h. 19.45
Partecipo – tra gli interventi che questa sera si succedono – ai rallegramenti per gli esiti della crisi di governo (ancora non conclusi e non del tutto acquisiti, cosa che va ben sottolineata) con un quadro che abbiamo immaginato e auspicato a fronte di una grave e progressiva crisi di conflittualità del quadro politico.
L’attenzione che i media hanno riservato, nel riferire le consultazioni sia del presidente Mattarella sia del presidente incaricato Draghi, alle coerenze di Emma Bonino è un segnale non casuale. E’ importante come ci si è arrivati, grazie alla paziente tessitura che il segretario ha svolto. E siccome si apre un periodo di assoluta crucialità è bene che la situazione interna di Più Europea si allinei ora a un certa etica disciplinata perché la concentrazione del segretario e dei parlamentari ora va assicurata sui punti che stiamo discutendo non sul terreno che Ennio Flaiano chiamava “minora praemunt”.
Vorrei parlare a questo punto del rapporto tra governo e partiti, tema finora rimasto un po’ in ombra. Esprimendo comunque un’adesione al filo di pensiero che Marco Taradash ha sviluppato poco fa.
Il cuore potrebbe ora andare all’idea che sia necessario un certo distacco tra decisioni e un sistema dei partiti che ha dato cattiva prova di sé.
Ma la ragione ci deve far riflettere sul fatto che anche Più Europa è un partito, in un sistema che ha la fiducia degli italiani che non arriva mai a superare il 6 o 7%.
Sappiamo bene che dopo la formazione del governo si apre un quadro di decisioni che riguardano 500 nomine importanti e il compito di selezionare i progetti destinati alla programmazione italo-europea contro la crisi e per “il futuro delle nuove generazioni”.
Che queste scelte siano tolte ad un certo “mercato” e portate nel quadro di un controllo di “interesse generale” non è cosa di poco conto. Ma non deve aprire un clima punitivo nei confronti del quadro politico perché non si generi l’idea che togliere di mezzo i partiti sia un interesse dell’Italia. L’interesse dell’Italia è parimenti di avere dei partiti rigenerati.
Credo che lo stesso presidente incaricato – che non è un “carabiniere”, non è un puro tecnico, viene da una formazione che è legata ad un’idea alta del ruolo dei civil servant, appunto con sentimenti “civili” – custodisca un pensiero non dissimile. E se ha pensato di dialogare con i partiti e i gruppi parlamentari vuol dire che ci sarà un punto di utile ibridazione nella formazione del governo, che si vedrà.
Ma è chiaro che se si chiede di rigenerare la capacità di governare i problemi acuti in agenda, come ho detto, si deve anche chiedere un percorso di rigenerazione parallela dei soggetti politici.
Ogni soggetto ha un problema. Alcuni addirittura problemi gravi. E in questo quadro, con modestia e orgoglio, anche Più Europa ha il problema di far maturare le alleanze e i programmi per generare il ruolo riformatore e realmente europeistico che nel quadro che si intravede potrà risultare una grande occasione e una grande responsabilità.