Paolo Giacomoni è un fisico italiano nato e laureato a Milano, poi vissuto in Francia e negli Stati Uniti. Ora nell’America profonda, l’Alabama. Ha mandato, nel corso del 2018, undici corrispondenze a questo blog. E in occasione del nuovo anno gli ho rivolto un quesito che non comportava una “cartolina” di rapide impressioni. Ma qualche valutazione più articolata. Questo il quesito e queste le valutazioni (scritte a suo modo: colto e franco).
La domanda
In tutto l’Occidente il contraccolpo alla globalizzazione, gestita da moderati e progressisti senza sporcarsi troppo le mani socialmente, ha prodotto quello che è sotto ai nostri occhi: dal trumpismo ai gilet jeunes, dalla Brexit a Bolsonaro, dal club di Visegrad ai nostri gialloverdi. Ora arrivano prime notizie sul nuovo Parlamento americano: più donne, più giovani (ma anche “patto generazionale”, con Pelosi speaker), più consenso, più grinta, più metodo, meno vedettes, meno establishment, più radicamento territoriale). E’ così o è una spruzzata di panna montata? C’è un cambio rotta dei dem? C’è un messaggio forte e chiaro per il nostro centrosinistra?
Articolo di Paolo Giacomoni – 6 gennaio 2019
La reazione al globalismo
Per rispondere alla domanda che poni, penso che valga la pena di cercar di capire cosa c’è sotto la reazione al gobalismo.
Per cominciare, diciamoci bene che il globalismo non è una cosa recente.
Negli anni cinquanta, in Italia si facevano venire al nord i meridionali, per farli lavorare in fabbrica, in Francia si prendevano gli algerini e in Germania venivano i turchi.
Era l’inizio della divisione internazionale del lavoro, articolata in due momenti principali: il far fare i manufatti in paesi dove la manodopera è meno costosa, e il far venire sottoproletari stranieri a lavorare in casa, cosa che paesi come la Germania e la Svizzera hanno saputo accompagnare con strutture pubbliche funzionanti (treni, scuole, ospedali) e che la Francia ha saputo fare meno bene e che in Italia, no, non ci sono riusciti.
Ma intanto si dibatteva e i buonisti dei vari paesi negavano che ci fosse problema (malgrado il fatto che i meridionali in Italia organizzassero contrabbando e prostituzione, e che in Francia ci fossero azioni razziste e soprattutto una incapacità di integrazione, dovuta a reticenze di ambo le parti, che non si era verificata, forse per ragioni di somiglianza religiosa?) con le immigrazioni italiana, spagnola e portoghese).
Il modello postbellico era l’America, il cosiddetto crogiuolo culturale, il paese in cui bastava essere bravi per avere successo…L’America che proponeva un modello di sviluppo fondato su un imperialismo economico imposto… e su un imperialismo culturale nascosto, nel senso che questo imperialismo culturale uccideva i riferimenti culturali dei vari paesi, per esempio con trasmissioni televisive che imponevano al viticultore calabro, al tornitore di Boulogne Billancourt e al camionista bavarese, problematiche e comportamenti avulsi dalle loro realtà.
E così le cossiddette “culture nazionali” sono state poco a poco abbandonate, la scuola non riproduceva più una struttura culturale stabile, la chiesa perdeva colpi, in Italia abbiamo financo smesso di insegnare il latino. E dall’America ci hanno detto che tutte quelle cose che facevano parte dell’opera internazionale dell’Italia e dell’Europa, da cui si traeva ragione di gloria, erano tutte cose brutte: l’impero romano, le crociate, le scoperte geografiche, la chiesa rinascimentale, le scoperte astronomiche, la rivoluzione scientifica, la rivoluzione tecnologica eccetera. E anche quelle cose che sono buone in sè (assistenza medica, scuola gratuita, trasporti in comune) puzzano di marcio perché sono cose …socialcomuniste, come anche le pensioni, che invece erano state inventate dal Kaiser Guglielmo II.
