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Ho dedicato il we a visitare una città che è parte del lessico familiare e dei ricordi di gioventù (non per averla abitata, ma perché mia madre – figlia di un prefetto del Regno che fu anche prefetto di Rovigo, ne parlava spesso con lieta memoria e con affetto) non per turismo ma per incontri con la cittadinanza connessi all’azione civica nel governo della città e, più in generale, alla situazione di reputazione tra istituzioni e cittadini.
Reputazione che non va letta sempre in modo verticale, cioè le istituzioni parlano, i cittadini ascoltano.
O peggio, le istituzioni decidono e i cittadini mugugnano.
In democrazia l’ascolto è un fattore istruttorio pesante. O c’è o non c’è. E in questo quadro la buona demoscopia che non si limita a fare sondaggi sulle intenzioni elettorali, può molto aiutare, può scegliere i temi giusti, può fare le domande giuste, può mettere in circolazione elementi di percezione (si intende affrontati con un campione corretto) che costituiscono due piste ineludibili:
- aiutare a far capire che la gerarchia dei temi che l’agenda politica discute e costruisce giorno per giorno – in dialettica con i media – deve anche entrare in forme di dialettica con l’opinione pubblica non rappresentata dalle lobbies;
- aiutare a far capire come si va formando la domanda di politica nel senso di soluzioni a quelli che in una gerarchia magari diversa da quella del governo e dei partiti, si vanno ponendo e vanno modificandosi.
Mi sono portato dietro il report periodico che l’Istituto SWG di Trieste produce con propria committenza, cioè nella piena libertà di indagine e che poi fa circolare per esempio nella rete universitaria e tra gli interessati[1].
Il focus dell’ultimo “Radar” è quali priorità e quali preoccupazioni degli italiani ora e per i prossimi mesi.
Ho fatto molto segnacci in rosso e blu, ne ho parlato limitatamente a Rovigo, ma ho pensato di integrare qualche considerazione e qualche riflessione attraverso questo mio podcast settimanale che – lo dico ogni volta – riguarda il tema della rappresentazione. E cosa c’è di più pertinente di una trama di idee, di pensieri, magari anche di ansie, che i cittadini possono rappresentare a pochi loro limitrofi, ma che un’indagine demoscopica può “rappresentare” potenzialmente a tutti, decisori o meno, elettori o meno (cioè anche alla metà degli italiani che ha deciso di non essere elettrice ma astenuta).
La prima cosa che mi ha colpito in questo report è che in cima alle preoccupazioni stanno quattro temi generali, sulla bocca di tutti, spesso in apertura dei media, su cui si parla più di quel che si fa, su cui le soluzioni possono essere solo globali e che costano grandi e abili negoziati che o si fanno con tenacia e pazienza o altrimenti sono aria fritta.
Mentre le ultime quattro voci dello spettro indagato da swg sono costituite da temi interessanti, che sono pur all’ordine del giorno, meno cubitali, ma cui si potrebbero assumere decisioni locali e nazionali utili solo a condizione che ci sia più pressione, cresca una domanda che solleciti a far capre che le preoccupazioni sono alte. Agli intervistati erano possibili tre risposte.
Le prime grandi preoccupazioni sono:
- l’aumento dei prezzi e la perdita del potere d’acquisto (il 50%)
- la sanità (36%)
- la criminalità (31%)
- l’ambiente e l’inquinamento (22%).
Le ultime quattro grandi preoccupazioni comunque segnalate sono:
- la mancanza di una classe dirigente (13%)
- il concreto sviluppo economico (13%)
- la scuola (soltanto l’8%)
- i conti pubblici dell’Italia (8%).
Non pensate che io voglia dire che le maggiori preoccupazioni segnalate siano sbagliate o ingigantite erroneamente. Voglio solo insinuare che se le ultime quattro avessero almeno il doppio delle segnalazioni, la domanda di cambiamento crescerebbe in concreto e il rapporto tra cittadini e decisori porterebbe a qualche spinta verso soluzioni visibili.
Poi SWG indaga quali politiche sarebbero necessarie a parere degli italiani per i prossimi mesi.
Applico lo stesso metodo.
In cima alla classifica due voci svettano e poi una staccata:
- investimenti per migliorare i servizi sanitari (48%)
- aiuti alle famiglie per il caro prezzi (42%)
- riforma fiscale (28%).
