Circolo Caldara – Progetto 1/2023 – Calcio come patrimonio sociale e civico – Il caso dello Stadio “ Meazza” a Milano – 15.5.2023

Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara”

 

 

Progetto 1/2023

CALCIO COME PATRIMONIO SOCIALE E CIVICO

IL CASO DELLO STADIO MEAZZA A MILANO

(un approccio di Scuola reciproca)

 

 

 

 

Gruppo di lavoro

Salvatore Crapanzano (coordinatore), 

Franco D’Alfonso, Walter Marossi, Gabriele Rabaiotti, Pippo Amato

 

Prima Parte – 1° maggio 2023

 

Questo paper avrà seguito in una “seconda parte” perché, per forzare una decisione favorevole da parte del Comune, i due club minacciano di abbandonare San Siro per realizzare altrove il loro stadio. Inoltre, in questa fase, la rottura fra i due club sembra determinare l’abbandono della proposta discussa nel Dibattito Pubblico a fine gennaio 2023.

Nell’auspicio che il confronto e l’analisi delle questioni qui tematizzate e analizzate trovino le più consone determinazioni, il gruppo di lavoro ha ritenuto utile articolare in due fasi il trattamento. 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzato redazionalmente nell’ambito del Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara”

Via De Amicis 17, 20123 – Milano 

Realizzazione editoriale (stampa e digitale) LUMI

 

In copertinaL’Arena di Milano (stampa settecentesca)

 

 

 

Indice 

 

 

 

 

 

1. Nota introduttiva

Cominciamo dal calcio, non solo per passione. Ma perché, da noi e nel mondo, sono subentrate anche cose più misteriose dei semplici sentimenti umani.

2. Premesse

Il metodo “Scuola reciproca” – Ragioni di scelta dell’argomento.

3. Percorso storico 

Corsi e ricorsi storici nella vicenda dello stadio San Siro “G. Meazza”.

4. La dinamica recente

“Nuovamente” il nuovo San Siro

5. Esame sistematico dei problemi 
– Considerazioni sul nodo problematico del tema trattato
– Trattamento dell’interpretazione dei fatti e dei problemi
6. Conclusioni 

Proposte e riferimenti per il successo (politico, civile, tecnico-professionale). 

7. Fonti 

Bibliografiche e sitografiche

8. Allegato

Nota illustrativa della Direzione Rigenerazione Urbana per il Dibattito Pubblico Nuovo Stadio Milano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota introduttiva 

Cominciamo dal calcio, non solo per passione. 

Ma perché, da noi e nel mondo, sono subentrate anche cose più misteriose dei semplici sentimenti umani.

 

San Siro

 

Con il documento dedicato al calcio come patrimonio sociale degli italiani e dei loro Comuni, tema che si intreccia con le vicende dello Stadio Meazza a Milano, con un dibattito tortuoso e ancora non giunto a determinazioni, il Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara” inizia, con simbolica pertinenza, la sua proposta di paper di analisi e di discussione che caratterizzano una modalità organizzativa produttiva, di animazione civile e propositiva. 

Il dibattito sul destino dello stadio “Giuseppe Meazza” di Milano presenta infatti una straordinaria somiglianza con il meccanismo narrativo del capolavoro di Akira Kurosawa “Rashomon”, nel quale la descrizione di una torbida vicenda di violenza di fronte ad un tribunale si ripete più volte uguale a sé stessa con protagonisti diversi e con una continua pretesa di originalità e novità.

Come si può facilmente apprezzare nella parte di ricostruzione storica di questo dossier (una componente fissa del format di questi paper, anche per combattere il taglio della memoria che ci ha afflitto da anni), lo stadio che tutti chiamano ancora “di San Siro” ha oscillato fra ristrutturazione e abbattimento praticamente dall’inizio della sua quasi centenaria storia. Con Presidenti dei club e Sindaci della città che si sono alternati nel ruolo dei difensori dell’icona. Ma anche con quello dei cantori della modernità incarnata da una nuova opera edile, essendo sempre al centro di un dibattito che coinvolge letteralmente migliaia di persone di ogni strato sociale ed interesse, accomunati dalla condizione di essere tifosi dell’Inter o del Milan. 

Il valore di patrimonio simbolico per la città dei due club, già molto elevato, ha raggiunto in questi giorni il suo massimo con l’approdo in semifinale di Champions League dei due club cittadini.

Il sito ufficiale della Uefa è dunque aperto dai simboli rossonero e nerazzurro che sovrastano una veduta aerea notturna proprio del nostro attuale stadio (chiamato l’“Astronave”), allargando di fatto la platea dei decisori in merito alla vita o alla “morte” di quella che non è più da tempo semplicemente una infrastrutturaai milioni di like e “wow” che i social rilanceranno per tutto questo finale di stagione.

 

Il valore del calcio come strumento di coesione sociale e allo stesso tempo come business di valore planetario è un fatto talmente chiaro ai politici governanti che perfino nell’Inghilterra dove ogni legge di regolazione del mercato è vista come una limitazione delle libertà da evitare come le pozzanghere, i governi conservatori sono intervenuti pesantemente per tutelare i “diritti dei tifosi” con norme che staranno certamente disturbando il sonno eterno di Margareth Thatcher.

Tutto questo fa pensare che la vicenda stadio di Milano debba essere maneggiata con cura sempre. E rende anche evidente che le decisioni debbano essere prese con una attenta e ponderata valutazione degli interessi in campo che sono molto estesi e diversi, ma con un ruolo decisionale finale che non può che spettare al Comune.  

Non si può assecondare l’indirizzo che viene anche dalla legislazione vigente degli ultimi anni, che vede uno sbilanciamento sul privato su iniziativa, progettazione e decisione e vede il Comune come “un ostacolo burocratico”.

 

La tradizione municipalista milanese porta o riconduce a essere innovativi. 

Non solo il Comune deve prendere iniziativa, soprattutto ora in una fase di stallo. E lo può fare con la costituzione di una società di scopo e il lancio di un (indispensabile) concorso internazionaleMa può e deve avventurarsi nella ricerca di un più solido ancoraggio dei club alla città, proprio in epoca di proprietà internazionali. Insomma, accanto a formule di azionariato popolare, già sperimentate con discreto successo da Barcellona e Bayern di Monaco, perché non pensare ad una separazione fra proprietà del brand e del titolo sportivo e la società di gestione del club, con i primi patrimonio pubblico e la seconda veicolo più consono al business ed agli investimenti che dicono essere necessari?

 

Nell’introdurre qui l’elaborato che si deve soprattutto alla dedizione e alla competenza di Salvatore Crapanzano, il Centro Studi Caldara ha scelto il tema come battistrada del proprio percorso 2023, che sarà serrato e con una pluralità di proposte. Qui – immaginando che l’evento di presentazione non esaurirà l’importanza di una vera discussione civica – ciò che vorremmo emergesse come idea-simbolo del paper si riassume in tre punti.

