Podcast n. 20 – Il Mondo Nuovo – Lettera da Venezia – Comunicazione e guerra russo-ucraìna.


Rubrica “Il biglietto da visita“, sul magazine online Il Mondo Nuovo, lunedì 28 novembre 2022

Versione audio :

A margine di una conferenza europea sulla materia, alcune riflessioni sul dibattito tra gli operatori professionali, con l’opinione in diretta dell’amb. Marco Peronaci (rappresentante diplomatico italiano al Comitato UE Sicurezza)

Buongiorno, sono Stefano Rolando, la settimana scorsa la mia lettera-audio proveniva da Rabat, per una conferenza euromediterranea sulle migrazioni. Cioè su come si forma, ma anche come cambia, la rappresentazione di questo processo, antico e moderno, degli abitanti della Terra.

Oggi – come vedete c’è una agenda fitta in questa parte dell’anno! –  la mia lettera-audio è da Venezia.

Dove, esattamente a Ca’ Giustinian (sede della Biennale, in cui negli anni ‘70 Carlo Ripa di Meana organizzò la famosa Biennale del dissenso, dando voce all’ovest alla grave crisi di libertà che vi era nel comunismo dell’est Europa) si è svolta la 36a assemblea plenaria della comunicazione istituzionale in Europa.

Un tavolo permanente che si chiama Club di Venezia, di cui mi occupo fin dalle origini[1].

Il breve richiamo alla Biennale del dissenso ci ricorda – per le cose di cui qui stiamo parlando – quanto sia importante anche ora tenere aperto il dialogo soprattutto con l’altra Russia.

Ebbene uno dei temi centrali di questa sessione, sempre sui nodi delle crisi del nostro tempo, ha riguardato come evolve, che obiettivi ha, a cosa serve, nel bene e nel male, la comunicazione sulla guerra.

Si parla delle varie forme della rappresentazione dell’epicentro cruciale, fin qui irrisolto, della guerra che dal 24 febbraio la Russia di Putin ha scatenato nel territorio dell’Ucraìna, trovando l’imprevista resistenza del popolo ucraìno e forse l’altrettanto poco prevista ma dura reazione – militare, oltre che politica – dei paesi dell’Unione Europea, non solo degli americani e della NATO.

Tra i quaranta membri dei panel di discussione, proprio su questo argomento, anche l’ambasciatore Marco Peronaci, rappresentante diplomatico italiano presso il Comitato per le Relazioni esterne e la Sicurezza guidato dallo spagnolo Josep Borrell. Alla fine dei lavori mi ha dato le sue opinioni e mi fa piacere interpolarle con questi miei brevi commenti.

Marco Peronaci

Innanzi tutto, uno sguardo sull’importanza che la comunicazione ha assunto in questa guerra. Provando a dire, seccamente, con quali qualità e quali difetti.

Marco Peronaci

Qualità: l‘Europa ha dimostrato di trovare, di fronte a quella che è la terza crisi epocale, in questi ultimi quindici anni, cioè una guerra nel cuore dell’Europa, una voce unica e cioè l’unanimità degli Stati membri potendo anche contare sul sostegno dell’opinione pubblica per svolgere il suo sostegno, anche militare, all’Ucraina. Considerato che l’Europa è sempre stata un animale “erbivoro”[2], questo va considerato come un atto di crescita di un progetto politico. Cioè questo vuol dire che le istituzioni hanno funzionato e che la comunicazione è riuscita a raggiungere la gran parte dei cittadini che per adesso sostengono la causa ucraina. Difetti: rispetto a certi atti di puntuale aggressione alle nostre resti informative anche da parte di attori che non sono quelli russi ma anche altre potenze ostili, l’Europa risponde ancora in maniera frammentaria. Su questo c’è ancora un lavoro da fare per costruire delle capacità anche tecniche di risposta che consentano di ridurre il livello di vulnerabilità soprattutto delle istituzioni.

Dietro al sipario che, con competenza, un diplomatico italiano in prima linea sul monitoraggio costante della guerra descrive, si celano scenari diversi.

  • Dapprima, c’è un livello poco scrutabile da parte dei cittadini. Perché l’informazione e la comunicazione, soprattutto in chiave digitale, sono diventate una vera e propria arma della guerra. Non si preoccupa di “spiegare” le cose, nel senso di esercitare un servizio, colpisce da entrambe le parti i cittadini a scopo propagandistico (anche se in questo caso i russi hanno una taglia extra-large).
  • Ma c’è anche un livello caratterizzato da un evidente coraggio professionale. Quello di molti giornalisti,  spesso anche giovani e civilmente animati, che entrano tutti i giorni nelle nostre case attraverso diversi canali, diversi telegiornali, alcuni giornali a stampa, che rischiano la pelle per mettere al contrario il mondo in condizione di vedere e di sapere. Credo che mai una guerra sia stata vista così da vicino.
  • E ancora – sempre per segnalare i piani diversi dell’argomento – c’è un doppio racconto degli eventi. Quello delle istituzioni che rappresentano le parti in conflitto è quello (pur se mediato) delle stesse opinioni pubbliche dei paesi coinvolti ma anche dei paesi che, pur schivando fin qui le bombe e le macerie, si sentono abbastanza coinvolti, come succede un po’ in tutta Europa. Quindi anche l’opinione pubblica italiana. Il modo con cui l’opinione dei cittadini è raccontata appartiene soprattutto alla demoscopia. Che registra paure, speranze, conoscenza e misconoscenza, capacità o meno di valutare i processi reali. I governi in conflitto sono parte – pur con le evidenti faziosità – della realtà di una guerra. Le opinioni pubbliche sono parti del delicato mondo della percezione. Con i suoi chiaroscuri, con convincimenti e insicurezze che si rincorrono ma che pesano poi, in qualche modo, sulla politica dei paesi.
  • E ancora – limitando a quest’ultimo ambito l’elenco dei piani diversi della comunicazione di guerra – c’è ancora un ambito umanamente rilevantissimo. Quello rappresentato da chi subisce direttamente e più crudelmente la guerra. Civili colpiti vigliaccamente per fiaccare il paese invaso, che è un modo di fare la guerra fuori dalle regole, che avviene spesso introducendo il concetto di “crimini di guerra”. Qui ci sono storie, frammenti di storie, che costituiscono narrativamente una tessera importante del mosaico informativo. Sia quando riguardano i dolori o il coraggio di un popolo, sia quando riguardano la miseria o l’arroganza o a volte anche la fragilità degli invasori.

Questi piani della narrazione da febbraio stanno costantemente nell’agenda mediatica europea, scalzando sostanzialmente la precedente presenza totalizzante della pandemia.

Ma negli ultimi tempi sono anche attraversati tutti da una minaccia ancor più totale, fin qui rimasta appunto ancora una minaccia. Mi riferisco alla minaccia nucleare. Come si colloca questa per ora invisibile arma, ma che tutti possono sentire anche riferita a sé stessi e non solo al teatro di guerra, nelle trame comunicative di cui stiamo parlando?

Ancora l’opinione di Marco Peronaci.

Marco Peronaci

Questo è un punto molto importante. Anche perché Putin si è reso conto di aver perso la guerra-lampo e quindi si è reso conto dell’insufficienza dello strumento bellico per vincere la guerra territoriale e ha iniziato ad agitare lo spauracchio del nucleare. Questo è uno strumento che, per la prima volta, abbiamo visto agitare in modo così chiaro e netto, ma fino adesso non è stato un elemento decisivo. Perché non ha né ristretto la capacità ucraina di rispondere all’aggressione né modificato le decisioni degli stati europei che hanno continuato a sostenere logisticamente, politicamente, militarmente e finanziariamente e anche accogliendo profughi, i cittadini ucraini. Devo dire che per adesso è una minaccia che appare spuntata.

Proviamo a immaginare ora una cosa impossibile.

Cioè che tutta questa ridondanza comunicativa non ci sia. Così da mantenere in incognito il teatro di guerra e di mantenere nella beata incoscienza e quindi nella piena irresponsabilità i cittadini.

A pensarci davvero questa sarebbe una tragedia forse anche peggiore della guerra stessa.

Infatti, una regola polemologica sempre valida è che un conflitto, anche grave, ha possibilità di evolvere solo se raccontato, solo se rappresentato. Pur incorrendo nei tanti rischi di distorsione e manipolazione.

Per questo – e l’argomento qui a Venezia è stato oggetto di molti interventi, di giovani e meno giovani operatori, di docenti e analisti – è importante e necessario che la complessità comunicativa venga studiata in tempo reale, riferita sempre a verifiche, ad analisi delle fonti, alla discussione sulle implicazioni.

Per capire quanta verità, quanta manipolazione, quanto rischio, persino quanta opportunità essa contenga.

Ed ecco un’ultima riflessione dell’ambasciatore Marco Peronaci al riguardo.

Marco Peronaci

Questo è un tema delicato perché noi non abbiamo nel bilancio delle istituzioni dell’Unione europea né una struttura dedicata né una posta di bilancio dedicata a una materia connessa al contrasto alla disinformazione. Questo a differenza della Russia che, come tutti sanno, finanzia e paga direttamente uffici con decine di giovani che fanno dei troll[3]. Noi non lo abbiamo né vigliamo averlo. Ma la capacità di monitorare la disinformazione e di agire anche in maniera preventiva, puntuale e reattiva ad eventuali falsificazioni è una strada che le istituzioni europee cogliono percorrere e anche portare avanti insieme a soggetti privati, a università a think tanks, ,a centri autonomi, perché ciò significa soprattutto irrobustire quella che chiamiamo alfabetizzazione mediatica che è un tema che riguarda tutte le società occidentali anche nel quadro della rivoluzione digitale. Quindi c’è molto da fare al riguardo. Stiamo per esempio lavorando in questo momento sul codice di condotta digitale, stiamo lavorando sul tema di accesso a internet. E stiamo predisponendo elementi a livello europeo che ci permettano di avere una situation awerness molto più forte rispetto a queste iniziative.

Quella della ricerca valutativa è stata, per altro, anche l’esperienza che ho condotto nella mia università attraverso un Osservatorio sulla comunicazione di crisi che ci ha permesso di produrre un dossier di opinioni e valutazioni che fa sintesi proprio su questi temi dei sette mesi di pesante laboratorio.

Mesi in cui abbiamo, con ansia ma anche con civile coinvolgimento, riversato molte attenzioni.

  • il dossier edito da Lumi edizioni è reperibile in rete (spero lo sia già ma lo sarà certamente presto) con l’allusivo titolo, tra virgolette (perché il copyright del titolo è di un tale Fëdor Dostoevskij), Delitto e castigo[4].

E comunque sempre dall’attenzione critica di studiosi arrivano in libreria in quesì giorni altri testi di valutazione.

  • Michele Mezza, giornalista e docente (già corrispondente della Rai da Mosca), ha curato Net-War, edito da Donzelli, sul ruolo dei sistemi digitali in questa guerra[5].
  • E Angelo Turco, professore di Geografia umana, ha pubblicato Geopolitica, informazione e comunicazione nella guerra russo Ucraina, edito da Unicopli[6].

Insomma, istituzioni, media, università ed editoria – in contesti diversi, con lingue diverse – hanno il loro modo di concorrere alla battaglia pur secondaria di questa brutta guerra.

Quella in cui si rafforza oggi la comprensione e, per domani, si rafforza forse una soglia più alta di prevenzione.

Partecipare non è solo dichiarare un’emozione. Ma anche affrontare modernamente la strada non facilissima della valutazione.Con questo vi ringrazio per l’ascolto. A risentirci presto


[1] Questa la nota di sintesi dedicata alla conferenza sul sito del governo italiano: https://www.politicheeuropee.gov.it/it/comunicazione/notizie/cov-2022/

[2] Espressione in gergo nelle relazioni internazionali per dire che la UE non ha finora mai trattato di sicurezza e difesa ma adesso, di fronte a potenze “carnivore”, ha preso responsabilità militari.

[3] L’espressione, tratta dalla mitologia scandinava, si riferisce in Internet a figure che agiscono in rete solo allo scopo di litigare con il prossimo (prossimo di cui si va a caccia) su argomenti tanto seri quanto banali.

[4] Stefano Rolando“Delitto e castigo”. La guerra di Putin in Ucraina. Informazione, comunicazione e propaganda parte strategica del conflitto – LUMI edizioni ISBN  9788867850723 (https://www.librerielumi.it/)

[5] Michele MezzaNet-War – Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra – Donzelli-(https://www.donzelli.it/libro/9788855224116)

[6] Angelo TurcoGeopolitica, informazione e comunicazione nella guerra russo Ucraina – Unicopli – (https://www.libreriauniversitaria.it/geopolitica-informazione-comunicazione-crisi-russo/libro/9788840022383)

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