Congedi. Raffaella Carra’(18 giugno1943-5 luglio 2021)

Rai1 – non potrebbe essere altro – propone in prima serata una lunghissima compilation delle prestazioni-apparizioni-interpretazioni di una delle più autorizzate donne italiane ad entrare nelle case di tutti, anno per anno, mese per mese, domenica per domenica, per raccontare la televisione di massa, la televisione modernizzante, la televisione professionale, la televisione di transizione dalla pedagogia alla frammentazione.

Raffaella Carra’ ha fatto questa corsa con tutti noi, tutti abbastanza giovani finché di improvviso ci siamo ritrovati tutti abbastanza vecchi. E’ rimasta se stessa riecheggiando la nostra musica popolare, ma anche quella degli spagnoli o degli argentini. Insomma dei simil-italiani. Lei bolognese romanizzata, che ha cantato l’amore “da Trieste in giù’ e che ha capito di essere una professionista tra professionisti non una diva custodita in un tabernacolo.

Una cantante che ha capito il difficile spazio di essere un prodotto dei media del nostro tempo, la televisione innanzi tutto, viaggiando sempre sul crinale della buona televisione. Altre grandi cantanti italiane si sono concesse alla tv, rimanendo parti della cultura del teatro (la Vanoni) o della discografia (Mina).

Il tempo della Carra’ per queste regioni – compresa la forza compressa della pubblicità di cantare per lo più in rima baciata (una lunga estensione del tuca-tuca) – e’ stato lunghissimo. Ma ora che ha lasciato la scena ci pare quasi un lampo. Il non tempo e il non luogo di quel mezzo che in verità ci è parso in ogni tempo e in ogni luogo.

Ha giocato sempre in nazionale, con l’intelligenza di esserne solo una parte. Perché nessuno nella nazionale italiana, fatta di coriandoli rissosi e sentimentali, può essere altro che una parte.

La foto che segue l’avevo scattata un po’ furtivamente, stando vicino a loro nella Sala degli Arazzi della Rai, il 23 settembre del 2013 in occasione dei 90 anni di Sergio Zavoli. Lui di Rimini, lei di Bologna, venti anni di differenza ma in comune un grande pezzo di storia della televisione italiana.
Addio Raffaella. Con l’applauso affettuoso credo di tutti.

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