Dall’esito delle elezioni del 25 settembre ho seguito con una certa attenzione – spesso sollecitato dalle testate a cui collaboro – la svolta politica che si è determinata. Quindi la formazione della coalizione di centro-destra, l’opzione della leadership del governo per l’esponente del partito più votato, cioè l’on. Giorgia Meloni, la profilazione del programma, il mandato, ll giuramento e l’insediamento parlamentare e poi via via il rapporto tra gli atti di governo e il contesto interno e internazionale e la ampia mediatizzazione degli eventi.Questi sono i riferimenti at testi scritti (o ai podcast, comunque trasferiti in forma scritta su questo blog), aggiungendo per ciascuno una breve citazione, un brano che tocchi almeno uno dei punti trattati in ogni testo.


Stefano Rolando
Articoli scritti su Giorgia Meloni e il suo governo – Riferimenti e alcune citazioni
Giorgia Meloni. La palla di vetro sulla tenuta di questa svolta. Dieci argomenti cruciali in agenda.
Stefano Rolando, sul magazine online Il Mondo Nuovo, 28.9.2022
- La qualità della classe dirigente. All’apparenza questo sembra il punto dolente. L’affrettato rastrellamento delle candidature elettorali non ha dato grandi soluzioni. E la pressione degli apparati per uscire dalle cantine sarà forte. Lega e M5S, in cui prevaleva la cultura del controllo di partito, non sono riusciti a gestire bene il fabbisogno di competenza, con risultati in alcuni casi catastrofici. Per ora alla porta di GM bussano le solite lobbies. Ma ci sarebbe bisogno di ben altro. E ci vorrà tempo per adeguarsi alle necessità di sistema. Se vedremo La Russa sottosegretario a Palazzo Chigi (il posto con super rango di ministro) e la Santanchè ministro dello Sviluppo economico vorrà dire che i prezzi interni restano alti.
Giorgia Meloni e il vocabolario di governo
Podcast n. 12 – Il Mondo Nuovo –Stefano Rolando 3.10.2022
- Fratelli d’Italia, partito recente, ribatte sempre di non poter essere anagraficamente un partito fascista. Ma con l’espressione post-fascista si è sempre inteso che una certa scia della memoria e della nostalgia ha creato un’area di domanda politica (quindi anche di voti) che, nelle condizioni del maggioritario, si è sommata ad altre istanze (diciamo così antiglobaliste) a cui dare rappresentanza e – qualcuno ha detto anche – a cui consentire una certa costituzionalizzazione.
Dopo il voto. I cantieri (veri e finti) del ridisegno della politica italiana.
Stefano Rolando 3.10. 2022
- Giorgia Meloni ha invece impostato alcune rielaborazioni. In cui potrebbe anche pesare la sua stessa percezione che la vittoria elettorale è sì netta sui voti validi (il 26%) ma va vista con realismo rispetto all’insieme degli italiani (riducendosi al 15%). La più significativa di queste rielaborazioni appare la variazione di uno sterile “sovranismo” in un convinto “atlantismo” (che nelle condizioni del mondo significa dimezzare qualunque posizione “sovranista”), ma anche entrare nello schema dialettico europeo non con le posizioni di Visegrad ma con quelle più robuste dei “conservatori” europei.
Il cristallo della impresentabilità.
Podcast n. 14 – Il Mondo Nuovo – Stefano Rolando 16.10.2022
- Giorgia Meloni ha messo dunque fuori gioco Berlusconi attivando o approvando (è politicamente la stessa cosa) una ventina di parlamentari del centrosinistra che si sono segnalati alla stessa Meloni come occasionali e provvidenziali stampelle, che hanno venduto l’unica bandiera che avrebbe oggi l’opposizione per esistere: la dignità e la capacità di controllo. In realtà in proprio pensano a opportunità per la composizione delle commissioni parlamentari, nei loro gruppi politici pensano a qualche futuro guadagno elettorale e in una sorta di ipotetico macro-disegno (che per questo viene attribuito a Renzi) hanno agito da incursori con la possibilità di far saltare prima possibile l’esito stesso del turno elettorale, provocando l’implosione di Forza Italia. Certo è che per chi pensava che dopo la sconfitta elettorale, cominciasse la lunga seria marcia di rigenerazione dell’opposizione, quella che è apparsa agli italiani è solo una marcia. Una mela marcia, una marcia funebre, una marcia indietro, a seconda di come la si vuol giudicare.Il forte radicamento romano di Giorgia Meloni continua a conferire a questo percorso le forme e i colori di una reincarnazione nelle nuove generazioni del fascino della “fiamma” – tanto che quel simbolo non uscirà mai di scena nelle trasformazioni dal Movimento Sociale Italiano (MSI) a oggi – e la stessa selezione della principale classe dirigente risente di questo timbro.
