Paolo Giacomoni
2.4.2023 – Il grande stato dell’Alabama sta promulgando una legge volta a modificare una situazione legislativa che sarebbe stata indegna anche negli Stati della Chiesa sotto Pio IX.
Secondo la legge in vigore, infatti, quando un cittadino esce di galera dopo aver “pagato” il debito con la società, non torna ad essere un cittadino normale.
Un condannato per “felony” (termine che comprende crimini di varia gravità, puniti con uno o più anni di reclusione, che vanno dall’omicidio alla violenza carnale fino al furto e all’evasione fiscale) non recupera il diritto di voto, non può ricoprire cariche pubbliche e non può ottenere una licenza professionale.
Questo significa quindi che un condannato per “felony”, tornato libero, non può aprire una boutique di parrucchiere o diventare fattorino “in proprio”.
La legge in vigore, promulgata chissà quanto tempo fa da legislatori che credevano nella predestinazione e non nel possibile benefico effetto della reclusione, ha il duplice risultato di diminuire la sicurezza (sappiamo tutti che c’è una chiara correlazione tra delinquenza e disoccupazione) e di mantenere in uno status sociale di inferiorità i condannati a pene di reclusione. In particolare, impedisce lo sviluppo economico dei gruppi etnici più colpiti: in Alabama per esempio, ci sono circa 5 milioni di abitanti e circa 15.000 carcerati, con i neri che costituiscono il 28% della popolazione ma il 54% dei carcerati.
La nuova legge dovrebbe condurre all’eliminazione degli ostacoli che impediscono il rilascio di molte licenze professionali e richiederebbe che, per il rifiuto del rilascio di dette licenze, si tenga conto solo dei delitti che sono in relazione diretta con l’attività professionale considerata.
Per esempio, un condannato per evasione fiscale non dovrebbe vedersi rifiutare una licenza per diventare cosmetologo e, prima di negare il rilascio di una licenza, le autorità dovranno tener conto dell’evidenza di riabilitazione e del tempo passato dopo la condanna.
Questa situazione giuridica in uno degli stati più depressi dell’Unione, uno stato che nega il diritto di voto a chi è stato condannato per “felony” anche dopo che la pena è stata purgata, ci spinge necessariamente a considerare un’altra situazione giuridica che si presenterà forse nel 2024.
In effetti, la Costituzione degli Stati Uniti richiede che, per essere eletto Presidente, bisogna essere nati negli Stati Uniti, avere almeno 35 anni e aver risieduto nel Paese per almeno 14 anni. Non ci sono altri pre-requisiti. Contrariamente a quanto succede in altre nazioni, dove per essere eletto ad una carica bisogna godere dei diritti civili, per essere eletto presidente negli Stati Uniti non è assolutamente necessario godere di questi diritti.

È terrificante, ma si può essere eletti Presidente pur avendo commesso un crimine che impedisce ad altri di ottenere una licenza per diventare cosmetologo. E bisogna essere consci del fatto che si può essere eletti Presidente pur risiedendo nelle patrie galere, cosa che potrebbe verificarsi con il signor Donald Trump se la giuria di New York dovesse condannarlo per il crimine federale di aver pagato moneta sonante per tener nascosti alcuni fatti, allorché per legge tutte le informazioni su di un candidato devono essere accessibili agli elettori.