Mauro Tartaglia. Due libri postumi a cinque anni dalla scomparsa.

Centro culturale Nitti – Melfi 8 ottobre 2022 –

Testo predisposto per introdurre la presentazione dei due volumi di Mauro Tartaglia Dizionario e Zibaldone del dialetto di Melfi, Osanna edizioni, 2022

Stefano Rolando (Presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”)

Con Mauro Tartaglia (1935-2017) e il figlio Gianluca (nel 2013)

Melfi 8.10.2022 – A cinque anni dalla scomparsa di Mauro Tartaglia, la sua (e quindi nostra) comunità melfitana si ritrova al Centro culturale Nitti, in una sala piena come quelle pazientemente tessute e predisposte dallo stesso Mauro per una infinità di eventi.

Oggi per ricordarlo nel modo più bello e singolare con cui lui stesso si è voluto far ricordare. Due corposissimi libri – un dizionario e uno zibaldone – riguardanti il più ampio, analitico, dettagliato viaggio attorno al dialetto di Melfi, redatto nel corso di tanti anni, attraverso migliaia di piccolissimi scrittini, frutto del suo studio e soprattutto della sua consultazione di una grandissima quantità di testimoni e portatori di saperi vivi[1].

Vivi finché c’è la vita degli uomini e delle donne, ma poi poco codificati in scritti e studi. Quelli che con questi due libri, editi da Osanna e curati in modo sapientissimo da Patrizia Del Puente, Mauro ha voluto completare un lavoro portato avanti nel tempo e con altre precedenti rilevanti pubblicazioni.

Scrivere libri è sempre svelare un po’ noi stessi. A volte è la nuvola in cui depositiamo sogni, speranze oppure velleità, qualche volta persino rancori.  A volte però è il nostro modo di migliorarci.  In qualche caso è, al contrario, il nostro modo di espellere lati oscuri. In ogni caso affidiamo abitualmente alla scrittura il trasferimento di cognizioni ed emozioni.

A vedere la compenetrazione tra lo studio di un pedagogista civile come Mauro e il coro sociale che i volumi esprimono si capisce che la ragione essenziale qui è rappresentata da un atto di generosità e di restituzione proprio verso la città amata e verso la sua comunità.

Infatti, a vedere l’impianto, il retroterra, il laboratorio di analisi, la meticolosa raccolta di casi, questi due libri sono anche il diario di una vita. Che conteneva, riguardo all’autore, radicamento identitario, senso profondo della comunità e della sua tradizione, valori simbolici unificanti – come lo è la lingua, prima ancora dei più noti fattori valoriali – ,  approccio al tempo stesso di custodia e di valorizzazione.

Questi, se vogliamo, sono stati i codici di vita di Mauro Tartaglia – come ho detto, prima di tutto un educatore con cultura centrale pedagogica – coinvolto comunque nelle grandi cause identitarie del nostro tempo, civilmente e politicamente appassionato e al tempo stesso capace di scegliere una parte e di conservare indipendenza. Mauro fu anche amministratore di questa città, con la delega per lui decisiva all’Istruzione e poi anche vice-Sindaco.

E’ evidente che nel tempo – crisi della politica, ibridazione dei territori, impoverimento delle rappresentanze e delle classi dirigenti – Mauro era diventato paladino della manutenzione. Con la M maiuscola, legando ciò il patrimonio materiale e immateriale. In entrambi i casi da intendersi come un “patrimonio simbolico” a cui dedicarsi per salvare e perpetuare senso di appartenenza e radici.

Con questa cifra ci siamo conosciuti e abbiamo fatto amicizia. Era la metà circa degli anni ’90. Verso la crisi, che sarebbe stata profonda della prima Repubblica, quella che ci ha formato. Ma anche con alcune condizioni di degrado. Nel Mezzogiorno in generale e persino nella ben tenuta città di Melfi che aveva proprio il suo patrimonio storico e artistico in condizioni precarie mentre arrivava nell’economia del territorio la più moderna e robotizzata fabbrica di automobili che faceva capo alla Fiat.  Una contraddizione che doveva fare i conti con la sua cultura nittiana e con le istanze di progresso, di educazione popolare, di equilibrata trasformazione, da accompagnare sempre con un riformismo di profondità.