Cosa ci si può aspettare da Giorgia Meloni leggendo la sua autobiografia
Stefano Rolando,
Democrazia Futura (anticipato da Key4biz – 18.10.2022)
- Ma Giorgia Meloni ci mette del suo. Cosa che ha un punto di evidente forza nell’orgoglio e nella tenacia di una donna che parte da una condizione socialmente modesta e da una famiglia lesionata, per imporsi in una cultura e in una forza politica apertamente maschilista e machista, arrivando al risultato di queste elezioni che stabilisce un primato che le donne in politica nel centro-sinistra – militanti in forze formalmente a favore delle pari opportunità – non hanno né perseguito né raggiunto. E che si esprime come una condizione di comando effettivo (per la quale l’autobiografia assume una certa importanza, perché contiene rivelazioni sulla formazione della “linea politica”) in cui si sviluppano, con tappe che scorrono nell’ultimo decennio, episodi di non subordinazione a Silvio Berlusconi e anche a Matteo Salvini, impensabili per chi partiva da un rapporto di forza elettorale quasi marginale. Il conflitto di questi giorni con Silvio Berlusconi va tuttavia al di là del rapporto di forza e si iscrive anche in un ribaltamento di costume in cui si sono consumati nel recente passato brutti episodi per l’etica pubblica e per la reputazione della politica italiana.
Dal centro-destra alla destra. I tre tempi di Giorgia Meloni.
Stefano Rolando sul giornale online L’Indro il 24.10.2022
- Il discorso programmatico fornirà un primo avvicinamento, che traspare nelle prime interviste ad alcuni ministri insediati. Poi saranno i cantieri realmente aperti a mostrare che il club di ministri e staff (con amministrazioni che, va detto, hanno qualità disuguale) si dividerà tra chi agirà solo galleggiando e chi invece disegnando strategie legislative. Qui si giocherà la tenuta del governo oltre ai 12-15 mesi che oggi sono garantiti dall’interesse della coalizione di procedere alla divisione del potere e al potere delle nomine ulteriori, tra cui le 170 apicali nel sistema dell’economia pubblica. Non dichiaro né pessimismo né ottimismo su questo salto di qualità. Considerando da sempre nefasta la bandiera massimalista “tanto peggio, tanto meglio”. Salvo esprimere che il “libro dei valori”, cioè il bagaglio di esperienza che connota oggi il tema che Giorgia Meloni chiama “la coerenza” ha certamente nerbo emotivo, ha dimostrato una certa forza elettorale (26% di voto espresso che corrisponde al 15% delle scelte di tutti gli italiani), ma poca forza strategico-politica secondo i parametri riconosciuti internazionalmente per durare, fare e contare. Ieri Maurizio Molinari, segnalava tre rischi sul cammino di Giorgia Meloni: non riuscire ad affrontare i nodi sociali (“l’emergenza delle diseguaglianze”); non mantenere la giusta distanza rispetto al “pericolo delle autocrazie”; non riequilibrare adeguatamente i conti con la storia (“l’unificazione della memoria nazionale sul fascismo”). Potremmo dire che se l’opposizione dimostrerà di saper fare questo mestiere di tallonamento anche rispetto a questi ambiti, essa avrebbe un ruolo da spendere strappando al governo l’esclusiva dell’interesse della Nazione.
Meloni, the day after
Magazine online L’Indro – 26.10.2022
Stefano Rolando
https://stefanorolando.it/?p=6757
- Un limite del discorso di Montecitorio è stato anche quello di non farsi troppo carico del grande viaggio di accreditamento della destra italiana che dal dopoguerra a oggi continua a portare nel suo simbolo il frammento visuale della tomba di Mussolini che sprigiona in eterno una fiamma. Ma di farsi soprattutto carico di accreditare la storia di ‘Calimera Underdog’ nella prima presidente donna e di destra del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana. Non è la stessa storia. Il senso è stato di far trainare la prima storia dalla seconda. Le problematiche di orgoglio, coerenza, passione, eccetera, a cui si è accennato riguardano lo sviluppo della narrativa personale della premier. che mantiene naturalmente ancora un po’ il suo interesse narrativo. Per qualche mese sarà una narrativa al miele. Ma il destino sarà poi quello di scegliere altri terreni di verifica, attorno a cui tutti i premier -come ci ha dimostrato la seconda Repubblica italiana- possono evolvere o restare vittima di una malattia che gli psicoanalisti chiamano del ‘falso sé’.Come ho scritto ieri, Giorgia Meloni deve lasciar perdere il passaggio di accreditamento che i suoi collaboratori hanno sintetizzato in ‘Giorgia è una tosta’, e lavorare intensamente alla dimostrazione che ‘Giorgia è una testa’.
Giorgia Meloni. Chiaroscuro tra novità e contraddizioni. Analisi della formazione del nuovo governo.
