Al termine delle primarie (nella campagna elettorale in Lombardia tra il 2012 e il 2013) scrivemmo, Umberto Ambrosoli ed io, una cronaca di quel percorso che venne poi pubblicata dall’editore Sironi con il titolo “Liberi e senza paura“.
Si chiese la prefazione a Ermanno Olmi, a cui ci legava amicizia e nel mio caso anche una antica frequentazione professionale nel mondo del cinema e della televisione. La scrisse subito e la mandò da Asiago. La ripubblico qui, oggi, appena giunta la notizia della sua scomparsa , ricordando un grande regista e un italiano “libero e senza paura”.
Alla cortese attenzione del Comitato Ambrosoli
Lettera a Umberto Ambrosoli
Caro Umberto, sono le cinque del pomeriggio del 12-12-12, il fatidico giorno della fine del mondo secondo la profezia dei Maya. Dalla finestra della mia casa di Asiago guardo il tramonto di una limpida giornata di sole. Vorrei saper descrivere come lo sanno fare solo i bravi scrittori la meraviglia di questi istanti. Il cielo sopra di me è già preda della notte ma ancora, oltre l’ultimo profilo delle montagne, uno squarcio di rosso fuoco mi fa pensare a come potrebbe davvero cominciare la fine del mondo. Per nostra buona sorte, questo è soltanto un bellissimo tramonto che chiude una delle tante sere della nostra esistenza e domattina tutto ricomincerà daccapo.
Ma ogni giorno non è mai uguale all’altro e io, disponendomi alla speranza, mi attendo, già a cominciare da domani, belle sorprese, annunci di novità, e tanti accadimenti che volgono al buon vivere.
Quel che stiamo attraversando in questo momento della nostra storia, ci ammonisce sul rischio di sprofondare nel crollo devastante di sistemi, di economie e culture autodistruttive come lo sono i profitti basati su criteri esponenziali dei consumi. Diventare ricchi producendo povertà.
Ma una povertà ancora peggiore di quella economica è la perduta dignità. Il paesaggio reale profanato da rifiuti e veleni è l’immagine del “paesaggio morale” di cui questa società è responsabile. E nessuno si meraviglia più di niente. Ma non dovevamo indignarci?
Adesso possiamo solo vergognarci.
Infatti, c’è qualcos’altro ancor più grave che ci giudicherà chiedendoci conto di cosa abbiamo fatto. Adesso abbiamo bisogno di persone per bene che accettino la sfida di intraprendere un progetto di nuovo rinascimento.
Caro Umberto, in questo clima natalizio dove la povertà può essere una virtù, noi tutti sentiamo il dovere di ringraziarti per aver accettato il compito degli uomini buona volontà nel recuperare il valore dell’onestà di cui i furbi si fanno beffa.
Tu hai avuto un padre eroico che si è sacrificato per aver testimoniato la sua fiducia nella legalità, primo fondamento di ogni società civile.
Noi non possiamo più permettere che si ripetano tali delitti e per questo non ti lasceremo in solitudine come lo fu tuo padre. Ti staremo tutti intorno e tu potrai contare su di noi qualvolta lo chiederai e anche se non lo chiederai perché siamo tutti responsabili dei nostri comuni destini.
Tuo, Ermanno Olmi
Asiago, 12 dicembre 2012