– I club sono soprattutto patrimonio città e non puri asset finanziari delle proprietà.
– La valutazione dello stadio deve perseguire distinte direttrici: quella simbolico-sociale, quella patrimoniale e quella imprenditoriale. Quindi con tutti i crismi di una terzietà di valutazione tecnica che non può essere assicurata da chi, come appunto si è detto in Rashomon, è costretto a cambiare versione e rappresentazione a seconda di ruolo in commedia.
– Una società “municipalizzata” può aiutare sul versante terzietà, può velocizzare i tempi decisionali, può facilitare lo svolgimento di approfondimenti “di governo” sempre più necessari ma sempre più difficili nel quadro procedurale pubblico degli ultimi anni.

Lasciamo volentieri la parola al documento di analisi (riepilogo storico, esame dei problemi, profilo essenziale delle proposte) ringraziando tutti coloro che hanno collaborato al progetto e coloro che apporteranno il sicuro valore aggiunto di apprezzamento, di confronto e di complementarità con queste indicazioni.

Milano, 1° maggio 2023 

Premesse

Il metodo “Scuola reciproca” – Ragioni di scelta dell’argomento.

 

Questione urbana importante con rilevanti risvolti ambientali economici sociali e problema del rapporto cittadini istituzioni (non solo limitatamente all’aspetto del Dibattito Pubblico)

In questa prima parte si trovano prevalentemente considerazioni di metodo, che si ritengono necessarie e utili per impostare il percorso per qualunque soluzione (anche alternative).

Il caso dello Stadio di Milano conferma ancora la necessità di mettere a punto un metodo collaborativo (“Scuola Reciproca”) che possa servire in futuro ad aiutare a risolvere i problemi che i Cittadini (e chi amministra il Comune) si trovano di fronte.

Si vuole rendere evidente che ogni “edificazione importante che si chiede di attuare in aree densamente popolate, deve attivare un duplice responsabile rapporto collaborativo, sia all’interno del Gruppo di Professionisti incaricati dell’intervento, sia con i Cittadini a vario titolo direttamente interessati.

 

Deve risultare sempre più evidente che entrambi i punti di vistainsieme con le specifiche conoscenze, risultano sempre più essenziali per ottenere risultati più adeguati e corretti nelle diversificate esigenze di ogni specifico territorio. 

 

Il suggerimento di utilizzare, e mettere sempre meglio a punto, il metodo “Scuola Reciproca”, che è così sintetizzabile:

Un importante intervento di rigenerazione urbana non può più essere solo il frutto indiscusso di un singolo professionista, anche se quotato a livello mondiale, ma deve derivare dal lavoro di un insieme coerente di professionalità diverse (ingegnere, architetto, geometra, geologo, ambientalista, eccetera, ma anche medico, psicologo e psichiatra).

La proposta di intervento non va prima predisposta dal Gruppo di progettazione per esserepoi calata quasi pronta sul territorio; invece va preventivamente svolta unaccurata fase di ascolto delle esigenze pregresse che quel territorio esprime, per individuare problemi epotenzialità – una fase essenziale, per nulla formale.

Dall’obiettivo progettuale e dai contatti con chi vive in quel territorio si delinea più facilmente il complesso dei problemi che il nuovo intervento deve considerare.

L’eventuale Dibattito Pubblico, quando richiesto per legge o dal singolo Comune, diventa così una fase quasi formale, anche se importante.

Si attua così una “scuola reciproca, perché i professionisti imparano molto, dialogando tra di loro e con gli abitanti (tra i quali ci sono sempre altri professionisti), mentre chi dovrà convivere con i nuovi interventi di “rigenerazione urbana” li potrà accettare meglio perché li avrà visti crescere, e modificare, anche grazie alla propria partecipazione (che gli ha anche permesso di vedere, da vicino, le difficoltà che devono risolvere i vari professionisti).

 

Un processo certamente non facile, da svolgere in tempi adeguati, ma prefissati secondo la complessità degli interventi previsti; garantendo sempre modalità di contatto il più possibile semplici e collaborativ(che così limitano posizioni, sempre presenti,pregiudizialmente contrarie).

 

 

 

Percorso storico

Corsi e ricorsi storici nella vicenda dello stadio San Siro “G. Meazza

 

  

L’inaugurazione dello stadio di San Siro il 19 settembre 1925 – Lo stadio di San Siro nel 1926.

 

• La storia “comunale” dello stadio di San Siro inizia il 20 aprile 1935 quando il Corrieredella sera dà la notizia del passaggio di proprietà dello stadio dal Milan di Pirelli al Comune. 
• Sono dieci righe “questa notizia giungerà gradita agli sportivi perché lo stadio potrà essere rinnovato e ampliato, nuove vie di accesso saranno costruite offrendo alla città un moderno impianto”, non proprio un grande spazio, ne aveva infatti di più la notizia (pubblicata accanto) che il pensionato Attilio Cribbiu si era ustionato per l’incendio di un deposito di corone mortuarie dove dormiva
• L’impianto era stato costruito tra l’agosto del 1925 e il settembre del 1926 dal Milan o meglio dal suo presidente/fondatore/sponsor Piero Pirellifiglio di Giovan Battista per oltre un decennio consigliere comunale, consigliere provinciale, deputato, senatore ed anche infine presidente della Confederazione generale dell’industria italiana- Confindustria.
• Piero Pirelli era stato uno dei fondatori nel dicembre 1899 de il “Milan Cricket and Foot-ball Club” e lo stadio che passava al Comune era nato per dare una sede adeguata alle partite casalinghe del Milan, che aveva fino ad allora giocato in via Sismondi; era uno stadio destinato esclusivamente al calcio senza pista di atletica intorno come l’Arena, in modo di avvicinare il più possibile gli spettatori al campo di gara, come d’uso nei campi inglesi, e del resto inglesi erano stati gli altri fondatori del Milan.
• La struttura, progettata da Alberto Cugini Ulisse Stacchini (oggi noto soprattutto per la Stazione Centrale), era inizialmente composta da quattro tribune rettilinee di cemento armato, una delle quali parzialmente coperta, per una capienza fino a 35mila spettatori (in parte in piedi), senza curve di raccordo tra le tribune.
• Alcuni spazi sotto gli spalti servivano come spogliatoi, docce, uffici, ma erano anche adibiti a scuderie per i cavalli, fienili e magazzini di foraggio a sostegno degli adiacenti ippodromi; al fondo c’era l’idea, condivisa poi da podestà e federali vari, di fare una “città dello sport” alla periferia della città con gli ippodromi e il centro Balneare del Lido (inaugurato nel 1932 e anch’esso acquistato dal Comune). 
• Progetto coerente con la mussoliniana idea della “Grande Milano” per la quale erano stati modificati anche i confini della città, il nome San Siro deriva da una antica chiesetta che si trovava non distante da Lampugnano ai margini dell’antico comune di Trenno, aggregato nel 1923 al comune di Milano (R.D. 23 dicembre 1923, n. 2943)
• L’Inter in quegli anni giocava prima al Campo Goldoni, che si trovava nelle immediate vicinanze dell’attuale Piazza Novelli, passando poi all’Arena Civica al Parco Sempione dopo la caduta delle tribune nello stadio di via Goldoni il 15 giugno 1930, per arrivare a San Siro solo nel 1947.
• L’acquisizione derivava anche dal successo che avevano avuto i Mondiali del 1934: a Milano si era giocata la semifinale con l’Austria con uno sbalorditivo record d’incasso (811.526 lire) e lo stadio era risultato insufficiente per il pubblico e quindi il primo obiettivo del Comune fu l’ampliamento a 55000 posti con la costruzione di quattro curve di raccordo tra le tribune e l’incremento della capienza delle due tribune.
• La delibera comunale per l’approvazione dell’ampliamento progettato dall’ingegner Bertera e dall’architetto Perlasca dell’Ufficio Tecnico Comunale è del 10 settembre 1937, il cantiere apriva nel 1938 e si chiudeva il 13 maggio 1939 (con la partita Italia Inghilterra). 
• Anche allora vi era stato chi aveva proposto di allargare l’uso ad altre discipline sportive e quindi abbattere e ricostruire integralmente. San Siro fu risparmiato dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale e il 1° dicembre 1946 ospitò la prima partita internazionale del dopoguerra.
• Come scrive ampiamente Enrico Landoni in Milano capitale dello sport fin dall’immediato dopoguerra in Comune si cominciò a parlare di un ulteriore ampliamento.
• Tre le ipotesi (ogni riferimento alle vicende attuali non è casuale): 

