Podcast n. 17 – Il Mondo Nuovo – Lunedi 7 novembre 2022
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Buongiorno, sono Stefano Rolando,
con il mese di ottobre – appena concluso – e la coda di novembre proteso verso il periodo natalizio il mercato editoriale, come tutti gli anni, fibrilla alla ricerca di modi di consolidare quel piccolo miglioramento di pubblico e di consumi editoriali che la lunga pandemia, colpendo altri consumi culturali (come lo spettacolo dal vivo) ha un po’ graziato. E il mese di ottobre ha guardato questa volta con molto anticipo e con preparazione all’agenda degli anniversari. Puntando – c’era da aspettarselo naturalmente – sul centenario del fascismo. In realtà un evento che nel linguaggio del cinema potrebbe chiamarsi “piano sequenza”, dal 26 ottobre al 16 novembre
Oggi gli storici parlano di grande (e riuscito) bluff giocato da Mussolini, che non marciò su Roma in prima persona, ma assistette a Milano all’evolversi della situazione (pronto a rifugiarsi nella vicina Svizzera in caso di insuccesso) che arrivò nella capitale qualche giorno dopo.
La marcia, inoltre, non durò un giorno solo, ma diversi giorni: dal 26 al 30 ottobre. In quell’ottobre piovoso del 1922 a capo del governo c’era Luigi Facta, che per Mussolini era un personaggio ininfluente: “Quando lo vedo mi viene voglia di tirargli i baffi” diceva. L’obiettivo di Mussolini era di estrometterlo e ottenere la guida del Paese forzando la mano al re, Vittorio Emanuele III, che avrebbe dovuto decidere, durante lo svolgimento di quella manifestazione eversiva, se cedere alle pressioni dei fascisti e incaricare Mussolini di formare un nuovo governo o dichiarare lo stato d’assedio, rischiando la guerra civile.
La marcia iniziò il 26 ottobre, stabilendo a Perugia il quartiere generale dell’iniziativa. Da qui i quadrumviri nominati qualche giorno prima da Mussolini coordinavano le operazioni. Alle 6 del mattino del 28 ottobre il governo dichiarò lo stato d’assedio, ma il re (alle 8 e 30) si rifiutò di controfirmarlo e Luigi Facta si dimise.
Il Paese in realtà era senza governo e fuori controllo. Mentre le camicie nere entravano nella capitale, minacciando di occupare i ministeri, Mussolini fu convocato dal re. Giungerà a Roma il 30 ottobre (viaggiando in treno, in vagone letto). Solo allora il re gli conferirà ufficialmente l’incarico di formare un nuovo governo di coalizione.
Un pezzo non marginale della politica governativa italiana pensava che appunto mettendolo in coalizione Mussolini si sarebbe accontentato e la fiammata di ottobre si sarebbe spenta in sei mesi. Addirittura si immaginò un ennesimo ricorso a Giolitti con Mussolini suo vice. Non andò così. Sommando impreparazioni e calcoli miopi la Corte e la politica spianarono la strada a un vero progetto di eversione.
Il 16 novembre Mussolini si presenterà a Montecitorio con l’ormai famoso discorso del bivacco: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto“.
Dai cinegiornali Luce di qualche anno dopo: https://www.youtube.com/watch?v=50f-KY2YM9M
Dal minuto 0.36 a 1.43

Ecco, questi i fatti storici.
E oggi, cento anni dopo, la televisione e l’editoria fanno a gara in quella specializzazione che va sotto il nome di “giornalisti storici del presente”.
Ed è proprio il libro – apparentemente in disarmo – a svolgere in questo caso il ruolo trainante della rappresentazione dell’evento storico. Che è appunto il tema del “biglietto da visita” cioè di questa nostra rubrica di podcast Libri nuovi e in riedizione, edicole in appuntamento “panino” – come si diceva una volta dei supplementi – in accoppiata con volumi in lunga serie. Librerie con ampie riorganizzazioni delle vetrine e dell’accomodamento “di piatto” dei libri in uscita.
Circuiti digitali poi naturalmente con una lievitazione diffusa per ogni aspetto del tema. La sola espressione “marcia su Roma” ha oggi 215 mila risultati e, a prima vista, 400 prodotti commerciali in catalogo disponibili. L’espressione “centenario delle camicie nere” ha 35 mila risultati mentre il prodotto specifico su e-bay consente consegne immediate. Leggo l’annuncio: “Camicia Nera/Fascismo su eBay. Con spedizione rapida, gratuita e senza abbonamento. Più del 80% dei prodotti è nuovo e a prezzo fisso. Camicia Nera Fascismo… Imperdibili su Ebay”.
