Congedi. Piero Angela (22 dicembre 1928-13 agosto 2022)

Per un paese ad alto analfabetismo funzionale come l’Italia la storia professionale di Piero Angela appartiene anche alla storia dell’impegno civile.

Stefano Rolando

Ho conosciuto Piero Angela all’inizio degli anni ’80, quando era attiva la mia stretta collaborazione con Sergio Zavoli, primo presidente della Rai arrivato ai vertici dopo quarant’anni di carriera interna iniziata come cronista, come suo assistente per i rapporti istituzionali e culturali.

Piero Angela e Sergio Zavoli (foto dell’archivio Istituto Luce)

Entrambi avevano fatto parte del nucleo del giornalismo radiofonico che aveva preceduto la nascita della televisione (1954). Dunque tra loro, un rapporto di colleganza strettissimo e, in tutta la vita, anche di stima reciproca.

Li avvertivo anche nelle diversità. Uno torinese, l’altro romagnolo. Un cultore di immaginari simbolici con tendenza alla narrativa e alla poesia e un professionista razionale appassionato di jazz e che troverà nella divulgazione scientifica la sua via.

Credo che – come si usava allora nel giornalismo radiotelevisivo in cui l’università era la “bottega” –  che entrambi al tempo non avessero finito gli studi. Sommersi poi nella vita da lauree h.c. Piero Angela, tuttavia, potrebbe aver conseguito un titolo nel campo delle scienze naturali, cosa di cui non ho diretta traccia.

Politicamente entrambi antifascisti, Angela con eredità pedagogica paterna, Sergio seguendo il filone della cultura sociale della Romagna (quelli che Mussolini lo avevano conosciuto bene e da vicino, parlo di Nullo Baldini e altri come lui, fondatore della cooperazione italiana). Da qui l’approdo socialista di Sergio Zavoli mentre Angela non aveva una appartenenza esplicita se non per essere un agnostico dichiarato. Di lui si ricorda il fervido sostegno a Enzo Tortora nella terribile storia giudiziaria in cui si trovò coinvolto. E altri episodi di prese di posizione in materia di diritti civili.

Per cogliere un retropensiero da un suo libro A cosa serve la politica, edito da Mondadori nel 2012, se ne vede la razionalità di chi crede alle istituzioni, allo spirito di servizio e al coordinamento del “buon andamento” della società e dell’interesse generale.

Si sarebbe detto una posizione “ciampiana” e, con riferimenti più recenti, “draghiana”.

Di quell’inizio degli anni ’80 ricordo proprio il distacco dal suo giornalismo generalista (era conduttore del Tg2) nella scelta dell’indirizzo specialistico, cioè quello del documentarismo di divulgazione scientifica.

Infatti, Quark (titolo tratto dal vocabolario della Fisica) ebbe inizio proprio nel 1981 e il debutto fu naturalmente occasione di un infittirsi di informazioni, scambi e colloqui tra i due ex-colleghi, uno rimasto nella trincea del “prodotto”, l’altro salito ai vertici dell’azienda.

In occasione della scomparsa di Sergio (4 agosto 2020), Piero Angela fece un bel ritratto dell’amico ed ex-collega, dispiacendosi di una certa rarefazione di rapporti nel corso del tempo. Ma in realtà facevano parte di un vero e proprio “clan invisibile”, non immenso ma neanche così sparuto, costituito da “coloro che avevano fatto la Rai”. Essendo tutti consapevoli di questa epica, tutti alle prese con tante cose da fare anche in età avanzata e tutti sapendo che quello d’origine era un legame fortissimo.

Uno se ne va oggi a 93 anni, l’altro due anni fa a 96. A riprova che se si vuol vivere non si deve smettere di lavorare.

La Repubblica italiana ha dato a Piero Angela la sua più alta onorificenza, quella di Cavaliere di Gran Croce, un po’ in ritardo, nel 2021. Nell’occasione feci due paroline in rete, per segnalare il mio “finalmente” (ma, a onore del vero, nel 2004 era stato fatto un primo robusto passo con il conferimento del titolo di Grande Ufficiale al Merito della RI).

La sua vasta opera di divulgazione è parte di un approccio in un certo senso britannico ad un modo di fare media e tv. La comprensione perfetta dell’equilibrio tra parola e immagine. La gestione linguistica per allargare le audience senza mai scendere nei livelli della banalizzazione. Il controllo delle fonti e delle citazioni. E, per tutta la vita, una costante battaglia contro le pseudoscienze, grande anticamera metodologica del combattimento odierno nei confronti della falsificazione e della manipolazione divenuto uno dei fronti da cui passa l’intera credibilità di una testata o di un ente televisivo. Per un paese ad alto analfabetismo funzionale come l’Italia la storia professionale di Piero Angela appartiene cosi anche alla storia dell’impegno civile.

Due annotazioni conclusive. Angela ha ritenuto anche di riconoscere un autoritratto inedito di Leonardo Da Vinci. E c’è un asteroide scoperto da astrofisici italiani che porta il suo nome.

Come è noto anche suo figlio Alberto – ottimo continuatore – porta il suo nome.

Ancora una immagine

Valerio Galbiati mi manda – dopo la pubblicazione di questa nota – questa fantastica foto. Piero Angela intervista Fausto Coppi in un contesto in cui non manca niente. L’inusuale e occasionale postura dell’intervista. Lo sguardo leggermente malinconico del Campionissimo. La felicità professionale del giovane cronista. Gli organizzatori del ciclismo dell’epoca in grisaglia e cravatta (tra i quali, in primo piano, il patron del Giro Vincenzo Torriani, come mi fa notare su Facebook Giancarlo Governi). l’appuntato dei Carabinieri (d’obbligo), la maglia da campione del mondo (vinta nel 1953, quindi la data – che non c’è nella foto – è nei dintorni). La scritta Bianchi (che Coppi indossa dal 1946 al 1955, poi per due anni correrà con la squadra Carpano e nel 1958 ancora con la Bianchi, chiudendo infine nel 1959 con la Tricofilina). Insomma l’insieme ci fa propendere che sia il 1954, giusto l’anno in cui nasce la televisione e in cui ancora Piero Angela era in radiofonia. Come Sergio Zavoli. Poi arriverà la scienza piuttosto che la storia. Ma al tempo un giornalista era su “tutto”. E il ciclismo era una metafora stessa dell’Italia. Fantastica foto.

Da ultima Gigetta Fuiano Squeri manda il responso: è il 1954, è radio, è il Motovelodromo di Torino.

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