1. abbattere e ricostruire, magari ampliando l’uso ad altre discipline atletiche e nel caso decidere se ricostruire vicino allo stadio esistente o altrove;

2. ampliare lo stadio esistente;

3. trasferire tutto il calcio all’Arena Civica, modificandola.

 

Lo stadio di San Siro nel 1950.

 

• L’ipotesi dell’ampliamento di San Siro fu sostenuta prioritariamente dalla Giunta di Antonio Greppi con l’assessore alle Belle Arti, Spettacoli e allo Sport Guido Mazzali, leader indiscusso del socialismo nenniano milanese di quegli anni, che aveva ottenuto il 12 ottobre 1948 mandato a trattare con i diversi privati che si erano candidati.
• Le squadre – che erano rappresentate direttamente in Consiglio Comunale da Antonio Busini (eletto tra i monarchici) ex calciatore, direttore tecnico del Milan (ma anche del Varese e del Monza) – erano favorevoli alla ristrutturazione dell’Arena che aveva il non piccolo vantaggio ai loro occhi di essere centralissima e ben servita di mezzi.
• A deliberare l’avvio dell’appalto fu la Giunta di Virgilio Ferrari (1951-1961) e il Consiglio Comunale il 3 marzo del 1953, costo previsto all’incirca 12 milioni di euro attuali, tempi previsti 500 giorni, progetto Calzolari-Ronca della Società Anonima Fondiaria Imprese Edili, a sostegno dell’iniziativa si schierò prontamente il CONI che però ridusse la capienza dagli ipotizzati 150000 a 110000 posti.
• La scelta di ampliare si impose su quella di abbattere come prevedeva il progetto dell’architetto Ladislao Kovacs, presentato da privati che volevano costruire a San Siro in fianco a quello esistente, da demolire, uno stadio anche con la pista di atletica (per una eventuale candidatura di Milano alle Olimpiadi, tema che ritornerà con la giunta Tognoli), in cambio i privati chiedevano le aree al Comune in concessione per quindici anni.
• Dura l’opposizione delle squadre alla ristrutturazione, i due presidenti Umberto Trabattoni (il presidente che portò lo scudetto al Milan dopo 44 anni di digiuno) e Carlo Masseroni (Inter), pur avendo idee diverse uno per l’Arena l’altro (ma come subordinata accettava l’Arena) per una nuova costruzione; però entrambi favorevoli all’intervento dei privati.
• Le squadre cercarono di impedire la scelta della giunta Ferrari anche agendo sul terreno politico ottenendo l’appoggio sia dei liberali e dei neofascisti che dei comunisti, in particolare di Piero Montagnani (già assessore comunale e poi parlamentare) tendenzialmente favorevole all’Arena.
• Non mancò ovviamente anche una polemica sul costo dei biglietti in particolare dei socialisti di sinistra, Cesare Roda (già assessore e poi senatore): E’ vero che il prezzo […] è in funzione della domanda; ed è vero anche che le Società di calcio possono presentare dei bilanci passivi malgrado gli altissimi prezzi dei biglietti. Ma le Società stesse potrebbero anche far rilevare che se esistesse uno stadio capace di soddisfare tutte le richieste degli sportivi, i prezzi potrebbero essere fissati in misura più modesta […]. Il prezzo altissimo dei biglietti dello stadio rappresenta un grave sacrificio…al Comune si offre la possibilità di risolvere il problema senza incontrare direttamente spesa alcuna”, cui rispose il socialdemocratico Lamberto Jori (aveva sostituito Mazzali) assessore per tre legislature che spalleggiato da Aniasi sostenne: “Il Comune […] è anche proprietario di molti immobili in città e a nessun consigliere è mai venuto in mente di chiedere se il Comune controlla i prezzi che Galtrucco fa pagare ai suoi clienti per le stoffe e neppure ha mai chiesto che il Comune si interessi dei prezzi di vendita degli apparecchi della Marelli o delle macchine da scrivere Olivetti, o di quelli praticati dal Biffi […].
• Lo scontro per lo stadio si intrecciava così con la battaglia tra la giunta centrista e le opposizioni, ma passava anche all’interno dei singoli partiti in particolare la DC.
• La decisione della primavera 1953 fu ratificata dalla Giunta Provinciale Amministrativa nell’ottobre 1953, che approvò anche il ricorso alla licitazione privata per l’assegnazione dei lavori, e resa esecutiva l’8 gennaio 1954 dalla Prefettura.
• Il rispetto dei tempi previsti rese possibile l’organizzazione il 25 aprile 1956 della partita Italia-Brasile, un mese dopo c’erano le elezioni amministrative, non un caso.
• Anche l’impianto d’illuminazione dello Stadio nel 1957 fu oggetto di polemiche tant’è che fu il Milan (l’Inter su San Siro è sempre piuttosto assente) ad assumersi l’onere di finanziare la costruzione dell’impianto anticipando la spesa di 33 milioni, somma che fu progressivamente rimborsata ai rossoneri con l’esenzione del pagamento dei diritti dovuti al Comune per le partite notturne.

