Album delle figurine n.46, martedì 11 settembre  2018.  

Questa pagina riguarda un giorno del 1995, che fu di congedo.

L’Album delle figurine la vede cadere oggi,  mentre ricevo una notizia che mi rattrista e mi preccupa sulla situazione di salute di una delle persone di maggiore collaborazione in quella (e anche in quella precedente) esperienza. Dedico ad Elisabetta una foto in più, personale. E con tanti pensieri, anche quello di un possibile miracolo.

 

A pagina 148 del libro-intervista è scritto:

“E arrivò la difficile decisione di concludere. Tenni per un giorno e una notte la mia decisione in sospeso quando mi venne recapitata una lettera firmata da tutti i miei dirigenti (sorprendentemente meno una) scritta al presidente del Consiglio Lamberto Dini per sollecitarlo a fare ogni sforzo per trattenermi. La cosa in sé, le argomentazioni addotte, i pensieri che la motivarono, costituivano un premio alto per l’esperienza svolta. Tenuto conto che l’uscita anzitempo di un direttore generale di solito provocava allora quasi un applauso dei dirigenti e comunque un’apertura di opportunità da non ignorare. Ma per un giorno e una notte pensai ancora che quel premio avrebbe anche potuto non essere incassato”.

  • Il giorno del congedo nella sede del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio. Torta e fiori predisposti da tutti i dipendenti. La foto con i più alti dirigenti (Mirella Boncompagni, Enrico Longo, Annamaria Muolo) e con il team di Segreteria (Elisabetta Dell’Orto, Rossella Sansone, Daniela Tartarelli, Paolo De Mico).

 

     

A pagina 149 del libro-intervista è scritto (domanda e risposta)

Potresti riassumere ora, con una espressione di estrema sintesi, la lezione per te del decennio che in questa tua descrizione si andava chiudendo?

Non uso parole mie ma quelle con cui Giuseppe De Rita faceva, appunto a metà degli anni ’90, al tempo stesso il titolo della prefazione al mio rapporto sullo stato della comunicazione pubblica in Italia, promosso dal CNEL (di cui lui era presidente)[1] e il titolo dello stesso rapporto Censis pubblicato nel 1996: “Dallo Stato soggetto allo Stato funzione”[2]. Per metà una critica al passato, per metà un incoraggiamento e una speranza. Ma tanto, tantissimo ancora da fare.

  • Con Giuseppe De Rita alla presentazione del Rapporto sulla Comunicazione pubblica in Italia realizzato per il CNEL e il cui capitolo introduttivo aveva trovato una pubblicazione anche separata per i tipi della Editrice Bibliografica.

    

  • Nell’arco di questi anni due straordinari premi morali. Nel 1985, l’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana, motu proprio del Presidente Sandro Pertini, controfirmata dal presidente del Consiglio Bettino Craxi, per l’opera di riorganizzazione aziendale e culturale compiuta all’Istituto Luce. Nel 1993, al termine del governo Ciampi e su proposta dello stesso presidente Carlo Azeglio Ciampi, firmata da Oscar Luigi Scalfaro, la più importante onorificenza della Repubblica, quella di Cavaliere di Gran Croce, con la motivazione istruttoria degli “alti servizi resi alle istituzioni”.

  

 

Questi dieci intensi anni sono stati annotati in un “diario di bordo” (Un’altra idea di questo Stato. Dieci anni tra istituzioni e comunicazione), scritto immediatamente dopo, nel 1996, edito da Costa&Nolan e poi ripensati alla luce di infiniti cambiamenti, venti anni dopo nel recente “Il dilemma del re dell’Epiro“.

    

 

 

[1] La comunicazione pubblica in Italia. Rapporto per il CNEL, a cura di Stefano Rolando, prefazione di Giuseppe De Rita, Bibliografica 1995.

[2]  Oggi in Giuseppe De Rita, Dappertutto e rasoterra – Cinquant’anni di storia della società italiana, Mondadori 2017.

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