Lettere dalla Merica. Alabama/3 2019. E se andassimo verso un incruento colpo di Stato?

Paolo Giacomoni

Due mesi, questi ultimi, irti di novità e forse gravidi di conseguenze.
Secondo me ci si avvia a un colpo di stato, incruento, secondo la legge, ma sempre colpo di stato.
Bisognerebbe avere la penna di Curzio Malaparte per descrivere questa nuova tecnica di colpo di stato:
Da un lato il Presidente Trump in carica mette alla testa di molteplici “enti” federali, personaggi a lui fedeli col titolo di “direttore facente funzione”: in tal modo evita di doverli sottomettere all’approvazione del Senato, che nomina i Direttori di tali enti.
Dall’altro, con un bel colpo di mano tipico delle assemblee universitarie pre-68, il partito repubblicano ha fatto votare in Senato una legge che riduce da trenta ore a due ore il tempo da passare per esaminare i candidati ai posti di giudici federali, e continuare in tal modo il massiccio rinnovamento dei quadri della giustizia federale con giudici tutti scelti tra quelli ossequienti al partito repubblicano.
Il risultato non sarà, beninteso, di dare il potere politico a chi ha il potere economico, perchè siamo già in questa situazione. Il risultato sarà di trasformare un paese puritano e ingiusto ma libero in un paese bacchettone e xenofobo e sempre più ingiusto.
Viene in mente il colpo di Stato di Luigi Napoleone che aveva creato, anche lui, molti giornali anti-parlamento e nominato, anche lui, personaggi a lui fedeli ai posti chiave dello stato.
La situazione, direbbe qualcuno, è grave ma non seria…ma qui bisogna smettere di pensare che Trump è un imbecille. Si pensava che anche Luigi Napoleone fosse un imbecille, e Hindenburg pensava che Hitler potesse essere manipolato.
E qui bisogna capire chi sono gli elettori
E si deve riconoscere alla presidenza Trump di aver messo in evidenza, in due soli anni, alcune cose sull’America, che nè i fascisti nè i soviet avevano messo a fuoco in vent’anni di dittatura e quarant’anni di guerra fredda.
Siamo tutti d’accordo che l’America è un’oligarchia plutocratica, come lo dicevano i fascisti. E siamo anche d’accordo che l’America è la Gran Prostituta dell’Apocalisse, come lo dicevano i comunisti. Ma con Trump appaiono nuove caratteristiche sociologiche: questo è un paese di frustrati ed è un paese di settari, ed è anche un pese di settari frustrati, e lui ci gioca a perfezione.
Vedamo un po’
Non so se la TV ha mai trasmesso in Italia quella trasmissione di Trump: “L’Apprendista”. Bene, 25% dei cittadini vota per quel guitto che alla TV ha il potere di dire a un apprendista “Sei licenziatio!”. Lo vota, forse, perchè avrebbe voglia di licenziare il capo, il collega, il coniuge o il gatto, ma non lo sa nè lo può fare…e chi non sa nè può fare quel che vorrebbe, è un frustrato, o no?.
E poi ci sono i savonarola dell’igiene, le ibarruri del femminismo, i fra’ dolcino dell’ecologia che si ritrovano a sfogare le loro frustrazioni nel partito democratico che non si è ancora saputo liberare della pesante eredità strategica clintoniana, strategia che voleva che la somma delle minoranze facesse una maggioranza…dimenticando la cultura settaria associata alle varie denominazioni protestanti sbarcate su questi lidi nel XVII secolo.
Ed allora ecco apparire quella che io chiamo, per mancanza di migliori termini, l’armata brancaleone del partito democratico, in cui gli italo-americani non amano i neri, i black non accettano gli omosessuali, i gay non vanno molto d’accordo con i latinos, che per quel che li concerne trovano che la protezione dell’ambiente a scapito del loro posto di lavoro non è una soluzione viabile (vivibile?) e tutti dicono di amare gli ebrei perchè dire il contrario è proibito, tranne le donne che sono riuscite a rendere caduca la presunzione di inncenza quando un uomo è accusato da una donna di aver commesso “sexual harassment”….ed hanno avuto la testa di Al Franken e forse sono riuscite a metter fuori gioco Jo Biden, potenziale concorrente pericoloso per le Kamala Harris e Kirsten Gillibrand di servizio.
A volte manca lo spirito di squadra. Per dirne una, il Partito Democratico in Alabama è in mano ad un gruppo di potere black che, per una ragione o per l’altra, non ha dato aiuti finanziari ai candidati alle elezioni del 2018…risparmiando parecchie centinaia di migliaia di dollari. Visti i risultati in Alabama, si può pensar che qualche dollaro in più avrebbe potuto fare modificare il risultato per molti candidati democratici che hanno perso per una bazzecola di voti. Eppure no. Perchè? Non oso esporre le mie teorie, ma un po’ di razzismo alla rovescia appare di tanto in tanto nelle riunioni del nostro comitato escutivo della contea di Madison, Alabama.

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