“Passaggio di fase”: tre giorni di confronti a Villa Nitti a Maratea sulle “distanze” Sud-Nord.

Una nota di sintesi scritta per il giornale online Il Mondo Nuovo

Emerge consapevolezza dell’incertezza degli esiti, insieme a qualche interessante convergenza.

Un’esperienza per stimolare un dibattito pubblico all’altezza delle poste in gioco.

Stefano Rolando

La tre giorni a Maratea – nella villa di Acquafredda che fu dell’ex-presidente lucano del Consiglio dei ministri Francesco Saverio Nitti – con sessanta relatori a misurarsi su avanzamento o arretramento del rapporto “Sud-Nord” (alla seconda edizione del programma appunto intitolato “Sud&Nord-Villa Nitti accorcia le distanze”)  è stata un banco di prova né burocratico né propagandistico, con molte verità emerse ma anche con momenti di convergenza che, nell’attuale fase di confronti con la pluralità delle note crisi, è quello che il Paese domanda alla propria classe dirigente. Questa mattina, con l’editoriale sul dorso “Economia” del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli (che ha introdotto e coordinato la sessione di apertura del Forum) completa il quadro vivace dei commenti dei principali media italiani. E nelle prime righe pone il tema dell’importanza di avere un dibattito pubblico all’altezza delle poste in gioco. “La sintesi più estrema – scrive de Bortoliè nelle parole di Antonio d’Amato a Villa Nitti a Maratea. Senza una ripresa del Sud – sostiene l’ex presidente della Confindustria – l’Italia non ce la farà a riprendere un cammino stabile di crescita. E in un’Europa sull’orlo della deindustrializzazione (in parte voluta ed è questo il vero dramma), il nostro Mezzogiorno rischia di essere un’occasione perduta anche per l’Unione. Insomma, lo sviluppo del Sud e la riduzione dei divari, non solo di reddito e occupazione, sono questioni centrali e strategiche dell’intera Europa. Ma a fronte di ciò la qualità del dibattito italiano su questi temi è di una povertà disarmante”.

Alle pareti interne della Villa, quasi per sostituire la magnifica biblioteca di Nitti sparita nel corso degli anni, dieci pannelli sono stati dedicati ai “moniti” di altrettanti grandi meridionalisti italiani e alle “riflessioni” di dieci grandi europei a proposito della strategicità del Mediterraneo. Due ambiti tematici naturalmente intrecciati nel programma. Le due nipoti di Francesco Saverio Nitti presenti all’evento, Maria Luisa e Patrizia, accolgono lietamente l’arredo. “Moniti lanciati verso il loro futuro” dice, moderando una tavola rotonda, Giampaolo D’Andrea. Oggi diventano parametri per misurare anche l’accorciamento delle distanze. Che nessuno disconosce, ma rispetto a cui il confronto tra istituzioni, imprese, parti sociali, fondazioni e atenei impegnati nelle analisi e nella ricerca ed esponenti di media “addetti ai lavori” in materia, ha provato questa volta a disincagliare dai rancori ovvero dagli stereotipi dei rispettivi massimalismi (la colpa è sempre dell’altro) tanto giudizi che cifre. Per far capire se – nelle conseguenze in vista per la crisi sanitaria, quella geopolitica, quella climatica e quella energetica – è ancora possibile allinearsi alle opportunità del PNRR per tentare di dimostrare che il Mezzogiorno – concepito come questione nazionale (copywright di tutte le citazioni alle pareti) – potrebbe dare segnali di “non essere per l’ennesima volta un’occasione perduta”.

Fondazione “Francesco Saverio Nitti” – che chi scrive presiede dal 2008 – insieme a Fondazione “Merita” di cui è presidente onorario Claudio De Vincenti, ex-ministro per il Mezzogiorno (e presidente effettivo Giuseppe Signoriello), hanno promosso con il sostegno di Regione Basilicata (presente con il presidente Vito Bardi)  e Cassa Depositi e Prestiti (presente con l’ad Dario Scannapieco e il direttore delle strategie Andrea Montanino) anche questa seconda edizione di Sud&Nord all’insegna di un titolo che voleva e doveva suonare come ambiguo: “Passaggio di fase”. Nel senso, che essendo al centro delle discussioni il concetto di “transizione” l’esito è palesemente incerto.

Lo spirito dell’approccio è quello che assomiglia a un’undicesima citazione tra quelle selezionate ma alla fine sacrificate ai centimetri dei pannelli, che il suo autore, Giuseppe De Rita, classe 1932, dunque quest’anno prossimo ai suoi 90 anni, partenendo dai suoi anni di avvio (Svimez, con Pasquale Saraceno), ha di recente compreso in un bel libro di riepilogo di scritti di una vita dedicati al Mezzogiorno italiano (Il lungo Mezzogiorno, Marsilio), per sottolineare che “non è l’economia che traina il sociale, ma il contrario. Per fare sviluppo occorrono processi di autocoscienza e di autopropulsione collettiva, non interventi dall’alto”.

Quindi approccio al sistema di luci e ombre: delle politiche, della capacità progettuale, dei coraggi di impresa, della qualità della mediazione della rappresentanza, della crescita di civismo e responsabilità collettiva, del sistema di formazione, dell’occupazione e dell’accesso al mercato del lavoro. Chi fosse più interessato a cogliere il preciso contenuto dei confronti su questi temi, rispetto a ciò che una modesta sintesi qui riferisce, trova naturalmente in rete la videoregistrazione dell’intero forum[1].

Alcuni spunti su interessanti convergenze.

La fotografia del Mezzogiorno oggi, fatta da Dario Scannapieco (ad Cassa D&P), è senza indulgenze: un terzo della popolazione italiana, ma un quinto del PIL e un decimo delle esportazioni nazionali; mentre al Sud lavorano la metà delle donne del resto del paese e la spesa sociale al Sud è metà del resto del Paese. Dunque, il paradigma Sud resta connesso allo schema rischio/opportunità.

Tuttavia un ministro all’altezza di una visione complessiva di lacune e potenzialità del sistema infrastrutturale, Enrico Giovannini, dialoga con le parti sociali, il vicepresidente di Confindustria Vito Grassi (la dg di Confindustria Francesca Mariotti presente in altro round) e il segretario confederale della CGIL Emilio Miceli, sollecitati da Giorgio Santilli (Sole 24 ore), sul filo sottile dello sguardo ai problemi irrisolti senza mai accedere al commento demagogico su questioni che stanno in piedi solo nella verticale tra esigenze e vincoli.

Il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo D’Errico tiene in dialogo serrato i sindaci di Milano e Roma, Beppe Sala e Gaetano Manfredi (era prevista la ministra Regioni e Città Maria Stella Gelmini, all’ultimo momento impedita ad intervenire). Si deve andare alle pagine gloriose dell’Illuminismo per trovare sintesi così nette tra le comunità e le problematiche di sviluppo di queste due realtà simboliche. Qui è prevalso il pragmatismo di approcci moderni, integrato da una visione non populista della domanda sociale.

Il raccordo – nella seduta di apertura – tra il Commissario all’Economia Paolo Gentiloni e rappresentanti del governo italiano in diretto dialogo con l’accompagnamento delle misure anticrisi tra Bruxelles e il Mezzogiorno italiano (40% delle risorse complessive destinate allo scopo), cioè Mara Carfagna e Enzo Amendola – accomuna i livelli di governo coscienti che inflazione, mercato del lavoro, rischio di recessione, dipendenza energetica e problemi di messa a terra della progettazione, non permettono “giochi politici” ma stretta concertazione che contenga al massimo la conflittualità Stato-Regioni (materia oggetto di vari interventi preoccupati, da esponenti di impresa come Antonio D’Amato a esponenti di esperienza politica e di governo come Anna Finocchiaro). Critico sulla “mancanza di visione” del PNRR il presidente della Svimez Adriano Giannola. Confidente sulla necessità di integrare misure economico-finanziarie e misure sociali il vicedirettore generale di Bankitalia Piero Cipollone. Roberto Torrini (economista di Bankitalia) ha segnalato 25 anni di arretramento economico dell’intero Paese per impreparazione nei processi globali “nel quale l’arretramento del Sud è più forte e le opportunità del Mediterraneo ci riguardano solo logisticamente perché quelle manifatturiere si spostano da ovest ad est con baricentro la Germania”.

Tra il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ed esponenti del sistema esperienziale dell’organizzazione intermedia dei processi formativi, si ascoltano linguaggi e obiettivi condivisi.

Ancora dal quadro di governo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha confermato i temi della prospettiva dell’integrazione con il privato e dell’azione di promozione del ruolo economico internazionale del nostro Mezzogiorno mentre il sottosegretario al coordinamento economico della PCM Bruno Tabacci ha ripreso la filiera di esperienze dai tempi della Cassa del Mezzogiorno a oggi per criticare l’insofferenza del regionalismo italiano in ordine alla necessaria centralizzazione degli interventi strutturali e per segnalare che il PNRR “non permette di concepire l’erogazione delle risorse indipendentemente dalla valutazione dei risultati”.

La rete dei contributi motivati da esperienze di imprese pubbliche e private, da organizzazioni sociali e atenei con ricerca che agisce sulle valutazioni delle politiche pubbliche (tra i contributi significativi i professori degli atenei napoletani Lucio D’Alessandro, Luigi Mascilli Migliorini,  Amedeo Lepore e di altre università, come quella della Basilicata, con la prorettrice Patrizia Falabella e l’ex-rettrice Aurelia Sole) non è qui sintetizzabile, ma ha certamente arricchito i sostenitori delle “opportunità” rispetto alle legittime constatazioni dei “rischi”. Nel campo della cultura, della creatività e dello spettacolo (dialogo tra Laura Valente, Claudia Ferrazzi e Francesco Giambrone, già sovrintendente del Massimo a Palermo, ora all’Opera di Roma) l’agenda parte dal potenziale di grandi tradizioni, ma il confronto con la modernità ricolloca questo ambito nelle stesse criticità di sistema. Con un punto cruciale di carattere generale – che si staglia a fronte della disponibilità finanziaria del PNRR – che il citato editoriale di Ferruccio de Bortoli coglie fin dai titoli: “Per ricucire il Paese il PNRR aiuta ma non basterà. Più privato, meno assistenza”.

È evidente che andando l’Italia verso un confronto elettorale decisivo per la continuità o la discontinuità della condizione di approccio al tema dei divari e delle divaricazioni strutturali del Paese, il rischio di banalizzazione, retorica, distacco dalle tessiture che si vanno esprimendo, può chiaramente riallineare il tema del Mezzogiorno italiano alle sue spaesate dispersioni (compresa quella di passare da un giorno all’altro dal peso della globalizzazione alla morte della globalizzazione, come ha osservato Paolo Gentiloni).

Al contrario è anche possibile che l’evidenza della crisi geopolitica, emersa anche con la guerra in Ucraina, consolidi l’idea degli interessi italiani coincidenti con una visione strategica (economica, infrastrutturale e culturale) della dimensione mediterranea, in cui la condizione obbligata è il protagonismo del Mezzogiorno.

Tra quanto è emerso a Villa Nitti e non è qui ulteriormente sintetizzabile e quanto potrebbe essere raccolto dal dibattito per future edizioni e anche iniziative intermedie, si allega la nota di sintesi delle conclusioni del Forum, che non ha avuto molta fortuna mediatica ed è quindi una integrazione “inedita” a questa nota forse utile.