 

Lo stadio di San Siro negli anni ‘70

 

• La storia prosegue con sindaco Carlo Tognoli, come riporta il Corriere della sera del 27 agosto 1978: “Serve a Milano un nuovo stadio in sostituzione di quello di San Siro? Se ne comincia a parlare senza chiusure preconcette, al momento Inter e Milan stanno perdendo incassi e in generale la città perde entrate per il turismo sportivo; anche con tempestivi rattoppi San Siro è uno stadio vecchio indubbiamente ideale per la visione ravvicinata del calcio, innegabilmente caro a chi ha vissuto decenni di entusiasmo o di rabbie. Ma vecchio. Uno stadio nuovo non sarebbe una follia e non sarebbe un cattivo investimento. Rappresenterebbe soltanto la semplice e logica soddisfazione delle mutate esigenze di una città come Milano, che è sempre stata all’avanguardia in Italia. Bisognerebbe soltanto resistere alla tentazione di realizzare l’immancabile cattedrale, l’inevitabile capolavoro architettonico. Milano ha bisogno di un rilancio e anche lo sport può darglielo. Il primo passo come dice l’assessore è mettere allo studio questo progetto subito da oggi perché Milano avverte la necessità di avere un nuovo impianto sportivo.”
• Quattro giorni dopo Carlo Tognoli rilascia una intervista dal titolo “Milano è in grado di organizzare le Olimpiadi”, dove si ipotizza un nuovo stadio nella zona di Brugherio.
• La  proposta delle Olimpiadi fu bocciata dall’allora presidente del Coni Franco Carraroanch’egli socialista (già presidente del Milan, poi ministro, presidente FGCI, sindaco di Roma, senatore e tante altre cose) che si impegnò tuttavia a non ostacolare iniziative di privati, ma quella delle olimpiadi è una storia che non riguarda più lo stadio perché il 19 maggio 1984 l’Italia era stata designata paese organizzatore del mondiale di calcio 1990 e l’idea di un nuovo stadio viene accantonataprivilegiando anche per i tempi quella di una ristrutturazione.
• Si realizzò così la ristrutturazione con copertura delle tribune, inserimento di poltroncine in tutto il primo anello e capienza a 85mila posti realizzando il Terzo anello sul progetto di Hofer-Ragazzi e strutture di Leo Finzi, “regalato” dal presidente del Milan Silvio Berlusconi senza gara per non perdere il treno, con relativo finanziamento,del Mondiale.
• lavori e i successivi appalti per un totale di 140 miliardi di lire di costo partirono quindi da un progetto di massima che fu sviluppato per parti dalle imprese realizzatrici: il risultato fu che l’8 giugno 1990 lo Stadio Meazza ospitò la partita di apertura dei Campionati del Mondo con Argentina-Camerun, ma subito dopo si verificarono grandi problemi amministrativi e giudiziari, che vennero verificati con le successive inchieste di Tangentopolie soprattutto emersero vizi progettuali molto gravi.

 

 

 

Il “terzo anello” di San Siro

 

• La copertura del terzo anello ha determinato unalterazione del microclima che impediva la crescita regolare del terreno erboso, mentre il cosiddetto “mensolone” del terzo anellocon il movimento degli spettatori sugli spalti oscilla in maniera non pericolosa per la staticità dello stadio, però in misura così ampia da richiedere un costante controllo con sensori e ispezioni periodiche.
• costi di gestione dello stadio divennero molto onerosi, soprattutto a causa del rifacimento continuo del manto erboso, ed al termine di una lunga trattativa il Comune concesse la gestione dello stadio ad un consorzio Inter Milan per un canone che è oggi di 5 milioni di euro più altri cinque all’anno da destinare alle manutenzioni straordinarie.
• Nel corso dell’ultimo quarto di secolo il Comune di Milano ha destinato alle manutenzioni straordinarie e ai rifacimenti ed abbellimenti i quasi 150 milioni di euro derivanti dalla convenzione con il Consorzio di gestione, con all’incirca altri 20 milioniimpiegati per raggiungere l’attuale standard “four stairs” per l’Uefa, che lo rende uno dei due impianti italiani e dei meno di trenta europei in grado di ospitare eventi finali internazionali.
• Nello stesso periodo le proprietà dei club del tempoMassimo Moratti per l’Inter e Silvio Berlusconi per il Milan, si impegnano un po’ blandamente a cercare una soluzione per avere uno stadio in proprietà per ciascuna società: l’Inter pensa nel tempo a uno stadio nuovo affiancato al Meazza sui terreni del Trotto, poi a Porto di Mare, San Donato e via Novara; il Milan invece ai parcheggi di via Novara, all’area di Expo 2015 e, sembra più seriamente firmando anche un preliminare con Fondazione Fiera, ai padiglioni della Fiera al Portello . 
• Molto rumore, qualche parcella di architetti, qualche causa e lavoro per gli avvocati, ma niente di fatto fino all’arrivo di nuove proprietà internazionali, che promettono un salto di qualità per il calcio milanese.

 

 

 

 

 

 

La dinamica recente

Nuovamente il nuovo San Siro 

 

 

La vicenda nuovo stadio ha un clamoroso ritorno di fiamma con l’annuncio congiunto dei Club di voler costruire assieme il nuovo stadio a San Siro; che la fiammata potesse appiccare un incendio si intuì immediatamente, dato che con discutibile tempismo mediatico il presidente del Milan Scaroni, apparso fin da subito il principale promotore dell’iniziativa, annunciava l’abbattimento dello storico impianto non di sua proprietà con inizio lavori “entro un anno al massimo” il 24 giugno 2019, esattamente il giorno nel quale a Losanna venivano assegnate le Olimpiadi invernali a Milano Cortina con cerimonia di apertura e chiusura da tenersi proprio al Meazza…

 

• Il Comune fa, da allora, tutto il possibile per dare una mano a due importanti squadre di calcio, in modo che possano consolidare a Milano la loro attività; quindi, delibera l’interesse pubblico per poter valutare una iniziativa da loro proposta su 280.000 mq del proprio territorio da concedere in diritto di superficie per 90 anni.
• Dopo varie sollecitazioni da parte di associazioni, comitati e diversi consiglieri comunali, come prescritto dalla legge si attiva il Dibattito Pubblico, che è un importante processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico che per legge avviene in fase iniziale, quando tutte le alternative sono ancora praticabili, per confermare, modificare, annullare questa importante iniziativa immobiliare richiesta su suolo pubblico.
• Inter e Milan, puntano subito ad attivare una promettente iniziativa immobiliare basandosi sui benefici della legge n. 147/2013, detta “legge stadi e proponendo un SL (indice di edificabilità) di 0,65 mq/mq nell’area richiesta in concessione. In seguito, il Comune impone SL 0,35 mq/mq.
• Si allega la Nota illustrativa predisposta dalla Direzione Rigenerazione Urbanadel Comune in occasione del Dibattito Pubblico Nuovo Stadio Milano, perché riporta in modo sintetico tempi e modi di svolgimento di una proposta destinata a cambiare nel tempo (e tuttora non ancora definita).
• Pienamente logico, ma purtroppo di fatto non completamente possibile in base alle leggi vigenti, chiedersi chi siano oggi tutti i veri proprietari delle squadre di calcio e quanto lo stadio pesi effettivamente nell’intera operazione immobiliare; infatti, una decisione anche orientativamente favorevole del Comune permetterebbe, ad esempio, subito agli attuali proprietari di venderle squadre (a condizioni certamente migliorate) a chiunque altro (a maggior ragione se si tratta di un fondo che vende un altro fondo). Per il Comune risulta quindi oggettivamente indispensabile che qualunque tipo di decisione formale sarà presa, sia accompagnata da un coerente quadro di solidissime garanzie da tenere in mano pubblica per potersi riparare da qualunque futura sorpresa, ritardi, danni e altro. Risulta anche opportuno e doveroso che il Comune possa puntare a garantire un efficace controllo pubblico su tutte le fasi attuative; tutto questo qualunque sia la soluzione (anche riferita al futuro del Meazza) qualunque potrà essere il “soggetto attuatore”. 