Con queste premesse passiamo all’inventario dei prodotti editoriali.
In edicola due pilastri della storiografia sul fascismo: Renzo De Felice con 14 volumi di Mussolini e il fascismo (già editati da Einaudi) ora – nessuno ha alzato una palpebra – con Tv Sorrisi e Canzoni. Emilio Gentile con 16 volumi di Storia del fascismo, in uscita bisettimanale, con Repubblica. Più raffinata è l’offerta del settimanale Internazionale: una vasta raccolta di articoli usciti sui giornali stranieri (è lo specifico della testata) un secolo fa tra agosto 1922 e la fine del 1923. Il titolo – mutuato da una fortunata serie televisiva di Sergio Zavoli – Nascita di una dittatura. Volume unico.
Per le librerie mi fa da guida un ottimo articolo di Gianni Santamaria su Avvenire del 27 ottobre (giusto il giorno prima) intitolato La Marcia su Roma invade le librerie italiane.
A mezzadria con i giornali sono infatti alcuni cavalli di razza del giornalismo italiano che scrivono lbri. Ezio Mauro, già direttore de La Stampa e de la Repubblica scrive L’anno del fascismo. 1922. Cronache della Marcia su Roma (Feltrinelli), in un lavoro condotto mese per mese sui giornali dell’epoca, consultando archivi – a partire da quello di Angelo Tasca – e nel dialogo con i lettori de la Repubblica, sul quale sono uscite periodiche anticipazioni del libro. Aldo Cazzullo, vicedirettore del “Corriere della sera”. Si evince già dal titolo (Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo, Mondadori) e dall’incipit: “Cent’anni fa, in questi stessi giorni, la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Uomo che – prosegue Cazzullo – ha ancora estimatori per quanto pochi, «ma non pochissimi. comunque troppi. Molti, ma non moltissimi gli antifascisti”. E ancora – e questa ondata di giornalisti che si fanno storici – Giorgio Dell’Arti che spiega La marcia su Roma (La nave di Teseo, intavolando un dialogo tra due interlocutori: uno che non sa nulla e l’altro che finge di sapere tutto. Marcello Sorgi, già direttore de La Stampa, del Tg1 e del giornale radio Rai, dedica al “caso Mura” il racconto di una donna che subì la repressione del regime, una scrittrice, Maria Assunta Volpi Nannipieri, in arte Mura: La scrittrice che sfidò Mussolini (Marsilio). Scrive su Avvenire Gianni Santamaria: “L’allora affermata, ma oggi dimenticata, scrittrice di romanzi rosa, rivale di Liala, venne infatti censurata per un romanzo, Sambadù, amore negro, che paradossalmente ricalcava gli stereotipi razzisti dell’epoca nel raccontare però di un a more tra una donna bianca e un uomo di origini africane. Una vicenda che si ammantò di intrigo per la morte della scrittrice in un incidente aereo sospetto, quasi come un Italo Balbo al femminile”.
Cazzullo, poi, si segnala per essere primo in classifica nelle vendite della saggistica. Mentre il terzo volume della serie ibrida, tra narrativa e storia, di Antonio Scurati M. Gli ultimi giorni dell’Europa (Bompiani) è sesto in classifica nella narrativa.
Nelle classifiche, per lato, sta anche la riedizione del libro edito l’anno scorso da Rizzoli che contiene l’autobiografia di Giorgia Meloni (Io sono Giorgia). Che è il crocevia di due storie, quella di cui stiamo parlando – in cui ha origine la vita politica della Meloni – e quella di cui sta parlando la stampa di tutto il mondo che è la limitata presa di distanza da quella radice da parte di chi è diventata premo ministro in Italia. E’ in uscita anche una biografia non autorizzata curata da SusannaTurco e pubblicata da Piemme che proprio su questo nesso trova gli spunti di indagine.
Alcune opere nuove appaiono monumentali. Comincio da Gianfranco Pasquino – politologo e studioso di chiara fama, di cui sono amico – che ha curato un imponente analisi collettanea sulla visione storiografica del fascismo in Fascismo. Quel che è stato, quel che rimane (Treccani, 438 pagine). Il curatore sottolinea come più che alla mancanza di una risposta alla minaccia fascista da parte di uno stato debole, ci sia stata – a spiegare il suo avvento al potere – una «volontà politica» di non reprimerne gli evidenti crimini, diversamente da quanto accadde in altre parti d’Europa. mentre David Bidussa ripropone gli Scritti e discorsi – dal 1904 alla morte di Benito Mussolini (Einaudi, 694 pagine). Sempre con protagonista il Duce è la proposta agiografica della casa editrice Alteforte, La mia marcia. Scritti e discorsi della Rivoluzione fascista (con introduzione di Fabrizio Vincenti e un saggio di Valerio Benedetti).
