sempre da una transizione all’altra.

Le migrazioni pongono oggi il problema di vedere tutti con gli stessi occhi, con gli stessi numeri, con  la stessa percezione del destino delle persone (uomini, donne, bambini, anziani) dal luogo di partenza al luogo di arrivo, vicende che riguardano 200, 300, 400 milioni di persone in mobilità all’anno nel mondo.

Sono le storie che raccontava anche la Bibbia antica. Sono le storie che hanno formato qui le grandi marinerie antiche. Sono le storie da cui parte dal nostro vecchio mondo la scoperta del nuovo mondo, nel rispetto – si intende – delle civiltà asiatiche antiche che datano un paio di migliaia di anni prima di noi.

Ma c’è un però. Questa convergenza cognitiva – che è il focus per definizione del sistema comunicativo – è ostacolata da interessi politici, economici, etnici, culturali.

E in incontri come questo ci dobbiamo domandare: a cosa serve studiare, capire, lavorare sulla diaspora cognitiva applicata alla diaspora migratoria? Serve a ridurre la quantità puramente percettiva in un equilibrio necessario con i fondamenti razionali di politiche praticabili.

Quando si parla oggi di “ rappresentazione” dei processi migratori dobbiamo avere chiara l’ evoluzione dei conflitti esistenti proprio nello specifico narrativo.

Se nel mio paese – prendo quello, ma potrei parlare di altri paesi in Europa – la pura percezione mette in circolazione il dato della “invasione” quando si parla di migranti, abbiamo il dovere di prendere in consegna il dato (statistiche UE 2021) del 4,3% di immigrati sulla popolazione residente europea e farne un paradigma della conoscenza pubblica. Lavorando però professionalmente su questa contraddizione.

È solo uno dei cento esempi che si collocano nell’età in cui la digitalizzazione ha moltiplicato per dieci le possibilità cognitive. Ma, come ci ha spiegato uno studio di Oxford, ha anche moltiplicato per dieci, nelle nuove generazioni, la difficoltà di distinguere il vero dal falso.

Lo stesso approccio riguarda il rapporto tra informazione e politica in materia migratoria – che è lo specifico della professione dei “comunicatori pubblici”.

In una indagine recente sugli operatori della filiera istituzionale che lavora sulle migrazioni, la mia Università ha accertato che la domanda di cambiamento maggiormente diffusa è di arrivare insieme (cioè sistema euromediterraneo, ma in partenza ottenendo una condivisione interna all’Unione Europea in cui questa condivisione oggi non c’è) alla definizione di regole per i migranti cosiddetti economici (essendoci invece regole credo chiare per i richiedenti asilo) così da creare in questo campo di naturale planetaria mobilità comportamenti, vincoli e iter il più possibile convergenti. Soprattutto sottraendo sempre più la materia da trattamenti illegali, clandestini, criminali. I fatti di queste ore dimostrano l’urgenza del tema.

Non entro nel merito delle sedute delle nostre due giornate, perché non sono abituato a rubare il mestiere ai moderatori. Ringrazio chi le ha progettate, chi le ha promosse, chi vi partecipa, chi gestirà il “follow up”, i traduttori che aiutano la comprensione e tutti gli addetti che ci facilitano le cose.

Rabat – veduta della città

Il teatro di Rabat

2.me CONFERENCE EUROMEDITERRANEENNE CONSACREE AUX RECITS SUR LES MIGRATIONS

COMPRENDRE LA GOUVERNANCE DES RECITS MIGRATOIRES DANS LA REGION EUROMED.

RABAT, ROYAUME DU MAROC – 10.11 NOVEMBRE 2022

ACCUEIL INSTITUTIONELLES ET DÉCLARATIONS PRÉLIMINAIRES

STEFANO ROLANDO

PRÉSIDENT DU “CLUB DE VENISE”

Autorités, représentants institutionnels, distingués amis et collègues,

au nom du réseau européen du Club de Venise, j’ai le plaisir et l’honneur d’apporter à cette Conférence  l’appréciation de nombreux opérateurs et experts européens en communication publique et institutionnelle au Gouvernement du Royaume du Maroc.