 

  

 

 

• L’iniziativa immobiliare proposta da Milan e Inter è descritta nel Progetto Fattibilità Tecnico Economica (PFTE). Questo primo livello progettuale anticipa gli approfondimenti tecnico-economici degli altri due livelli, ad oggi “definitivo” ed “esecutivo, che dovranno tener conto non solo dei significativi aumenti dei costi in corso, ma anche di nuove prevedibili spese ancora da precisare su nuove richiestedel Comune, ad esempio:
➢ manutenzione, gestione e controllo h24 di tutte le aree date in concessione, non solo di quelle verdi (la cui quota potrebbe aumentare);
➢ spese di costruzione del nuovo sottopasso Patroclo, non essendo logico che, puressendo oggi del tutto funzionante, venga demolito e ricostruito utilizzando oneri di urbanizzazione (anche se aggiuntivi a quelli strettamente dovuti).
• Il PFTE serve in questa prima fase proprio per individuare, tra più soluzioni, quella che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività. La mancanza di approfondite precise valutazioni delle possibili modalità di rifunzionalizzazionedello Stadio Meazza costituisce oggi il vulnus principale dell’iniziativa, anche perché questo punto era ritenuto obbligatorio dal Consiglio Comunale del28/10/2019 e nella delibera 1905 della Giunta dell’08/11/2019. 
• L’eventuale impossibilità di adeguare lo stadio Meazza alle esigenze delle squadre (ascensori, servizi igienici, aree di ristoro, mantenimento della praticabilità sportiva dello stadio nella fase dei lavori, ecc.) non può essere apodittica, ma deve derivare da motivate, molto approfondite e convincenti verifiche relative alla possibilità o meno di adeguamento dello stadio Meazza, che già la legge sugli stadi prescrive come intervento primario da verificare. Questa mancanza, che si poteva e doveva risolvere in anticipo, va comunque risolta perché legata alla necessità di valutare in modo adeguato le alternative progettuali su impatti sociali, ambientali ed economici di tutto l’intervento richiestoSi precisa che il documento del Politecnico a firma del rettore Ferruccio Resta, in base al quale il Meazza non può essere ristrutturatonon si riferisce alle indicazioni della legge sugli stadi (sicurezza, fruibilità ecc.), ma, su stessa ammissione del Rettore, in base a quanto richiesto proprio dalle società committenti dello studiosu un complesso intervento di ristrutturazione forse scelto dalle squadre proprio perché improponibile.
• Gli Sviluppatori Immobiliari (oggi sconosciuti, ma indispensabili per realizzare un intervento di circa 1,3 miliardi di euro, stimati, che le squadre non possono essere in grado di sostenere, non solo perché in situazioni di forte debito) dovranno poter avere ben chiari le opportunità e i vincoli (considerazione valida per qualunque soluzione che venisse decisa); anche per questo alcune questioni devono essere accuratamente precisate in questa fasenon solo quelle relative alla progettazione ma anche quelle relative alla gestioneper essere anche ben contrattualizzate,perché anche di questi impegni dovranno esserci riscontri adeguati nel PFTE, ad esempio
➢ per garantire sicurezza – problema importante e annoso, presente in entrata e in uscita di qualunque stadio e per qualunque manifestazione, sarà necessario precisare tecnicamente, e quindi economicamente, come affrontare il problema;
➢ per aumentare l’accessibilità col trasporto pubblico e servizi integrati – non solo con la M5, che ha limiti di capacità e rischio chiusura della stazione più vicina allo stadio, ma anche con autobus ad alta capienza che facciano rapidamente la spola su diverse stazioni della M1 (Lotto, Lampugnano, Bisceglie); 
➢ per ridurre gli accessi con auto private – dato che i parcheggi da prevedere in loco devono essere opportunamente nel numero più contenuto richiesto da leggi e normative; e dato che la ZTL e la Zona car-free impongono un ferreo controllo della sosta nelle aree circostanti, controllo che deve essere garantito, quindi anche previsto contrattualmente, dal Comune. 
• Molto utile lo studio “Mosaico San Siro e il sistema del verde” predisposto dagli uffici tecnici del Comune, perché fornisce un quadro sintetico di informazioni anche sull’assetto socioeconomico di un’area che si evidenzia troppo squilibrata al suo interno; ma nelle stesse proposte del Comune non è previsto di utilizzare, in questaoccasione, neppure parte degli oneri di urbanizzazione con finalità di riequilibrio. Questo sarebbe invece possibile se, ad esempio, i costi di rifacimento del sottopasso Patroclo, che per le esigenze attuali funziona benissimo, non venissero considerati a scomputo oneri di urbanizzazione. 
• Dato che l’indice 0,35 di Superficie Lorda (SL) non fornisce il limite vero alla edificabilità nell’area – considerato che, a norma di legge, molte tipologie di volumi non vengono conteggiati se risultano servizi ed opere accessorie  è opportuno evitare che si possa poi decidere di aumentare ancora di più, nell’area in oggetto, la presenza di edifici e di attività.
• In merito all’ipotesi di ottenere a fine lavori due stadi in adiacenza, sconsigliata oggi per diversi motivi ma non chiaramente esclusa in futuro, sarebbe doveroso almeno precisare, già ora, che in tal caso il Comune imporrebbe il divieto di utilizzo contemporaneo delle due strutture.
• Quanto dibattuto e discusso nel confronto del dibattito pubblico, anche se breve etardivo e non così partecipato come sarebbe stato opportuno, può e deve rappresentare un materiale molto utile a orientare la scelta relativa anche ad altre eventuali aree (se di proprietà il Comune di Milano) per evitare di ripartire ogni volta da capo nel processo di decisione.
• Considerare che possa attuarsi l’ipotesi del vincolo storico relazionale che i Comitati Tecnico Scientifici del MIC nel verbale della seduta 9 del 27-07-2020 avevano indicato come meritevole di avvio della procedura prescritta dal Codice dei Beni Culturali.
• Considerare anche che la demolizione totale o parziale del Meazza, appare funzionale all’intervento edificatorio già in attuazione nell’area adiacente ad est, a pochi metri dallo stadio Meazza.
• Il Consiglio comunale approva (con numerose defezioni nella maggioranza) un OdGche pone nuove condizioni a Inter e Milan, condizioni di cui dover tenere conto anche nell’adeguamento del PFTE: garantire la natura popolare di accesso allo stadio ponendosi l’obiettivo di 70mila posti; realizzare verde su almeno il 50% dell’area in oggetto; disporre di almeno 40 milioni di euro di oneri di urbanizzazione per interventi al di fuori dell’area.