Mondoperaio (n. 11 e 12 /2022) – 15.12.2022
Stefano Rolando
- Le prime misure di governo, pur su aspetti non fondamentali dell’agenda, hanno il senso di marcare simbolicamente la “sterzata”. Ma il vero disvelamento si avrà quando, dopo atti importanti di governo, sul piano internazionale e sul piano interno si chiariranno alcune cose: la complessità dei propositi, il nesso dei provvedimenti, la tenuta della maggioranza, il comportamento dialettico delle opposizioni ed in particolare il consolidarsi – dopo aspetti formali – del posizionamento internazionale verso l’Italia. Una settimana di impegni internazionali (nei giorni in cui qui si scrive, prima parte di novembre) contiene il vertice UE a Bruxelles, la Cop27 (in Egitto, clima ed energia) e il vertice G20 (a Bali, dominante la guerra in Ucraina). Eventi che comportano anche la scelta di definire il punto di deficit sul PIL tra il 3,9% previsto dall’ex ministro Franco e il 4,5% di cui ora si parla sollevando preoccupazioni. È possibile che già dopo questo round si misurerà se una personalità – pur “tosta” come si dice – avverte il fascino del suo stesso apprendimento-adattamento riposizionando magari priorità e linguaggi.
- Resta comunque il tema generale di capire meglio la natura, la narrativa, la relazione generazionale che riguarda in senso lato la nuova destra europea. Perché l’autosufficienza culturale democratica (fatta dalle radici socialista, liberaldemocratica e popolare) di cui si è nutrito il rilancio della UE che abbiamo salutato come necessario e che ora sta sostenendo il decisivo programma finanziario di base contro le crisi e nel quadro della guerra ucraina, ha liquidato il resto della politica europea in un generico “euroscetticismo”. Un insieme di posizioni più movimentiste che ora, a poco a poco, va rivelando trasformazioni. Questo vale per la declinazione ambientalista di sinistra e per la declinazione nazional-tradizionalista di destra. Richiedendo a tutti coloro che hanno a cuore l’Europa una riflessione su questi cambiamenti e un pensiero più avanzato sul rapporto tra identità, economia e modelli di società per continuare a caratterizzare il senso del processo di unità e di coesione dell’Europa.
Dalle “Tesi di Trieste” al Partito Conservatore. Un argomento della “democrazia futura”
Pe la rivista Democrazia Futura (pubblicazione anticipata dal magazine online Key4biz) – 16.1.2023
Stefano Rolando
- Le Tesi non sono un programma di governo. Non sono un documento finalizzato a governare il “modello di partito” che FdI intende essere. Non sono la dipendenza narrativa da un leader ideologico che scrivendo il progetto fondativo esprime il sentimento culturale della “guida” del pensiero collettivo che un partito assume (come è stato talvolta nella storia). Le Tesi – comunque redatte, alla fine, da una mano che ne ha reso omogeneo lo stile e ha raccordato (così così) alcuni nessi per evitare vistose contraddizioni – sono un prodotto del gruppo dirigente allargato agli intellettuali della prima ora, che intende esprimere una certa libertà di ricerca delle fonti di ispirazione per fare tre operazioni necessarie ad una piena visibilità di ruolo: riappropriarsi del vanto del percorso storico-identitario dell’Italia con particolare riferimento al Risorgimento, progressivamente e incautamente abbandonato dalla narrativa culturale e ideale della sinistra; esprimere – in parallelo con le formazioni alla sinistra del PD – il sentimento antiglobalista e di avversione al crescente ruolo del capitale finanziario e dell’ordine mondiale delle nuove multinazionali espressione della cultura della trasformazione digitale; accettare l’idea di una compresenza dell’idea di patria tra quella che contiene lo spirito e la tradizione della Nazione e quella che si dovrebbe forgiare nell’ineludibile appartenenza all’Europa; ma al tempo stesso assicurandosi che la visione di questa “patria affiancata” non sia quella né della tecno-burocrazia europea né quella del federalismo democratico teso ad un ampio trasferimento di sovranità dai territori nazionali; al contrario sia garantita dal forte controllo della “sovranità” esercitato soprattutto (qui le Tesi sono esplicite) dal gruppo di Visegrad quadro questo in cui resta nettamente in piedi la critica all’eurozona e il sostegno alla tesi della sovranità monetaria.
- Il biennio che ci separa dalle elezioni europee (2024) facilita ad individuare proprio il terreno europeo come un banco di prova interessante. L’analisi sul posizionamento teorico e politico dei partiti conservatori europei, che ha avuto nuove occasioni di aggiornamento a ridosso del nuovo secolo, in questa fase infatti subisce anche una sollecitazione provocata dall’intuizione politica di rivedere le alleanze dei gruppi politici in Europa. Vi è cioè un’ipotesi di rottura dell’alleanza tra popolari e socialisti per aprire un terreno di alleanza tra popolari e conservatori. Esponenti di FdI ne segnalano la praticabilità.
Dante e la cultura di destra. Italian roots.
16.1.2023 – beemagazine.it –
- Il pittoresco spunto interpretativo fatto dal Ministro della Cultura del governo Meloni Sangiuliano – che annuncia prossimi ulteriori disvelamenti – attorno al Sommo poeta, da secoli riconosciuto patrono culturale dell’italica identità ma da ieri posto in cima alla catena di comando morale del post-fascismo italiano, ha messo in rapido movimento uno scomposto accaparramento di pari riferimenti nel quadro di un paritetico Cencelli delle radici di tutto il sistema della politica rappresentata in Parlamento. Di notte il primo sciorinamento sui social. Eccolo.