Ainsi que faire l’éloge de l’expérience de l’approche de l’ICMPD sur les questions migratoires. Grâce au travail de cette dinamique agence d’analyse sociale, économique et statistique, le partenariat que nous avons développé dans le domaine de la communication a donné des résultats importants et continue d’alimenter des opportunités d’ améliorations cognitives et professionnelles.

C’est un moment extraordinaire pour réviser les outils d’interprétation d’un processus aux racines lointaines et aux perspectives aussi lointaines comme celui de la migration.

J’ai dit “reviser” pas abstraitement. Mais en référence à des secteurs qui demandent de nouvelles approches et de nouvelles solutions.

Secteurs qui font partie des plusieures transitions de cette phase historique.

  1. Comme toujours, la transition démographique.
  2. Puis, on le sait bien à propos de la guerre grave d’Ukraine, au cœur de l’Europe mais aux implications planétaires, la dynamique géopolitique est en transition, avec toujours un de ses points focaux et cruciaux dans la  Méditerranée.
  3. La pandémie a créé des conditions douloureuses pour le rapprochement de tous les pays du monde, mais aussi des pratiques accélérées de collaboration scientifique et technologique. Nouveaux paradigmes se sont formés qui réglent aujourd’hui la mobilité et de nouveaux paradigmes réglent aujourd’hui la transition numérique.
  4. La quatrième transition qui s’inscrit désormais à l’ordre du jour de tout usage des ressources et de toute planification de la production est celle de l’environnement, c’est-à-dire la relation entre changement climatique et dynamique énergétique. La hiérarchie des systèmes nationaux évolue en fonction de la possibilité d’un rôle dans ce cadre et du changement de rôle déterminé dans ce cadre (la migration étant une corrélation évidente de ces deux dérivés).

Je préside un réseau de professionnels de la communication, fondé à Venise en 1986, qui réunit les représentants nationaux ainsi que des représentants des institutions de l’Union européenne mais aussi des universités, des agences d’analyse et d’étude, des experts technologiques et sociaux.

Disons qu’il y a une cinquième grande transition qui entre en jeu lorsqu’il s’agit de dérouler des programmes de conférences comme celle qui se déroule aujourd’hui ici à Rabat. Dans le cadre d’une criticité consciente du moment historique que nous vivons. Comment il a voulu représenter le document d’activation de la conférence.

C’est la véritable continuation de la révolution des processus de communication globale.

  • Elle dessine l’évolution des centres de pouvoir, des technologies dominantes, du rapport entre le traitement de l’information et les grandes différences générationnelles d’usage.

La moitié de notre conférence sera consacrée à la  professionnalisation et la modernisation de l’encadrement des médias et des opérateurs de l’information et de la communication dans la construction d’une perception correcte, véridique et pédagogique de l’histoire migratoire.

Sachant tous qu’il est aussi possible de construire une perception erronée, basée sur la falsification et sans aucune pédagogie car il s’agit plutôt d’une couverture d’intérêts ou d’une exploitation visant à organiser le consensus.

Au regard du large périmètre de la relation entre communications et migration, au moins six familles professionnelles doivent désormais être prises en compte :

  • Les communicateurs institutionnels (explication des règles et des politiques).
  • Les communicateurs sociaux (relation avec les sujets impliquées)
  • Les journalistes (gestion et interprétation des faits et des nouvelles)
  • Les communicateurs socio-statistiques (gestion des données et interprétation des processus)
  • Les médiateurs numériques (notamment dans le traitement des réseaux sociaux)
  • Les communicateurs d’entreprise (pour le traitement de la relation entre les citoyens, la consommation et le marché du travail).

Quand on discute sans prendre en compte comment les transitions évoquées se croisent avec l’articulation de ce cadre professionnel, on prend un peu de risque. Un risque de rhétorique, de superficialité, de recyclage de clichés.

Mais ce n’est pas par hasard que la conférence réunit ici les enfants d’une histoire des civilisations millénaires, qui sont les héritiers d’une culture euro-méditerranéenne qui a généré quelques piliers de connaissance à une époque où la vie était très courte, la pauvreté était très vaste, la technologie était très limitée, la connaissance était très élitiste.