 

Milan-Inter, Coppa Italia 2021-2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esame sistematico dei problemi

 

Considerazioni sul nodo problematico del tema trattato.

 

Spalti pieni a San Siro nel 1926

 

• Il Comune deve inquadrare e utilizzare l’intervento dei privati in un quadro di riferimento più ampio che gli è proprio e gli è dovuto, deve garantire scelte più corrette, ben motivate, sostenibili, controllabili; è stato esaminato in modo non corretto il possibile riutilizzo del Meazza sia come stadio di calcio, sia per altri utilizzi; sono stati utilizzati tempi lunghi e defatiganti, che però non garantiscono un risultato adeguato; si deve trovare una soluzione migliore di quella proposta, che non tiene adeguato conto delle serie condizioni ambientali e socioeconomiche in cui ci troviamo (che rendono quasi impossibile la demolizione di un edificio molto grande che si potrebbe rifunzionalizzare). Risulta una oggettiva mancanza di adeguato ruolo del Comune e si è persa finora una grande occasione di “Scuola Reciproca”(dettagliata ad inizio di questo paper).
• Sempre più di frequente (per grandi opere ma anche per opere intermedie) il Comune si trova a dover lavorare fianco a fianco con i privati (“partenariato pubblico-privato”). La Pubblica Amministrazione ha bisogno di sviluppare competenze e mestiere su nuovi e altri fronti di azione, quindi: definisca con chiarezza gli obiettivi pubblici che intende perseguire e le priorità non negoziabili; garantisca un efficace controllo pubblico sulle fasi attuative inserendo un adeguato modello di lavoro in partnership; tenga in mano pubblica garanzie ben contrattualizzate per difendersi da qualunque mancato rispetto di accordi sottoscritti (anche da amministrazioni precedenti). 
• Fondamentale la gestione diretta del Comune della questione (costituendo apposita società sul mercato solo al 49%); in questa fase, per lo Stadio Meazza, escludere motivatamente ipotesi demolizione e pensare solo a progetti alternativi di rifunzionalizzazione, con gara internazionale.
• Doveroso criticare la posizione “passiva” del Comune. L’interesse pubblico è nell’esistenza delle squadre (e quindi non nelle proprietà e nel progetto). Deve esserci interesse a valorizzare il bene pubblico Stadio Meazza, valutato 70 milioni dall’Agenzia delle Entrate, così come l’area con 0,35 indice, che vale almeno 100 milioni; non si tratta di reliquati o aree abbandonate.
• Anche se non era oggetto del Dibattito Pubblico era molto utile poter vedere, e considerare, anche una sorta di “progetto del nuovo stadio” (sia come struttura che architettura).
• Nella Premier League, in Inghilterra, è riconosciuto un ruolo preminente ai tifosi nella gestione delle proprietà iconiche (stadio, marchio, colori etc.) introducendo pesanti limitazioni alla gestione troppo libera da parte della proprietà di momento. Nella legislazione italiana esiste un principio di intervento del sindaco nella gestione della cosiddetta “franchigia, in particolare nella legge per la gestione dei fallimenti sportivi.
• Doveroso criticare la qualità delle proposte fatte dalle squadre (di natura tecnica, economica, strategica); si ritrovano conti fantasiosi; due club che utilizzano lo stesso stadio in modo sempre più frequente rendono ingestibile il terreno di gioco; sononecessarie soluzioni tecniche per coprire il terreno; deciso l’aumento dei posti “vip” per poter aumentare i ricavi e insieme ridurre da 80 mila a 65 mila posti complessivi del nuovo stadio.

 

Trattamento dell’interpretazione dei fatti e dei problemi

 

Le squadre dei “cadetti” di Milan e Inter nel 1958

 

• La considerazione sul patrimonio storico ed immateriale di un luogo o di una attività sportiva non è considerazione da nostalgici ma, come dimostra la vicenda Superlega Europea affossata dalla rivolta dei tifosi inglesi e avallata dal premier conservatore Boris Johnson, è tutt’altro che un dettaglio. Riguarda anche la proprietà delle squadre di calcio Inter e Milan che, come tutte le squadre europee, hanno un legame inscindibile e maggiore con la storia delle città e delle comunità rispetto alla proprietà azionaria del momento.
• Questo principio è già sancito, per quanto in maniera non lineare, dal nostro ordinamento proprio riguardo alla gestione dei titoli sportivi (che di fattorappresentano la “storia” di una società calcistica) in caso di crisi proprietaria di una società calcistica. 
• Il “Decreto Salva Calcio” del 24 dicembre 2012 n. 287 (convertito in legge n. 27 del 21 febbraio 2003) protegge i bilanci delle Calcio SpA dagli effetti imposti per le imprese normali in caso di perdite previsti dal Codice civile, derogando ancora una volta  all’equiparazione tra SpA Calcio e altre SpA (e quindi  non si comprende  perché il Comune dovrebbe invece attenersi rigidamente a teorie di puro “mercato”)  e per regolare tra l’altro con  il cosiddetto lodo Petrucci  il passaggio del titolo sportivo ad un nuovo soggetto. È interessante che in questo provvedimento si evidenzi l’esigenza di non perdere il patrimonio sportivo cittadino” e che nell’attribuzione ad una nuova società del vecchio titolo sportivo appartenente alla società fallita, la decisione su a chi attribuire tale titolo spetta alla FIGC, ma “sentito il sindaco della città”. Si afferma il tema che una squadra di calcio non è un puro business, ma è soprattutto “un patrimonio sportivo cittadino” che appartiene a tutta la città e che, costituendo quindi un interesse pubblico, vada tutelato.
• Notizia ANSA 23.2.2023 — Un nuovo organo regolatore indipendente verrà introdotto in Premier League con il compito di vigilare la sostenibilità economica dei club, intensificando i controlli anche sulle nuove proprietà. E con il potere di dire no alla partecipazione dei club a tornei ‘esclusivi’ (tipo Superlega europea). Il nuovo schema – scaturito dall’analisi di un gruppo di tifosi – ha ricevuto il beneplacito del governo di Londra, nel giorno della pubblicazione del libro bianco sullo stato del calcio inglese. Il nuovo organismo indipendente dovrà verificare che il modello e la struttura finanziaria di ogni società siano adeguate, condizione indispensabile per la loro iscrizione a qualsiasi campionato professionistico. In futuro i club inglesi non solo dovranno ottenere l’autorizzazione per ogni cessione o cambio di stadio, ma ai tifosi saranno garantiti più poteri nel caso i presidenti decidano di cambiare il nome, lo stemma o i colori della maglia di casa della loro squadra del cuore.  Il nuovo organo avrà inoltre la possibilità di impedire a qualsiasi società inglese di prendere parte a nuove competizioni (tipo Superlega europea) – che finisca per “danneggiare il torneo domestico”. Il rapporto sullo stato del calcio inglese – iniziato nel 2021 in seguito al fallimento di due storiche società, Bury e and Macclesfield Town – verrà pubblicato oggi come libro bianco dal governo. Dall’anno della sua fondazione, nel 1992, sono stati 64 i club di Premier League finiti in amministrazione controllata. 
• Anche nel “modello Premier League” si sta pensando di introdurre un’autorità regolatrice dei rapporti fra Club e tifosi/cittadinanza, riconoscendo l’esistenza di un legame immateriale, ma non aggirabile dalle proprietà finanziarie, fra i club del calcio e la città di appartenenza. In particolare, si introduce un diritto speciale a favore dei tifosi per ogni variazione riguardante lo stadio, sempre più assimilato ad un “tempio” rituale e sempre più lontano dal semplice manufatto cementizio. Sindaco e Comune possono ben rivendicare una posizione di guida sul tema Meazzaanche senza il coraggio e la convinzione dei padri del municipalismo come Emilio Caldara Antonio Greppi, si invita il sindaco a fare come Theodore Roosevelt, che da capitalista e conservatore, nel 1903 spiegò senza mezzi termini alle Great Corporation che “è la politica che comanda“.