In tutti i paesi europei l’immigrazione diventava sempre più pesante. Ma l’intellighentsija radical-chic rifiutava di prender coscienza del problema, o addirittura non lo voleva ammettere come tale per non dare ragione alle destre (MSI, FN, AFD etc) che lo sollevavano, in nome di un internazionalismo e di un anti-razzismo che forse avvantaggiava qualche minoranza culturale (ma di certo, non tutte).
La situazione italiana
Ed eccoci qui, trasformati, in tre generazioni, da paese agricolo esportatore di emigranti in paese dedito al terziario e importatore di immigranti, dopo un’effimero tentativo di essere un paese industriale che però non ha saputo creare una struttura di servizi sociali, i cui cittadini sono in competizione con immigrati rumeni, filippini e siriani per trovare un po’ di lavoro…e che vengono sbeffeggiati in nome dell’internazionalismo culturale se dicono Buon Natale o se rivendicano il Foscolo (non dimentichiamo la turpe risposta della Natalia Aspesi a quell’infelice che si lamentava in una lettera ad un giornale, perchè non si studiava più il Foscolo).
In una situazione economica mediocre, confrontato ad una popolazione immigrante di cui non sa prendere le misure e privato dei suoi riferimenti comportamentali e culturali di base, il cittadino quadratico medio diventa preda della destra parafascista e del populismo imbecille che gli parlano con un linguaggio sordido ma famigliare.
Questa, a mio avviso, è la situazione italiana nel 2019, e analoga, mutatis mutandis, è la situazione in Francia, in Ispagna, in Germania e in Austria e in Ungheria eccetera. La Francia e la Germania, per esempio, sono ancora paesi industriali.
La fotografia degli USA oggi
E veniamo all’America, in cui la famosa middle class, ossatura del paese, era formata da onesti cittadini, un po’ puritani, un po’ cristiani, un po’ ignoranti ma intraprendenti e creativi, a cui si sono raccontate tante belle storie del tipo: “siamo il paese migliore del mondo“, “difendiamo il mondo libero“, “portiamo la democrazia nel mondo“, “siamo la Gerusalemme celeste“, “siamo il modello della democrazia“…senza raccontare che quello che aveva fatto Kruscev in Ungheria lo faceva Nixon in Cile, eccetera, ma tutto andava bene perchè nel secondo dopoguerra gli Stati Uniti dominavano il mondo libero, facevano fabbricare manufatti là dove la manodopera era meno cara, erano in espansione e tutti erano ricchi e si accettavano tanti immigranti e non ci si preoccupava dei problemi sociali, tanto Roosevelt li aveva risolti…e poi c’era l’Unione Sovietica e bisognava tenerla a bada.
I baby boomer sono nati in un paese in cui si diceva: se non ti piace qui, vai più in là (è quello che dicevano, fin dall’inizio, i luterani ai quackeri, i metodisti ai cattolici, e tutti quanti ai mormoni…). I baby boomer sono cresciuti contestando la guerra del VietNam, ma non hanno mai posto in discussione il modello economico che era all’origine della guerra.
I baby boomer hanno concretizzato quella che Christopher Lasch chiamava La Cultura del Narcisismo, rivendicando il diritto all’espressione ma interdicendo in pratica la critica, esaltando la diversità con toni da puritanesimo oscurantista, professando una venerazione cieca per le conclusioni della scienza, immaginando un mondo in cui tutti sono buoni, in cui nessuno perde, un mondo in cui vengono bandite le parole stesse che definiscono una situazione sgradevole (non ci sono ciechi o sordi o paralitici ma ci sono mal-vedenti, mal-udenti e physically challenged) un mondo in cui si cancella una parola se è stata usata con toni offensivi, (i negri sono African-Americans, i pellerossa sono Native-Americans e il fungo Aspergillus niger è stato sbattezzato per diventare Aspergillus brasiliensis).
