Il Mondo Nuovo – Il biglietto da visita

Stefano Rolando
Podcast n. 2 (25.7.2022)
Si sentiva nell’aria lo scalpitìo dei cavalli.

Si sentiva il nervosismo aggressivo, in vista di un’occasione per tornare finalmente sopra le righe.
Finalmente eccitati. Finalmente senza dover moderare gli aggettivi.
Andare alle elezioni, insomma, come alla curva dello stadio.
Ci sono momenti della storia in cui la discontinuità è tale che non avrebbe neppure senso viverla bisbigliando.
Ma ci deve essere una vera discontinuità.
Chessò…deve davvero finire il ventennio fascista; deve davvero crollare il muro di Berlino.
Da noi la posta in gioco era smetterla con il senso del dovere e della responsabilità.
Far finta di non sapere che l’Agenda Draghi non è il parto di ragioneria di un professore puntiglioso.
È un contratto che il Paese ha sottoscritto per stare in carreggiata e per acquisire condizioni di una difficile ma non impossibile ripresa e modernizzazione.
La solita storia del vento populista: i professoroni, i giornaloni, le parolone…
Meglio insomma dichiarare aperta la corrida.
Meglio cercare di ripiazzare il grosso dei peones senza competenze e spesso senza mestiere.
E in questa nota gag (“tenetemi, tenetemi, sennò lo spezzo!”) finora il Paese non ha nemmeno fatto sentire la gratitudine a Mattarella e a Draghi per i mesi di normalità operosa al servizio degli interessi generali.
Metti pure con gli errori che anche i grandi commettono in certi frangenti.
Ma restituendo dignità e speranza a tutti noi.
Soprattutto la speranza che i partiti politici su cui è fondata la democrazia parlamentare – quindi la Costituzione – abbiano il contesto e il modo di rigenerarsi e di ritrovare una soglia accettabile di fiducia.
Il modo con cui è avvenuta la rottura fa sembrare evaporata questa prospettiva.
E questo è grave per tutto il Paese.
Insomma, l’aria – oltre che irrespirabile per il caldo – si avvelena anche politicamente.
Qualche mese fa, sull’onda anche di molti riconoscimenti internazionali, le prime pagine dei giornali intitolavano “volano i progetti”.
Oggi quelle prime pagine intitolano “volano gli stracci”.