 

 

 

 

 

 

Conclusioni

Proposte e riferimenti per il successo (politico, civile, tecnico-professionale). 

 

 

1. Il Comune non attenda l’iniziativa dei club, ma chieda, proponga, coordini (evitando continue dichiarazioni di parte, aggravate dall’atteggiamento della stampa).
2. Il Comune tenga conto il più possibile delle numerose osservazioni e richieste presentate nel Dibattito Pubblico, per rendere evidente che considera utile, e non un semplice dovuto passaggio formale, l’attiva e interessata partecipazione dei Cittadini.
3. Il Comune esiga dai proprietari delle Squadre di inserire nel Progetto Fattibilità Tecnico Economica (PFTE) anche il completo e corretto confronto (modalità, interferenze, risultati) con un’adeguata proposta di rifunzionalizzazione dello Stadio Meazza.
4. E’ prioritaria una adeguata risposta sulle possibilità reali di riconversione dello stadio esistente, che risultano sempre più necessarie, anche per evitare i costi e i gravi effetti della temuta demolizione del Meazza, in un quadro di promozione dello sviluppo sostenibile.
5. Il Comune escluda che il rifacimento del sottopasso Patroclo sia realizzato con oneri di urbanizzazione e utilizzi questi oneri, unitamente ad altri, al di fuori dell’area per risponderealle evidenti gravi necessità di fornire benefici anche ad aree contermini molto svantaggiate. 
6. Il Comune contrattualizzi in questa fase tutti gli impegni, in modo che anche i futuri Sviluppatori Immobiliari (chiunque saranno) ne possano tenere da ora debito conto (esempio: i costi di manutenzione, gestione e controllo h24, di tutte le aree date in concessione). E che anche gli esiti dei controlli di rispetto degli interventi concessori siano garantiti in modo quasi automatico in tutte le fasi di attuazione.
7. il Comune evidenzi quali futuri impegni, e relativi costi, dovrà assumere in proprio (esempio: maggiore accessibilità da garantire con TPL e modalità integrate, per poter ridurre in modo notevole l’accesso con le auto private e per controllare efficacemente la sosta in aree vicine).
8. Il Comune si impegni a non inserire nell’area altri edifici, anche se non aumenterebberformalmente l’indice di edificabilità territoriale 0,35 mq/mq solo perché non producono SL. 
9. Il Comune richieda sia un aumento dei posti previsti dello Stadio, tenendo in debito conto dell’effettivo utilizzo negli ultimi anni, sia che una quota significativa (10%) sia riservata per essere sempre comunque venduta a prezzi popolari e in modo trasparente.   
10. Il Comune metta a punto un metodo che possa garantire risultati migliori nell’affrontare, sul nascere e in tempi correttamente contingentati, interessi (normalmente edificatori) che in aree densamente popolate si presentano sempre più oggettivamente impattanti, un metodo che possa servire sia per ottenere un accettabile assetto del territorio, sia per migliorare rapporti tra Amministrazione e Cittadini  Spropone di utilizzare il metodo della Scuola Reciproca.

Fonti

Bibliografiche e sitografiche

 

 

 

• ALLEGATO — NOTA ILLUSTRATIVA della Direzione Rigenerazione Urbana per il Dibattito Pubblico Nuovo Stadio Milano2022.
• https://www.dpstadiomilano.it/ per tutta la documentazione del Dibattito Pubblico
• Silvana Sermisoni, San Siro storia di uno stadio, Electa, 1989.
• Enrico Landoni, Milano capitale dello sport. Dalla liberazione al centro-sinistra, M & B Publishing, 2008.
• Enrico LandoniIl comune riformista. Le giunte di sinistra al governo di Milano 1975-1985, L’Ornitorinco, 2011.
• Claudio Sanfilippo, Tiziano MarelliFedeli a San Siro, Mondadori 2011.
• Enrico LandoniGli atleti del Duce la politica sportiva del fascismo, 1919-1939, Mimesis, 2016
• Mario Nicoliello, L’azienda calcio in Italia. Alla ricerca dell’economicitàGiuffrè 2021.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allegato

Nota illustrativa della Direzione Rigenerazione Urbana 

per il Dibattito Pubblico Nuovo Stadio Milano

 

1. La proposta

 

1.1 La legge stadi

La costruzione di impianti sportivi è normata dalla legge di conversione n. 96 del 21 giugno 2017 che ha convertito il Decreto-legge del 24 aprile 2017, n. 50 che, con l’art. 62, ha introdotto una serie di interventi normativi in riforma alla disciplina di cui al comma 304 dell’art. 1 della Legge del 27 dicembre 2013, n. 147 (cd. Legge di stabilità 2014).

In sintesi la disciplina attualmente vigente:

Il soggetto che intende realizzare l’intervento presenta al comune interessato uno Studio di fattibilità ai sensi dell’articolo 1, comma 304, lettera a), della legge 27 dicembre 2013, n. 147. Lo studio di fattibilità può prevedere la demolizione e ricostruzione dell’impianto con diverse volumetria e sagoma, nonché la riconversione o riutilizzazione a fini sportivi. Ai fini del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’operazione è possibile prevedere la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari o funzionali al finanziamento o alla fruibilità dell’impianto sportivo, ad esclusione della funzione residenziale

Il verbale conclusivo della conferenza di servizi preliminare che esamina lo studio di fattibilità è pubblicato sul sito internet istituzionale del Comune e sul Bollettino Ufficiale della regione e ove la proposta sia valutata positivamente ed il comune abbia dichiarato il pubblico interesse.

Dichiarato il pubblico interesse il soggetto proponente presenta il progetto definitivo. Quest’ultimo deve essere redatto nel rispetto delle norme di attuazione del codice dei contratti pubblici tenendo conto delle condizioni indicate in conferenza di servizi preliminare; può discostarsene motivatamente e deve essere corredato – nel caso di interventi da realizzare su aree di proprietà pubblica o su impianti pubblici esistenti – da un piano economico-finanziario asseverato – che indichi l’importo delle spese di predisposizione della proposta, e da una bozza di convenzione con l’amministrazione proprietaria che specifichi:

– l’obbligo della preventiva o contestuale realizzazione delle opere di urbanizzazione;
– le caratteristiche dei servizi e della gestione;
– la durata della cessione del diritto di superficie o di usufrutto.