Negli Stati Uniti, poi, la separazione tra Stato e Chiesa non è retta dal principio “tu Chiesa non ti occupi delle cose dello Stato” ma dal principio “tu Stato non ti occupi delle cose della Chiesa“, e quindi l’introduzione del controllo delle nascite, dell’aborto e del matrimonio gay sono state considerate da una gran parte dei cittadini, come un’intrusione dello Stato nelle cose delle Chiese. Questo stato di cose è stato esacerbato dalla presa del potere, in seno al partito repubblicano, del Tea Party, una corrente paleo-capitalista, razzista e ultrapuritana, che ha introdotto nella vita politica americana l’uso della rivelazione di comportamenti immorali (quasi sempre adulterii o relazioni con prostitute) per combattere avversari politici. Il Tea Party si è reso conto del fatto che dai tempi di Reagan in poi, la middle class aveva perso circa il 10% del suo potere d’acquisto, e del fatto che non si poteva più dire “se non ti piace qui vai più in là“, perchè il “più in là non c’è più“…perchè ormail il territorio americano era sentito da molti come “riempito”, come occupato da minoranze etniche non integrate (in particolare i neri e i “latinos”) e da femministe d’assalto che vilipendono i valori della famiglia e sovvertono l’ordine abituale delle relazioni uomo-donna.
Obama e le discontionuiità
Le condizioni erano quindi mature per scatenare un’azione politica populista, e l’elezione di Obama, prima, e la candidatura di Clinton, poi, con tutto il discorso sui diritti delle minoranze, hanno offerto il destro per attacchi volgari ma fondati sui sentimenti non espressi della popolazione conservatrice. Come lo faceva notare un giornalista nel 2016, il cittadino culturalmente impreparato si può domandare: “abbiamo avuto un presidente negro, adesso avremo un presidente donna, poi ne avremo uno omosessuale e poi? una scimmia?”
E così negli ultimi trenta-quarant’anni sono cresciute due popolazioni distinte.
- Una popolazione è composta da radical-chic un po’ surrealisti, alla Pannella, che propone con atteggiamenti da Savonarola, una lista di atti di fede di cui non si accetta che vengano messi in discussione (aborto, diritti ai LGBTQ, lotta fideistica al global warming, etica fondata su basi scientifiche, protezione senza condizioni dell’ambiente, igienismo da maniaci compulsivi, risarcimento dei danni storicamente subiti dalle minoranze, criminalizzazione della maleducazione sentimentale eccetera) che sottendono in particolare il punto di vista che l’uomo bianco è il più sordido figlio di puttana mai esistito, schiavista, stupratore, razzista, inquinante, maschilista, infantile, bugiardo, imperialista, le cui azioni sono state tutte delle malefatte, e che la salvezza può venire solo dalle donne, dalle minoranze etniche, e da un’azione di autoflagellazione intesa a rispettare la natura fino alle estreme conseguenze…ma che tende a confondere il mondo con gli Stati Uniti e non ha una visione storica per calare nella storia, come si diceva una volta, i suoi sentimenti e le sue aspirazioni.
- Un’altra popolazione è composta da populisti che consistono in quell’ala di cittadini che va dai neo-nazisti con bandiere della Confederazione e bandiere con la croce uncinata fino a borghesi ragionevoli che pensano che quello che è bene per gli Stati Uniti va bene anche per il mondo…quindi a due passi psicologici da quei radical-chic che pensano che portare la democrazia in Iraq consiste nel togliere il velo alle donne Irakene.
Ora, tali popolazioni esistono anche in altri paesi, ciascuna a livello del 5-10%.
Qui invece queste due popolazioni rappresentano ciascuna il 50 % degli elettori…ma in America vota solo circa il 50% degli aventi diritto.
Ed eccoci alla questione posta. Alla quale così mi sento di rispondere
I nuovi deputati americani sono tra quelli che si sono fatti infinocchiare da Mitch McConnell e che sono caduti nella sua trappola, la cui esca era Trump stesso: hanno passato due anni a insultare Trump per il suo comportamento becero, antifemminista, parafascista, da nuovo ricco ignorante, mentre invece, quatti quatti, repubblicani nominavano giudici conservatori a bizzeffe, uno via l’altro, e ridavano spazio all’energia fossile mettendo da parte i lavori per la ricerca di forme efficienti dell’uso dell’energia rinnovabile. Hanno anche fatto una riforma delle tasse.
