Nota pubblicata nella pagina di FB “Il dilemma del re dell’Epiro”
https://www.facebook.com/notes/il-dilemma-del-re-dellepiro/festival-della-sociologia-a-narni-sociologi-e-comunicatori-provano-a-rispondere-/1026198060894821/
Mario Morcellini, Franca Faccioli, Pier Carlo Sommo oggi al Festival della Sociologia a Narni si sono confrontati con Stefano Rolando e Stefano Sepe autori di “Il dilemma del re dell’Epiro “ attorno al quesito che spiega il titolo: “Vinta o persa la guerra della comunicazione pubblica in Italia?”
Narni, 13 ottobre 2018 – Oggi, nel quadro del Festival della Sociologia che, per due fitte giornate, ha occupato con il tema “Confini e convivenze” la città umbra di Narni (istituzioni, luoghi di educazione e spettacolo, circoli e ristoranti), proprio in uno di questi ristoranti, è stato possibile presentare e discutere “Il dilemma del re dell’Epiro”.
Ha introdotto Mario Morcellini – tra gli ispiratori del festival, già preside della Facoltà di Sociologia alla Sapienza e ora membro dell’AGCOM – con i contributi di Franca Faccioli (docente esperta della materia alla Sapienza) e Pier Carlo Sommo (segretario generale della Associazione italiana della comunicazione pubblica e istituzionale).
Stefano Rolando (che nel libro ha risposto a 170 domande di Stefano Sepe attorno all’interrogativo posto nel sottotitolo “Vinta o persa la guerra della comunicazione pubblica in Italia?”) ha chiarito che in quelle risposte non c’è “la risposta definitiva” al quesito.
Argomenti che fanno propendere per il sì sono certo lo stato soddisfacente delle normative, il miglioramento della funzionalità tecnologica e dell’accessibilità generale della PA e anche un miglioramento della domanda dei cittadini che danno per scontati ormai alcuni servizi. Ma ci sono anche argomenti che fanno propendere per il no. “Con il 47% di cittadini considerati analfabeti di ritorno vuol dire che la spiegazione civile non ha fatto fino in fondo il suo dovere – ha detto Stefano Rolando, professore di “Teoria e tecniche della comunicazione pubblica” all’Università IULM di Milano che nel libro centra una parte importante del racconto attorno ai dieci anni di esperienza come capo Dipartimento Informazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1985 al 1995 – e poi non si sono fatti grandi passi avanti nel campo della democrazia partecipativa, ovvero nel dibattito pubblico regolamentato attorno a decisioni di pubblico interesse e infine resta un investimento crescente nelle funzioni di comunicazione politica – portavoce e addetti stampa – marginalizzando la filiera proprio della comunicazione e dell’accompagnamento sociale che costituiva il primario obiettivo delle normative varate nel corso degli anni”.
Lo stesso Mario Morcellini ha ricordato che “una mezza rivoluzione, nel campo del rapporto tra istituzioni e comunicazione, deve oggi già essere considerata una rivoluzione, soprattutto attorno al tema di partenza del dialogo tra Rolando e Sepe cioè quello del depotenziamento della cultura, a lungo vigente, del silenzio e del segreto”.
La professoressa Franca Faccioli ha ammesso che dopo il varo della legge 150 nel 2000 il processo ha molto rallentato” così come ha osservato che “la finalità del servizio non è sempre chiara nella grande quantità di iniziative che i soggetti pubblici propongono in rete”, anche se la “costruzione di una nuova identità del lavoro pubblico di servizio” ha avuto una importante sollecitazione negli anni grazie al diffondersi di pratiche e di esperienze comunicative.
Pier Carlo Sommo ha difeso il valore di legittimazione e di indirizzo tuttora della legge 150, anche se si è persa una capacità di indirizzo strategico che in passato alla Presidenza del Consiglio veniva esercitata e anche se il rapporto tra stato centrale e territorio soffre anche in questo campo di storture e irrisolti, così da far dire ai professionisti del settore “che si è trattato di una rivoluzione a metà”.
Stefano Sepe – studioso di storia della pubblica amministrazione e già dirigente della SSPA e del CNEL – ha segnalato che il libro riportando in evidenza le connessioni di varie stagioni di evoluzione della questione offre molti strumenti interpretativi anche per affrontare il dibattito sulle condizioni del presente in cui “insieme a problemi di crisi di servizio sono evidenti anche problemi di insufficienza formativa”.