Vado in velocità su una raffica di altri titoli di qualificata saggistica.
Due saggi escono con Donzelli: Salvatore Lupo e Angelo Ventrone hanno curato Il fascismo nella storia d’Italia, che contiene saggi interessanti. mentre Luca Falsini ha scritto Nelle braccia del Duce.
Marco Mondini nel suo Roma 1922 (il Mulino), racconta che al suo arrivo a Piazza Venezia il presidente del Consiglio Benito Mussolini era in compagnia di Armando Diaz, duca della Vittoria, e dell’ammiraglio Thaon di Revel ministro della Marina nell’ omaggio al Milite ignoto con la piazza, piena di vedove e reduci, che intona la Canzone del Piave. Scrive Mondini: «Prodotto malsano della logica maniche a brutale della guerra totale, i fascisti erano ossessionati dal potere e dalla possibilità di redimere la nazione e di trasformare gli italiani anche a costo di sterminare tutti coloro che non erano con loro».
Le donne. Fasciste. Donne in marcia verso Roma 1919-1922 di Angelo Piero Cappello (Ianieri). Poi Mussolini ha fatto tanto per le donne. Le radici fasciste del maschilismo italiano di Mirella Serri (Longanesi),
Il dissenso. Il saggio Dissenso al fascismo, dall’Aventino alla caduta del regime, è stato scritto da Mario Avagliano e Marco Palmieri (il Mulino). Al dissenso interno al regime e a quello dell’antifascismo cattolico vanno ascritte le vicende del leader dei fasci campani Aurelio Padovani, raccontate da Gigi Di Fiore in Il gerarca che sfidò Mussolini (Utet) e del piacentino Francesco Daveri, esponente dell’Azione cattolica e del partito popolare, figura di spicco della Resistenza, attività per la quale fu deportato a Mauthausen dove morì nell’aprile del 1945, nel romanzo storico di Leili Maria Kalamian (L’avvocato di Dio, Le piccole pagine).
Federico Fornaro, saggista e politico (rieletto alla Camera nelle liste del Pd-Articolo 1), imputa l’ascesa del Duce proprio a Il collasso di una democrazia (Bollati Boringhieri), concentrandosi si in particolare sui limiti dell’azione della sinistra a quel tempo.
Ma si poteva anche evitare? È la domanda che chiude il saggio di Marcello Flores e Giovanni Gozzini Perché il fascismo è nato in Italia (Laterza). Sul ruolo giocato dalla crisi della democrazia ante 1922, dalla guerra, e dall’uso della violenza squadrista.
Per concludere questa rassegna – forse neanche esauriente, ma certo indicativa di un’ondata di cui credo sia stata misurata una certa domanda da parte dei lettori italiani (salvo che l’editoria italiana sia impazzita e si getti al buio nelle ricorrenze) – merita di indicare qualche argomento di ulteriore spiegazione che non avviene per qualunque centenario entri in agenda.
- L’incrocio in agenda – dopo il 25 settembre – del centenario dell’avvento del fascismo e del successo schiacciante alle elezioni (fino a salire al Quirinale per ricevere l’incarico di formare il governo) della leader del partito più allusivo rispetto a quell’avvento è, con evidenza, un primo argomento.
- Il secondo argomento – ho fatto già qualche cenno – è contenuto nel cosiddetto “uso pubblico della storia”, cioè l’individuazione di ricorrenze che hanno più potenziale di attenzione da parte dell’opinione pubblica per le modalità con cui storia e presente allungano reciprocamente i loro nessi.
- Il terzo argomento riguarda la scostumatezza con cui i giornalisti tendono a preferire di trattare recensioni e sostegni mediatici a libri scritti da altri giornalisti. Riducendo lo spazio degli studiosi di professione, in nome della non infondata migliore leggibilità dei testi. In questo caso il taglio più diffuso nello scaffale fin qui presentato è appunto quello narrativo
- Il quarto argomento costituisce l’altro taglio che talvolta si mescola altre volte si differenzia che è quello politologico, in cui appunto una parte importante dei contenuti dei libri qui ricordati si fondano sull’argomento della tensione che si tende a indurre nei lettori circa la riproponibilità, nel tempo, della storia.