Le due colpe nelle precisazioni del ministro Sangiuliano.

Benedetto Croce e Norberto Bobbio

Le precisazioni che il ministro Sangiuliano fa oggi sul Corriere della Sera connesse alla figura di Dante come precursore dell’italianità moderna, riunificatore delle lingue sparse e riferimento morale al principio della “tradizione” attorno a cui si sono esercitati intellettuali di ogni orientamento politico (il ministro ricorda, tra altri, Chabod, Croce, Bobbio fino a militanti dello stesso PCI come Sanguineti), pur nella loro pertinenza oggettiva, dimostrano due diverse colpe.

Una dello stesso Sangiuliano che ha fatto la sua affermazione non nel quadro di una convegnistica scientifica ovvero parlando da privato cittadino, da giornalista o con altre connotazioni professionali, ma da ministro della Repubblica, con l’evidente risultato (di cui era consapevole, tanto che ha introdotto l’esternazione temendo di essere poi criticato) di agire sulla scia (come gli ricorda Nadia Urbinati) di un’altra nota storia. Cioè quella delle esternazioni dei ministri della Cultura “Popolare”, ovvero il Minculpop, che aveva il compito di recuperare al regime il meglio della tradizione italiana (Mazzini e Garibaldi compresi) come archetipi del regime stesso.

L’altra della sinistra italiana degli ultimi abbondanti decenni che – infischiandosene di tutti gli intellettuali che Sangiuliano cita e massimamente anche di Antonio Gramsci – ha smesso di lavorare, nelle sedi di parte, che i partiti rappresentano legittimamente, al di là delle esternazioni di un ministro che devono riguardare gli atti istituzionali (compiuti nell’interesse generale), proprio sulla storia del nostro Paese, sulle radici lontane e più vicine dell’evoluzione del pensiero e degli orientamenti di originalità della tradizione culturale.

Questa dissociazione, questo nuovismo – cioè tratti prevalsi in quasi tutti i partiti fino alla rottura del legame tra partiti stessi e cultura – non ha avuto nel dibattito politico di sinistra, salvo lodevoli eccezioni, alcuna remora importante, massimamente nei riguardi del Risorgimento italiano (con l’alta ma parziale testimonianza del presidente Ciampi), così da trasformare in deserto quello che da destra – poco importa se flebilmente o in forma strattonata – è stato ed è considerato terreno di identità.

L’improvvida uscita del ministro Sangiuliano rimetta in movimento le cause maggiori dell’ingiustificato accaparramento.

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