Per Mauro, a quel tempo e poi negli anni a venire, la manutenzione materiale riguardava molti “oggetti”: il Centro Nitti in dissesto, la casa Natale di Nitti da recuperare e valorizzare , soprattutto il Castello che aveva immensi problemi di rigenerazione. Ma aveva riguardato anche le infrastrutture sportiva ed educative. Su questi obiettivi facemmo il nostro patto, creando prima l’Associazione e poi la Fondazione Nitti, anche intese come soggetti di un certo presidio.

A Mauro stava a cuore – è chiaro – con pari valore e pari energie profuse anche la manutenzione simbolica e immateriale. Materia  in cui si colloca  la ricerca di continuità ideale di figure importanti spesso rimasti senza eredi  (come lo è stato per Mauro il melfitano Francesco Saverio Nitti)  e – per tutta la sua vita – in questo tratto di vero impegno senza discontinuità si colloca  il suo grande e prolungato impegno sulla cultura delle lingue, dei linguaggi e dei dialetti. Attorno a cui vari anni fa curammo una vera e propria collana di pubblicazioni presso l’editore Franco Angeli. Sempre ricordando che Mauro ha avuto attorno quotidiana una magnifica donna, a sua volta educatrice, Marisa, e i loro tre figli, Roberta, Nicola e Gianluca, oggi qui con le loro famiglie.

Per gestire con esiti certi entrambi questi fronti, il patrimonio materiale e quello immateriale,  è necessario saper dialogare con una comunità che a sua volta su questa materia dà risposte:  comprende, crede, sostiene.

Da qui l’evidente impegno civico, che è stato di Mauro e che ha trovano nessi in una comunità che negli anni recenti ha anche fatto grande trasformazioni. Penso alla qualità sociale, al recupero dell’urbanistica, all’enogastronomia. Sono i fondamenti dell’antico e del nuovo civismo, che è stato fenomeno compreso e accompagnato dalle giunte comunali, pur di diverso posizionamento, che negli anni si sono succedute. Tanto che non è un caso che, nella gremita nostra sala di oggi, vi siano, oltre agli amministratori attualii, anche tre ex-sindaci della città, mi riferisco a Peppino Brescia, Ernesto Navazio e Livio Valvano.

Il congedo con Mauro avvenne nel 2017, la cerimonia in Cattedrale. E già in quell’occasione ci ritrovammo con questo genere di pensieri. Lessi, a un certo punto, un brano di una lettera che avevo scritto per gli 80 anni di Mauro, solo due anni prima. Un brano che fa sintesi delle cose che ho provato a dire qui e che per questo, per concludere, mi permetto di rileggere in questa occasione.

Quando mi accorgo che l’agenda mi insidia e le distanze logistiche sono un freno oggettivo, mi viene da ridere pensando a come Mauro ti incoraggia abitualmente ad essere un commensale attivo e non rinunciatario: “poco poco”. Come dire, non ti venga in mente di pronunciare la parola “niente”. E questa è – lo sappiamo bene – una metafora che si riferisce alla nostra incompiuta, che riguarda i progetti e gli impegni della Fondazione Nitti. Un’opera civile degna, ma ancora con troppe cose da completare. Mauro non ti consente la dieta vegana e non ti consente di accontentarti di una “Pietà Rondanini”. L’abbozzo di un’opera che lascia ai posteri il suo completamento. Questo non è il genere d’opera d’arte che preferisce. Quando credo di aver fatto il mio dovere sul nostro modesto ordine del giorno, lui torna immancabilmente alla carica con le sue più grandi incompiute: il Castello, la Scuola, la Manutenzione (con la m maiuscola), la Memoria (anche essa non riservata alle stupidaggini), il suo rapporto con il Genius Loci.  Da vent’anni Mauro è coerente con le battaglie che aveva fatto anche nei venti anni precedenti, nei quali aveva fatto le stesse battaglie che nei venti anni ancora precedenti. E non retrocedo ai suoi primi vent’anni perché mi auguro invece che da ragazzo qualche cazzata l’abbia fatta, qualche perdita di tempo l’abbia appassionato (un po’ di figli insomma li ha fabbricati, o no?). Insomma una personalità coerente. Così lo conosciamo, così l’apprezziamo, così gli vogliamo bene”.


[1] Mauro Tartaglia, vol. 1 Dizionario dialettale di Melfi – vol. 2 Zibaldone dialettale di Melfi, a cura e con introduzione di Patrizia Del Puente, prefazione di Stefano Rolando, Osanna edizioni, 2022 – La videoregistrazione dell’evento di presentazione: https://www.facebook.com/watch?v=793053875346582

–             


Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *