Questo piccolo e non programmato supplemento ai 50 post dell’Album delle figurine risponde ad una osservazione – o meglio la mitiga – che mi è stata fatta attorno alle “figurine” qui comparse, che vedono una grande maggioranza di uomini rispetto alle donne.
A pagina 226 del libro-intervista è scritto:
“Ho imparato da tanti, da quasi tutti coloro con i quali ho lavorato mettendo tra di noi non fumisterie o chiacchiere ma concrete realizzazioni. Debbo dire che appartengo ancora a una generazione che ha imparato più valori umani dalle donne e più valori professionali dagli uomini. Oggi forse non è più così, ma nel pescare nella memoria affiorano in questo modo le figure e citandole non voglio fare manipolazioni per una parità che rispetto ma che mi riguarda solo leggendo il complesso della vita”.
Le citazioni che seguono sono fatte in rappresentanza di una comunque forte minoranza di donne con cui mi sento debitore umanamente e professionalmente. Un segno di ammissione con attenuanti. Perché si tratta di donne straordinarie.
- Si tratta di Rita Levi Montalcini, per cui ho avuto l’onore di organizzare nel 1987 il tributo a Palazzo Chigi (presidente Goria) per il suo Premio Nobel (foto 1), mentre le foto 2 e 3 colgono una successiva occasione (presidente Andreotti) di averla protagonista di un evento (con l’irrilevante segnale di un più unico che raro tentativo di modificare la mia “immagine”).
- Si tratta di Maria Luigia Baldini Nitti, figlia di Nullo Baldini e nuora di Francesco Saverio Nitti, tre lauree, esule dopo l’incarcerazione fascista nella sua Ravenna, con cui ho registrato alla sua formidabile età di 98 anni un – grazie a lei – magnifico “Viaggio nel secolo cattivo” (Bompiani, 2008), testimonianza tesa e appassionata di una coerente cultura riformista e di giudizi maturati senza se e senza ma.
- Si tratta di Marguerite Barankitse, detta “Maggy”, eroe civile dei diritti umani in Burundi, che negli ultimi dieci anni ho affiancato nell’azione di informazione in Italia e in Europa sulla sua immensa battaglia contro la violenza, il sopruso, la bestialità del potere, a favore dei bambini, delle donne e del diritto alla libertà e all’educazione (oggi in esilio con l’intera sua Maison Shalom) in Rwanda.