In fondo alla classifica tre voci:
- l’introduzione del salario minimo (26%)
- la riforma delle pensioni (24%)
- l’autonomia differenziata delle regioni (10%).
Qui potremmo dire che gli aiuti, cari a 5 Stelle, sono invocati da molti.
L’autonomia differenziata invocata dalla Lega è segnalata da pochissimi,
Il salario minimo (battaglia del PD) è nella fascia bassa non alta della domanda.
Riforma fiscale e riforma delle pensioni: ne capiscono le ragioni e il rilievo meno di un terzo degli italiani.
Si va allora più nel dettaglio.
Quali sono le questioni più importanti da affrontare nei prossimi mesi?
Per gli elettori che hanno votato a favore dei partiti di governo (centrodestra) questa la classifica:
- Immigrati (45%)
- Sanità (44%)
- Caro prezzi (38%)
- Riforma fiscale (37%).
Per gli elettori che hanno votato a favore dei partiti all’opposizione (centrosinistra):
- Sanità (57%)
- Salario minimo (46%)
- Caro prezzi (42%)
- PNRR (38%)
Insomma sulla Sanità ci sarebbe una domanda alta di tutti.
Sugli immigrati ci sono solo gli elettori di destra. Gli altri no.
Sul caro prezzi si sommano i due terzi posti facendolo diventare voce di rilievo.
E ecco così che le due voci alte dalla domanda del Paese tornano ad essere :
Sanità e caro prezzi.
Sulla Sanità ci vorrebbero gli investimenti che senza certezze finali del PNRR sono volatili.
Sul caro prezzi ci vorrebbe un’Europa super negoziale con il mondo intero per ragioni di energia, materie prime, cibo, eccetera.
Dunque, ci risiamo: alta domanda su voci con poca decisionalità interna.
Ci sono ancora un paio di tabelle sui chiamo l’attenzione.
Cioè, le tabelle sui trend. Di cosa ci preoccupavamo. Di cosa ci preoccupiamo ora.
Sulla perdita del potere d’acquisto non si è alzata una palpebra dal 2015 al 2020 (dal 13 al 10%).
Poi con la pandemia nel 2021 l’ansia è salita a 30%. Nel 2022 al 56% ora sta al 50%.
Sulla disoccupazione, idem ma al contrario, verso il basso e non verso l’alto:
nel 2015 era 43% nel 2020 era 42%.
Poi è scesa 27,24,22 ora 15%.
Sulla sanità era al 10% nel 2015, è stata bassa fino al 2019 (19%).
Poi con la pandemia è schizzata al 35% e ora è al 36%
Sull’immigrazione al contrario era al 36% nel 2015 (ricordate le ondate immigratorie del 2014-2015), nel 2020 era un po’ scesa, al 27%, poi 19,14 nel 2022 poi 15 a febbraio del 2023 ora – fatti veri e benzina sul fuoco – siamo al 20%.
Due argomenti di morale sintetica.
- Queste e altre riflessioni – come rappresentazione del quadro percettivo – hanno il dovere di essere lette dai decisori e da chiunque faccia politica con i dati statistici a fianco. Altrimenti si fa l’errore già molto abusato di scambiare le percezioni con la realtà. Dopo di che vanno presi sul serio ma non per creare agende virtuali e immaginarie. Ma per spiegare ai cittadini la correlazione tra percezione e realtà.
- In secondo luogo vedere le fotografie dell’oggi con accanto in parallelo i trend della percezione nel corso degli ultimi anni è molto importante e salutare per capire che spesso le agende rimangono in piedi inerzialmente, mentre i cittadini sono andati altrove. Altre volte è il contrario.
Dunque, demoscopia e statistica sono strumenti dell’arte di governo, a condizione di non orecchiare un dato, usarlo come una clava e poi viverlo virtualmente solo perché non si ha il coraggio di studiare e confrontarsi con la realtà. È sbagliato per ogni singolo cittadino. E produce danni democratici. Figuratevi per uno che fa il parlamentare o il ministro.
[1] Una nota d’agenzia connessa è al link: https://www.primapaginanews.it/articoli/radar-swg-il-caro-vita-fa-paura-agli-italiani-pi-dell-immigrazione-clandestina-527618