Sud&Nord – Villa Nitti accorcia le distanze (24-26 giugno 2022) Passaggio di fase Conclusioni dei lavori (Maratea – 27.6.2022) – Al termine delle tre giornate di “Sud&Nord -Villa Nitti accorcia le distanze”, nella seconda edizione dedicata al tema “Passaggio di fase”, Stefano Rolando (presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”) e Claudio De Vincenti (presidente onorario di Fondazione Merita) hanno concluso i lavori a cui hanno contribuito 60 partecipanti tra  relatori, moderatori e testimoni di casi, con un programma articolato nelle analisi dei fattori di crisi e di frattura, nella discussione sui principali cantieri (centralmente il PNRR) e nella ricerca di convergenze e ricomposizioni. Stefano Rolando (Fondazione Nitti) ha collocato il modello della discussione di Villa Nitti “nell’ambito dei contributi indipendenti al dibattito pubblico di qualità attorno ad alcuni irrisolti strutturali italiani”, osservando che di esso c’è bisogno “come c’è bisogno di più governo della spiegazione, argomento che comprende anche un diverso coinvolgimento dell’opinione pubblica sul PNRR”. Ha segnalato che la direttrice principale dell’approccio all’accorciamento delle distanze resta quello sugli aspetti economici, produttivi, finanziari e occupazionali, “ma di parallelo e non secondario rilievo vi è l’analisi dei cambiamenti e, al contrario, del protrarsi degli stereotipi in materiale sociale, culturale, educativa e della stessa rappresentazione della tematica”.  Ha poi segnalato che se è vero che la questione meridionale è questione nazionale “è stato più volto ricordato che ci sono aspetti indelegabili nelle mani dei meridionali”. E ha ricordato (a fronte della crescente astensione elettorale) che “tra questi vi è il potere elettorale, l’importanza di alzare la soglia del civismo e della proattività civile e imprenditoriale, il riportare in agenda la cultura della manutenzione”. In conclusione: “Dal dibattito ci vengono indicati temi di approfondimento per il futuro fin qui poco approfonditi: la qualità dei servizi pubblici e l’efficacia della P.A; la capacità delle Università meridionali di operare in rete cooperante; la necessità di liberare una parte della produzione culturale e creativa dalla dipendenza nei riguardi degli stereotipi”. Claudio De Vincenti (Fondazione Merita), ringraziando tutti i partecipanti, chi ha seguito da remoto le cinque contemporanee dirette svolte da RadioRadicale e importanti testate nazionali (Sole-24 ore, Mattino e Corriere Mezzogiorno) e chi ha operato per il successo del programma, ha segnalato come “più di una tavola rotonda ha trovato i linguaggi e le forme di una sostanziale convergenza di responsabilità, pur misurandosi in rappresentanza di realtà ben distinte”; ha portato alla ribalta il tema della prossimità e il ruolo dei sindaci “con il simbolico eccellente dialogo tra il sindaco di Napoli Manfredi e il Sindaco di Milano Sala”; ha ricordato che l’economia ha una centralità di analisi “ma senza un ripensamento strategico sulla scuola, sulle dinamiche demografiche, sulla condizione sociale e soprattutto femminile nel Sud, non si farà la quadra necessaria sull’accorciamento reale delle distanze”;ha preso in considerazione nell’evoluzione storica del tema “il persistere ancora rilievo eccessivo delle rendite di posizione”. “Importante in questa seconda edizione ricordare – ha aggiunto Claudio De Vincenti – che ha avuto uno spazio interessante il contributo di singoli imprenditori e manager (pubblici e privati) che misurano con realismo e pragmatismo i temi del dibattito”. Oltre al tema di discussione sulla Pubblica Amministrazione – ha concluso l’ex-ministro per il Mezzogiorno – “si dovrà affrontare centralmente ciò che è emerso in importanti interventi a proposito delle attuali strutture istituzionali e delle relazioni inter-istituzionali (in particolare Stato-Regioni) che presentano troppe difficoltà mentre ora serve una governance che dia certezze e compattezza all’attuazione della progettazione connessa al PNRR”.

[1] Sia sulle pagine Facebook della Fondazione Nitti e della Fondazione Merita, sia nell’archivio di RadioRadicale (che insieme alle dirette del Corriere del Mezzogiorno, del Sole 24 ore e del Mattino) ha creato un’ampia platea partecipativa:

Prima giornata: https://www.radioradicale.it/scheda/672076/passaggio-di-fase-sudnord-villa-nitti-accorcia-le-distanze-prima-giornata

Seconda giornata: https://www.radioradicale.it/scheda/672077/passaggio-di-fase-sudnord-villa-nitti-accorcia-le-distanze-seconda-giornata

Terza giornata: https://www.radioradicale.it/scheda/672078/passaggio-di-fase-sudnord-villa-nitti-accorcia-le-distanze-terza-ed-ultima-giornata

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