

Maggy Barankitse, fondatrice di Maison Shalom in Burundi nel 1993, nel quadro di una devastante guerra civile allo scopo di salvare vite umane e soprattutto bambini, premio ONU Rifugiati e destinataria di molti riconoscimenti in tutto il mondo, ha aperto il 24 mattina a Bierges, vicino a Bruxelles, sede della Fondazione Peterbroek (con François Mairlot all’apertura) la riunione fondativa del comitato internazionale di orientamenti di Maison Shalom, dopo 25 anni di estremo coraggio dimostrato in Burundi e in Rwuanda, a difesa della maternità e dell’infanzia, oggi per l’educazione e l’orientamento professionale dei giovani africani.
“Il primo lungo ciclo – ha detto Maggy – nato per riparare le gravi ferite della guerra civile a metà degli anni ’90, pur essendoci ancora una situazione seriamente irrisolta circa il governo del Burundi, va evolvendo verso un nuovo modello socio-educativo che potrebbe essere chiamato quello dell’Africa che si assume responsabilità agendo sull’educazione e sulla formazione per il mercato del lavoro soprattutto trattando giovani costretti a fuggire da condizioni umanitariamente non sostenibili”.
“Questo aspetto – ha continuato François Mairlot – mette la rete di sostegno soprattutto europea (con radicamenti anche in Canada e negli USA) – nella necessità di svolgere a sua volta un salto di qualità per assicurare risorse finanziarie, scientifiche, civili all’altezza delle sfide”.
“E’ proprio nel segno di nuove relazioni Europa-Africa progettuali e cooperanti – ha detto Stefano Rolando, che insieme a Georgia Cadenazzi assicura il riferimento alla rete italiana di amici di Maison Shalom – che si tratta ora di guardare ad un futuro sostenibile e programmabile secondo un modello diverso dalle retoriche tanto migratorie quanto colonialiste”.
La conferenza della rete internazionale di Maison Shalom – costituita dal nucleo più attivo degli operatori che affiancano Maggy Barankitse in Africa e da riferimenti nel mondo (presenti da varie parti: Lussemburgo, Belgio, Germania, Italia, Norvegia, Svizzera, Canada) – ha dunque fatto il punto sui 25 anni difficili e coraggiosi dell’organizzazione umanitaria (ma soprattutto di rigenerazione e conciliazione), nata in Burundi e poi spostata a Kigali in Rwanda, in vista dell’evento dei 25 anni di vita (ai primi di settembre a Kigali) ma anche guardando più avanti e formalizzzando quindi un “Comitè de reflexion strategique” che dovrà bilanciare il “fare” e il “comunicare” e soprattutto la qualità tecnica, civile, sociale degli interventi oggi mirati alla formazione e all’inserimento nel mercato del lavoro nei territorio con le necessarie risorse.