Contributo al convegno “Nitti, lo Stato, le riforme nella crisi del sistema liberale” (UniMi, 22 aprile 2021)

Stefano Rolando (presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”)

La gratitudine della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”, innanzi tutto, va ai colleghi dell’Università degli Studi di Milano (che è stata in lontani tempi anche la mia università) – in particolare alla professoressa Michela Minesso – e va insieme alla Fondazione Turati (con i suoi meriti nella ricerca e la valorizzazione del patrimonio delle culture politiche legate alla democrazia e al  riformismo); e alla Società per gli studi di storia delle istituzioni, animata dal prof. Guido Melis,  che hanno  – con Fondazione Nitti – creato le condizioni di questo evento.

Che non solo si colloca con ampio disegno di analisi e di interpretazione nel quadro di una agenda scientifica che non demorde rispetto alla restrizioni della pandemia, ma assolve anche ad un compito per noi importante: aggiungere, come volevamo, Milano al percorso compiuto – nel 2019 e nel 2020 – per dar vita alle iniziative ufficiali del centenario del governo Nitti.

Il Centenario è stato patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e, partito dalla Basilicata e poi da Napoli (nell’Università Federico II che fu l’ateneo di Nitti reputato professore di Scienze delle Finanze), ha avuto in Senato a Roma a fine 2019  il momento celebrativo più alto, introdotto dalla presidente Casellati, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, con prolusione ai lavori svolta dal presidente Giuliano Amato, nella sua veste di presidente dello stesso Comitato delle celebrazioni. Ma anche – con una sorta di coincidenza della storia – Amato come Nitti due volte presidente del Consiglio, ministro del Tesoro, ministro dell’Interno e fervente europeista.

L’evento di oggi ci porta – come era desiderio di tutti –  a Milano, non dimentichi di quel “Nord e Sud”, titolo nittiano del 1900, editato da Luigi Roux (“tu sei nato nell’estremo nord della penisola, io nell’estremo sud”, gli scrive Nitti nella prefazione di accompagno) e poi rieditato a cinquant’anni dalla sua morte, oggi integralmente in rete, con l’analisi di pugno di Nitti sulla ripartizione delle entrate e delle spese dello Stato nell’Italia, con lo sguardo al nuovo secolo in arrivo. Tema che Nitti considerava “un’opera di verità che contiene un pericolo vero, scritto per dimostrare che si deve avere fede nell’avvenire”.

L’apprezzamento che esprimo è ben condiviso dal presidente Amato che ha trovato “chiaro e organico” – cito tra virgolette – il programma di questa giornata.

  • Con i convegni in Basilicata (Potenza e Melfi) abbiamo raccontato la formazione di un giovane di raro talento e tuttavia di condizioni familiari modeste, pur connesse a valori ideali laici e patriottici, nato a Melfi nel 1868, che – per restare al tema Nord e Sud, a venti anni si mantiene agli studi a Napoli scrivendo per il Corriere di Napoli e per la Gazzetta Piemontese e che grazie a Giustino Fortunato entra i contatto con circuiti intellettuali di prim’ordine.

A venti anni pubblica controcorrente rispetto alle opinioni del tempo il saggio L’emigrazione italiana e i suoi avversari e a 22 anni si laurea in giurisprudenza con una tesi sul “Socialismo cattolico”. A 25 anni assume la direzione della rivista La riforma sociale (in cui si formeranno tante figure di rilievo, come Luigi Einaudi). A 31 anni è professore di Scienze delle finanze e diritto finanziario alla Federico II, autore di un manuale che ebbe fortuna internazionale. Fondazione Nitti ha acquisito a Melfi la casa natale di Nitti ed inizia la progettazione di un luogo museale moderno per raccontare come un figlio di quella terra e in quei tempi poteva arrivare ad essere uno dei protagonisti del dibattito europeo.

  • Con il convegno di Napoli – presieduto alla Federico II dal suo rettore prof. Gaetano Manfredi prima dell’esperienza ministeriale – si è valorizzato il posto del pensiero nittiano, della sua visione teorico-progettuale in un campo “liberale” che Nitti solcherà con ampia visione sociale e appartenendo alla piccola formazione del primo Partito Radicale.
  • Con la celebrazione di Roma al centro della discussione il suo percorso politico e istituzionale (al governo con Giolitti dal 1911, capo del governo nel 1919 in una certa presa di distanza dal giolittismo, pur conservando lo schema delle alleanze innovatrici che resteranno tuttavia bersaglio sia delle insorgenze dannunziane e fasciste a destra, sia di quelle della componente massimalista socialista che stavano per aprire le porte alla scissione di Livorno e al “faremo come in Russia”.

Il che – insieme alla crisi sociale post-bellica del Paese – costituirà la fine di una speranza di progettazione di un’Italia che il fascismo vanificherà e che se si fosse espressa – hanno detto gli storici italiani nell’occasione napoletana – avrebbe fatto connotare “un’età nittiana” distinta da quella che i manuali di storia rubricano abitualmente come “l’età giolittiana”.

Giuliano Amato al convegno di Roma ha paragonato la potenza progettuale di Nitti a un ponte gettato verso il futuro che a lungo non fu attraversato da nessuno. Un’ipotesi di Paese

trenta anni dopo. E con il contributo di nuove generazioni, quelle che hanno formato la nostra generazione.

Nitti morirà il 20 febbraio 1953, senatore della Repubblica fedele al suo collegio di Muro Lucano, dopo esser stato con vivacità membro dell’Assemblea costituente. E soprattutto dopo avere pagato un prezzo tra i più alti toccati alla cosiddetta classe dirigente liberale: venti anni di esilio e alla fine anche la prigione nazista. Che sorprese non poco l’uomo che – oltre a parlare le lingue dell’Europa, tra cui il tedesco – aveva sognato una pace giusta in Europa, da lui difesa a Versailles, con il solo sostegno di Keynes, temendo che la “pace ingiusta” avrebbe riproposto la questione tedesca all’Europa, come fu.

Quest’ultimo è il profilo che intendevamo svolgere in un incontro già progettato a Parigi e che la pandemia ha solo rinviato. E che – sulla scorta anche delle cose di sicuro interesse che questa giornata di Milano esprimerà – contiamo, insieme al presidente del nostro comitato scientifico Luigi Mascilli Migliorini che ha sostituito il compianto professor Giuseppe Galasso, di svolgere in autunno.

Grazie e buon convegno a tutti i partecipanti.  

Il convegno “Nitti, lo Stato, le riforme nella crisi del sistema liberale” (Unimi 22.04.2021), è stato videoregistrato e trasmesso in diretta da Radio Radicale. Gli interventi sono articolati in due sessioni:

Prima sessione: Antonino De Francesco (Università degli Studi di Milano), Stefano Rolando (Fondazione “Francesco Saverio Nitti”), Maurizio Degl’Innocenti (Fondazione di studi storici “Filippo Turati”), Guido Melis), Società per gli studi della storia delle istituzioni), Michela Minesso), (Università degli Studi di Milano), Giovanna Tosatti (Università degli Studi della Tuscia).
Seconda sessione: Antonella Meniconi (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), Dora Marucco (Università degli Studi di Torino), Paolo Passaniti (Università degli Studi di Siena), Gianni Silei (Università degli Studi di Siena), Massimiliano Paniga (Università degli Studi di Milano), Christian Satto (Università degli Studi di Urbino). 

Per accedere alla videoregistrazione

https://www.radioradicale.it/scheda/634821/nitti-lo-stato-le-riforme-nella-crisi-del-sistema-liberale

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