Stefano Rolando ( Presidente della Fondazione ”Francesco Saverio Nitti”)
Sud&Nord – Villa Nitti accorcia le distanze –Passaggio di fase
(24.6.2022)
Fondazione Nitti e Fondazione Merita affrontano questa seconda edizione di Sud&Nord con due ragioni di orgoglio e due ragioni di preoccupazione. Che – insieme ai saluti e ai ringraziamenti, entrambi forti e sinceri – mi incarico, di intesa con Claudio De Vincenti, di esprimere brevemente a cornice degli interventi di merito che il programma segnala. Interventi numerosi e assai qualificati.
- La prima ragione di orgoglio è di avere tratto dalla magnifica esperienza del 2021 qui a Villa Nitti la sostanza di una domanda da parte del perimetro costituito da chi ha accolto l’invito a fare emergere riflessioni, a mettere in evidenza fattori di crisi, a rielaborare proposte. Una domanda che ci ha indotti a lavorare su un tema che è al tempo stesso scientifico, politico e imprenditoriale: valutare in modo trasparente rischi e opportunità attorno al capovolgimento allusivo e in un certo senso sfidante del tradizionale titolo nittiano (che il migliore meridionalismo ha poi proseguito) cioè Nord&Sud. Ribaltamento come tutti sanno in Sud&Nord.
Ci riferiamo al perimetro dei decisori (appunto quelli politico-istituzionali e quelli di impresa), dei mediatori (il giornalismo e l’associazionismo professionale), degli analisti (la rete universitaria e di ricerca che si va fidelizzando).
La nostra risposta è stata quella di proseguire. Di non rinunciare ad un modello tanto ottimista quanto preoccupato. Di fare emergere potenzialità e vincoli. Di rispettare la visione del governo delle contraddizioni. Ma anche quella che sceglie di non censurare le divaricazioni e le disuguaglianze.
Con la partecipazione quest’anno anche dei sindaci simbolici della relazione Sud- Nord, cioè’ Milano e Napoli, insieme ai sindaci di territorio, a noi evidentemente cari, come i sindaci di Maratea e Melfi, per ampliare il capitolo delle filiere allargate del sistema delle decisioni, che e tema strategico per l’Italia e necessario in materia di relazioni tra i territori.
- La seconda ragione di orgoglio è di avere sfidato la continuità della crisi sanitaria e della crisi geopolitica – entrambe in corso – a condizione di tenere un punto di fasatura tra noi e gli interventi programmati purnella loro diversità, nel loro pluralismo di posizione e di analisi. Voglio dire fasatura e condivisione di metodo. Dedicare cioè la tensione culturale di questi incontri all’idea che la velocità e la qualità dello sviluppo del Mezzogiorno siano per l’Italia e per l’Europa una terza rilevante crisi strategica.
- Le preoccupazioni sono entrambe connesse alla riuscita di sfide.
- Una prima preoccupazione è evidente nel titolo scelto per questa seconda edizione. L’anno scorso era L’Umanesimo digitale, un tema propositivo – quello del grande cross disciplinare – imposto dalla pandemia.
Per quest’anno siamo partiti da un titolo narrativo più articolato, più carico di riferimenti. E siamo arrivati alla fine a un titolo scarno, responsabile, che crediamo vada alla sostanza dello spirito di condivisione a cui mi sono riferito. Quasi un titolo letterario, scarno ma evocativo. Senza certezze assolute. Passaggio di fase. Non è il titolo proposto da un’agenzia di comunicazione per “vedere – come si dice – l’effetto che fa”.
È il nesso tra le crisi segnalate (e forse altre) che rendono il terreno delle analisi e delle decisioni più viscido, perché, come dicono i matematici, la somma degli irrisolti allontana le soluzioni. Ma al tempo stesso l’espressione “passaggio” ci colloca nel senso della transizione e la parola “fase” delimita il processo. E ci autorizza ad aprire il dibattito.