Chi dice che la nuova legge fiscale è una vergogna ha ragione, ma i democratici se ne fregano perché a nessuno piace pagare le tasse, e perché tutti son convinti di diventare ricchi, e perchè c’è una tale ignoranza di base che un’economista democratica ha scoperto che “se non ci sono soldi per pagare la scuola e gli ospedali, non ci crederai, be’, basta stamparli”.
Non sono molto ottimista: la nuova maggioranza democratica in Parlamento è composta anche da troppe persone vendicative, da alcune grossolanamente volgari, da altre totalmente snob e intellectuel de gauche senza avere la profondità dell’analisi degli intellectuels de gauche, che perlomeno escono dall’Ecole Normale.
Temo che sia difficile unificare quest’armata di diversi per un’azione che metta gli Stati Uniti in pari, sul piano sociale, con gli altri paesi “avanzati”.
Temo che, sentendosi portatori di una missione celeste, che viene loro fin dai pellegrini del Mayflower, la nuova Camera democratica continui la vecchia politica estera americana, quella di voler portare subito il modello americano in tutto il mondo, anche e soprattutto dove le differenze socio-culturali e religiose sono abissali. Avevo un amico che era solito dire che gli impazienti del progresso gli nuocciono più che non lo servono.
La settimana scorsa, Elizabeth Warren, la simpaticissima pasionaria senatrice del Massachussetts, era intervistata da MSNBC perchè aveva fatto sapere che si sarebbe candidata alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti nel 2020. Alla domanda “Cosa pensa del fatto che Trump fa tornare a casa i soldati americani in Siria?” ha risposto che lei è d’accordo per farli venire a casa, certo, bisogna definire i tempi, e poi, per aggiustare le cose in Medio Oriente, abbiamo bisogno di alleati. Praticamente ci ha detto che lei del Medio Oriente non capisce niente, che forse non sa nemmeno che ci sono i Kurdi in tre paesi mutualmente ostili, e che l’Iraq è uno stato costruito dagli inglesi a tavolino, (come lo era stata la Yugoslavia ai trattati di Versailles), cioè un territorio contenente tre popolazioni diversissime per storia, religione e ambizioni fin dai tempi degli ittiti, dei caldei, e dei babilonesi.
No, non è un messaggio forte
Non credo quindi che la nuova Camera a maggioranza democratica abbia un messaggio forte e chiaro per il nostro centrosinistra, perchè loro, tutto sommato, la globalizzazione la vogliono.
Gli americani sono quindi degli alleati difficili da gestire, perchè con il Tea Party che vuole riinventare l’isolazionismo, sostengono i salviniani e i grillini, e con i democratici che vogliono portare l’egemonia culturale americana sul globo terraqueo, danno di fatto ragione a chi la globalizzazione non la vuole ( e ci sono solo i salviniani e i grillini a dirlo chiaramente).
Malgrado tutto ho un commento positivo. Nancy Pelosi, speaker della Camera, è figlia di una signora nata a Campobasso e del signor D’Alessandro, un italo-americano di origine genovese. Mike Pompeo, direttore della CIA, ha anche lui radici abruzzesi. Michael Avenatti, l’avvocato di Stormy Daniels, (quello che ha fatto cadere dal pero il Mike Cohen avvocato di Trump) è anche lui di origine italiana. I governatori dello stato di New York Mario Cuomo e Andrew Cuomo sono di origine italiana. Il vero nome di Nicolas Cage è Nicolas Kim Coppola, e Ariana Grande, Robert de Niro, Sylvester Stallone, John Travolta, Al Pacino sono anche loro di origine italiana.
Beh, nessuno si sogna di dire che sono Italian-Americans. Sono integrati. sono americani, hanno le loro idee che non sono necessariemente riducibili alle idee di una minoranza etnica o culturale. Lo stesso è vero per gli Irlandesi-Americani. Non ci sono più. Sono americani. Ci vorranno degli anni, ma lo stesso sarà vero per tutte le altre minoranze. Mi illudo?