L’évolution du monde a créé de nombreuses blessures dans ce merveilleux coin de la Terre.

Mais elle nous a aussi rendus fiers des racines que précisément les nouvelles inégalités, les nouvelles difficultés humaines, les nouvelles catastrophes humanitaires exigent d’être rappelées, remémorées, gardées à l’esprit.

Nous sommes dans un pays, le Maroc,  qui compte dix sites du patrimoine mondial. Dans lequel des découvertes récentes ont permis de déplacer la datation originelle d’Homo sapiens à 300 000 ans.

Nous sommes dans un pays qui, comme le mien, a connu le carrefour de presque tous les anciens peuples de cette grande mer intérieure car ce n’est pas par hasard que les Romains ont appelé ainsi la Méditerranée.

Ce sont ces facteurs qui doivent assurer l’autorité d’un pays, bien plus que son PIB.

Et nous sommes aussi dans un pays, le Maroc,  qui a triplé sa population au cours du dernier demi-siècle, créant une nouvelle base sociale pour le troisième millénaire.

Nous sommes des peuples anciens et nouveaux tous sur les rives de la Méditerranée et nous ne devons pas avoir peur de l’engagement à faire face à cinq transitions complexes, car toute l’histoire de ces pays est toujours passée d’une transition à l’autre.

Les migrations posent aujourd’hui le problème de voir tout le monde avec les mêmes yeux, avec les mêmes chiffres, avec la même perception du destin des personnes (hommes, femmes, enfants, personnes âgées) du lieu de départ au lieu d’arrivée, des événements qui concernent 200, 300, 400 millions de personnes en déplacement par an dans le monde.

Ce sont les histoires que l’ancienne Bible a également racontées. Ce sont les histoires qui ont formé la grande marine antique ici. Ce sont les histoires à partir desquelles la découverte du nouveau monde commence à partir de notre ancien monde, en respectant – bien sûr – les anciennes civilisations asiatiques qui remontent à quelques milliers d’années avant nous.

Cependant il y a un “mais”. Cette convergence cognitive – qui est au centre par définition du système de la communication – est entravée par des intérêts politiques, économiques, ethniques et culturels.

Et dans des rencontres comme celle-ci, il faut se demander : à quoi sert d’étudier, de comprendre, de travailler sur la fragmentation cognitive appliquée à la fragmentation migratoire ?

Elle sert à réduire la quantité purement perceptive à un équilibre nécessaire avec les fondements rationnels de politiques viables. Aujourd’hui, la discussion sur les “recits” sur la migration nous oblige a’ voir serieusement l’evolution des conflicts narratif.

Si dans mon pays –  je pourrais parler d’autres pays d’Europe – la pure perception fait circuler les données de “l’invasion” en matière de migrants, nous avons le devoir de nous approprier les données (statistiques UE 2021) des 4,3 % d’immigrés sur la population résidente européenne et en faire un paradigme de notoriété publique.

En même temps, il faut travailler professionnellement sur cette contradiction.

Ce n’est qu’un des cent exemples que l’on place à l’époque où la numérisation a multiplié dix fois les possibilités cognitives. Mais, comme nous l’expliquait une étude d’Oxford, elle a aussi décuplé, dans les nouvelles générations, la difficulté de distinguer le vrai du faux.

La même approche concerne la relation entre l’information et la politique migratoire – qui est propre au métier de « communicants publics ».

La définition de nouvelles règles réelles pour les migrants dits économiques doit donc être un objectif raisonnable sur lequel les médias et la représentation des intérêts collectifs doivent également jouer leur rôle.

Je ne rentrerai pas dans le fond des sessions spécifiques de nos deux jours, car je n’ai pas l’habitude de voler le travail aux modérateurs.

Je remercie ceux qui les ont conçus, ceux qui les ont promus, ceux qui y participent, ceux qui vont gérer le “suivi”, les traducteurs qui aident à la compréhension et tous les opérateurs qui nous facilitent la tâche.

Merci.

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