- La seconda preoccupazione è generata dalla ripartenza di eventi e occasioni che vanno mettendo sotto i riflettori la questione meridionale (noi la chiamiamo ancora così, anche se rispettiamo gli abolizionisti), chi con le ombre degli irrisolti (che non smettiamo di ascoltare), chi con le luci delle volontà (logiche e inevitabili quando toccano alte responsabilità di governo, come è stato l’altamente partecipato meeting di Sorrento). L’espressione “Villa Nitti accorcia le distanze” tende a favorire – idealmente, culturalmente – un punto intermedio, diciamo al tempo stesso realistico, valutabile, argomentato. Non e’ cosa ne’ facile ne’ scontata. Ci sono i fautori dell’ accorciamento delle distanze. Ma ci sono anche i fautori dell’integralismo delle conflittualita’.
In gran parte il merito di offrire al dibattito valutazioni realistiche e argomentate non dipende, naturalmente, dagli organizzatori ma dal sapere e dall’esperienza dei relatori. Ai quali esprimiamo tutta la riconoscenza possibile, all’interno di questo semplice schema di responsabilità circa l’evento che si apre oggi.
Per il quale, con il supporto delle istituzioni e del quadro di imprese che fanno parte delle rispettive membership delle Fondazioni organizzanti, nutriamo oggi un convincimento consolidato. Quello di immaginare davvero la stabilità annuale di questo format, fonte di eventi mirati e di raccordo nel corso dell’anno per i quali Villa Nitti rilanciata va predisponendosi.
Ci sono molti modi per discutere oggi di Mezzogiorno.
Difficile incrociare in un unico evento tutte le tipologie. Ognuna ha il suo posto nell’analisi e nelle argomentazioni delle proposte. Quello storico, quello statistico-comparativo, quello che si attiene agli andamenti, quello che fa emergere la progettualità, quello che entra nel vissuto sociale, quello tende a far riconoscere le volontà politiche, quello che legge le metafore culturali ed artistiche. Quello che al giorno d’oggi indaga processi reali e processi apparenti, o per meglio dire ciò che è e ciò che appare. Eccetera.
“Villa Nitti accorcia le distanze” ha un vincolo in questo suo logo. Il vincolo è che per noi questa villa non è una “location”. È la casa di una grande personalità di un’Italia che sarebbe stata possibile e che per i cortocircuiti della storia ha dovuto rimandare di molto i suoi appuntamenti. Una casa di letture, scritture, incontri, confronti. Con al centro il Mezzogiorno, l’Italia, L’Europa.
Ecco. Un luogo che ha bisogno di tenere a mente i punti di partenza (quindi il tema delle radici dei processi non è per noi trascurabile). Ma che tende a verificare se i soggetti della decisione e quelli dell’argomentazione hanno convergenze utili all’interesse generale. Quanto alle radici storiche vive, questa Villa – un tempo popolata da una magnifica biblioteca (parte della quale farà ritorno in tempo per la prossima edizione) – espone oggi un breve promemoria, con dieci citazioni di ineludibili protagonisti della storia del meridionalismo. Che si intrecciano ad altre dieci citazioni – provenienti da “maîtres à penser” di tutta Europa attorno al destino comune europeo per il Mediterraneo. Grazie a chi vorrà dare uno sguardo e darci nuovi suggerimenti.
Grazie ancora ai presenti, ai connessi e – per la grazia che ci fa lo streaming e la diretta di Radioradicale, insieme a quelle di altri media come Il Sole 24 ore e il Mattino e dei siti delle due Fondazioni – ai partecipanti da remoto. Questa modalità mista sta diventando una logica per assicurare partecipazione in tempi più difficili e in condizioni logistiche più complesse. E noi ne facciamo volentieri tesoro.
Fatemi infine dire un grazie al magnifico team che lavora da un pezzo per questo evento. Sui contenuti, sull’organizzazione, sulla comunicazione e sulle tecnologie. Grazie a tutti.
