Lettere dalla Merica – n. 2/2023 – Una non-lettera dalla non-America.

Paolo Giacomoni

Quando stavo in Francia ho fatto battezzare i miei figli. Al parroco che mi chiedeva perché mai un mangiapreti come me volesse battezzare i suoi figli avevo risposto che li volevo educare nella cultura del paese in cui vivono per poi lasciarli fare liberamente le loro scelte filosofico-religiose.

Non c’è dubbio che la Francia ed i paesi socialdemocratici europei siano di matrice cristiana: per esempio hanno ripreso ed esteso certe attività esercitate in passato dalla chiesa, come l’istruzione, le cure mediche, l’assistenza sociale eccetera.

In un paese multiculturale, la mia scelta non avrebbe senso. Ancor meno in America, se l’America fosse veramente come la presentava giorni fa un commentatore televisivo: “Dopo esser stata per due secoli maschile, bianca, cristiana ed eterosessuale, la cultura americana non è più così, oggi è non-bianca, non-maschile, non-cristiana e non-eterosessuale”.

Come sempre, di fronte alla formula schematica il dubbio sistematico si impone.

Con i neri ed i latinos che sono profondamente religiosi e costituiscono una minoranza etnica forte quanto la metà della popolazione caucasica, il cristianesimo, più che in decadenza, sembra essere energeticamente rinforzato… a meno di voler ammettere che luterani e calvinisti, che odiano il peccatore più del peccato, proprio cristiani cristiani non sono.

Parlare di cultura bianca, poi, è come parlare dell’acqua asciutta. La storia americana è una biforcazione della storia europea, la cui conoscenza è stata tramandata in modo approssimativo, adattato al bisogno di garantire dignità e libertà di espressione a tutte le denominazioni protestanti, e quindi spinto alle semplificazioni più estreme per essere accettabile senza discussione da chi crede, senza averne penetrato il contenuto esoterico, che il Novus Ordo Saeclorum Annuit Coeptis, come c’è scritto sul biglietto da un dollaro. Il risultato è che nelle scuole pubbliche non si insegna la storia in modo decente e si evita accuratamente di parlare di filosofia, e perfino la letteratura è in sospetto tanto che un romanzo come Huckleberry Finn è mal accetto perché abusa della n-word. Restano la scienza, la tecnologia, l’ingegneria e la matematica: dire che queste sono l’espressione della cultura bianca fa venire in mente Stalin che diceva che la genetica era una scienza borghese, o Göbbels che diceva che la psicoanalisi era una scienza degenerata.

Dire che la cultura dell’America di oggi è non-maschile dimostra una profonda ignoranza delle pratiche sociali tanto delle comunità sino-giapponesi-coreane quanto delle comunità indiane dell’India e Latino-Americane, cioè di una buona metà della popolazione non-bianca.

Da ultimo, per il più grande beneficio dell’industria americana, il mercato si rinnova grazie ad un’intensa attività eterosessuale che fornisce ogni anno tre milioni di nuovi consumatori.

Questo ossimoro era stato partorito da quel commentatore voleva spiegare l’azione dei conservatori più virulenti dicendo che, terrificati dal cambio culturale dell’America, hanno emulato Mastai Ferretti e hanno redatto un indice dei libri da proibire, in particolare quelli relativi alla storia degli afro-americani o alle scelte sessuali alternative. In realtà, personaggi capaci di mettere in pratica le azioni razziste più violente e le proibizioni sessuali più atroci esistevano anche all’inizio del ventesimo secolo, quando l’America era un paese di cultura bianca, maschile, cristiana ed eterosessuale e non minacciato da un qualsivoglia cambiamento culturale. Questo commentatore, dunque, non potendo essere ignorante come ci vuol far credere, si rivela un corifeo di quell’operazione di potere iniziata decenni or sono, e volta non già a migliorare la sorte delle minoranze sfavorite, ma a creare minoranze privilegiate.

Sono stati infatti inventati metodi come l’affirmative action o l’imposizione di percentuali “culturali” (handicappati, transgender, minoranze etniche, donne, gay, lesbian etc), in ogni consesso, dai consigli d’amministrazione alle squadre sportive, non per portare ad un livello accettabile la giustizia sociale e l’istruzione nel paese ma per offrire ad alcuni membri di queste minoranze, delle scorciatoie che li aiutano a far carriera, senza modificare di uno iota la situazione generale.

I neri del partito democratico dell’Alabama hanno cominciato a ribellarsi contro le percentuali imposte dal Comitato Nazionale del Partito Democratico, secondo le quali nei comitati esecutivi locali ci deve essere una certa percentuale di ogni minoranza, etnica o di scelta sessuale, e questo lascia ben sperare per il futuro immediato del Partito Democratico: sono i neri della Carolina che hanno fatto eleggere Biden, speriamo che continuino con le buone scelte.

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