 

La conferenza di servizi decisoria si svolge in forma simultanea e sincrona e il verbale conclusivo di approvazione del progetto, in caso di impianti sportivi che ricadono in parte su aree pubbliche, costituisce dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera, con eventuali oneri espropriativi a carico del promotore e costituisce verifica di compatibilità ambientale e variante allo strumento urbanistico comunale. Ove il progetto comporti atti di competenza regionale, la conferenza decisoria è convocata dalla Regione.

Il soggetto proponente deve essere in possesso dei requisiti di cui all’art. 183 comma 8, del codice di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, associando o consorziando altri soggetti laddove si tratti della società o dell’associazione sportiva utilizzatrice dell’impianto.

Il progetto definitivo approvato è fatto oggetto di procedura ad evidenza pubblica; alla gara è invitato anche il soggetto proponente, che assume la denominazione di promotore.

In materia di costruzione e realizzazione di impianti sportivi il 1° gennaio 2023, tra i decreti della c.d. riforma dello sport, entrerà in vigore il D.lgs. 38/2021.

Le principali modifiche saranno le seguenti:

– il soggetto proponente dovrà presentare, a valere sul PFTE, il documento di fattibilità delle alternative progettuali, in luogo dello studio di fattibilità;
– riduzione delle tempistiche dell’iter;
– per contribuire al consolidamento patrimoniale delle Società e associazioni sportive proponenti, il documento di fattibilità può prevedere la cessione, anche a titolo gratuito a fronte del valore dell’intervento, del diritto di superficie o del diritto di usufrutto sull’impianto sportivo o sulle aree contigue di proprietà pubblica per una durata novantenne o il trasferimento della proprietà alle Società.

 

1.2 Genesi

In data 10/07/19 (2) A.C Milan S.p.A. e F.C. Internazionale S.p.A. congiuntamente, in qualità di promotori già concessionari e utilizzatori dello Stadio Giuseppe Meazza, hanno presentato la Proposta (consistente in uno studio di fattibilità alias PFTE) per la realizzazione di un nuovo complesso sportivo multifunzionale nell’area del quartiere San Siro, dove è ubicato l’attuale Stadio Meazza

– ai sensi dell’articolo 1, comma 304, lettera a), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, come modificato dall’art. 62 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 coordinato con la legge di conversione 21 giugno 2017 n. 96 cosiddetta Legge Stadi;
– con provvedimento del Consiglio Comunale n. 9/2019 lo Stadio Giuseppe Meazza è stato inserito all’interno del Piano di Alienazioni e Valorizzazioni Immobiliari (PAVI). In data 11 novembre 2019 l’Agenzia delle Entrate ha trasmesso all’Amministrazione Comunale la relazione contenente la determinazione del valore dello Stadio Giuseppe Meazza di Milano.

 

Tale proposta – comportante Variante alla strumentazione urbanistica – è stata oggetto di istruttoria, ed è stata anzitutto convocata in data 27 settembre 2019 e 4 ottobre 2019 una Conferenza di Servizi preliminare, le cui risultanze, unitamente a tutti i pareri, sono state oggetto di pubblicazione sul sito istituzionale del Comune di Milano dal 14/10/19, sull’Albo Pretorio – dal 14/10/19 al 13/12/19 – oltre che sul BURL n. 43 del 23/10/19 per quanto attiene il solo Verbale.

Tale proposta prevedeva – su aree di proprietà comunale da cedersi in diritto di superficie – la demolizione dell’attuale stadio Meazza, la realizzazione del nuovo stadio su 6 livelli per una capienza di 60.000 posti, la realizzazione di un comparto multifunzionale dove tutte le funzioni erano di carattere privato per una SL complessiva pari a 165.769 mq. Tale volumetria era ottenuta applicando un indice territoriale pari a circa 0,63 mq/mq ad un ambito di mq 261.982, che vedeva l’esclusione dell’area occupata dalla fermata metropolitana e del torna indietro del tram.

 

L’iter istruttorio della Proposta si è concluso con la Deliberazione di Giunta n. 1905/2019 del 8/11/19 in cui è stato dichiarato l’interesse pubblico della proposta con prescrizioni, il cui recepimento avrebbe costituito presupposto necessario per l’ottenimento dei successivi atti di assenso. Le prescrizioni consistevano nella presentazione di uno Studio di Fattibilità aggiornato – da sottoporre a successiva approvazione della stessa Giunta Comunale – con l’obiettivo prioritario del mantenimento e della rifunzionalizzazione dell’attuale impianto “G. Meazza” in San Siro di proprietà comunale, mediante l’inserimento, in via prevalente, di funzioni di interesse pubblico e generale.

Oltre alla prescrizione anzidetta la Giunta ha previsto, avallando quanto approvato e prescritto dal Consiglio Comunale nella seduta del 28 ottobre 2019, altre prescrizioni, tra cui:

• assumere l’obiettivo di minimizzare l’impatto ambientale realizzando una cittadella di sport e servizi “car free”;
• prevedere un incremento significativo di verde pubblico fruibile;
• rafforzare la vocazione sportiva dell’area;
• definire un piano di interventi tali da garantire ricadute positive sull’area circostante;
• connettere l’area di San Siro ai sistemi di grandi aree verdi limitrofe (Trenno, Piazza d’Armi, Parco delle Cave, Bosco in Città, Figino) e al quartiere caratterizzato a sud da grandi concentrazioni abitative (in particolare di edilizia pubblica) e da dismissioni di grandi impianti sportivi quali l’ex Trotto;
• mantenere e rifunzionalizzare l’impianto di San Siro mediante l’inserimento di funzioni di interesse pubblico e generale – privilegiando fra queste quelle sportive – e funzioni complementari a carattere privato; tale rifunzionalizzazione sarà oggetto di rivalutazioni da parte dell’AC al fine del raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario;

Subito dopo l’approvazione di detta delibera, l’Amministrazione ha avviato la procedura di Verifica di Interesse Culturale (VIC) del Meazza e in data 13 maggio 2020 è pervenuta nota da parte dellaCOMMISSIONE REGIONALE PER IL PATRIMONIO CULTURALE DELLA LOMBARDIA con la quale è stato comunicato che l’immobile denominato “Stadio Giuseppe Meazza (San Siro)” non presentava interesse culturale ai sensi degli articoli 10, 12 e 13 del Codice dei beni Culturali n. 42/2004.

In linea con quanto indicato dal Consiglio Comunale nell’Ordine del giorno approvato il 28 ottobre 2019 e fatto proprio dalla Giunta Comunale con Delibera del 2019, le Società calcistiche in data 6 novembre 2020 hanno presentato l’aggiornamento della proposta inziale.

L’aggiornamento prevedeva – sempre sulle aree di proprietà comunale da cedersi in diritto di superficie – la realizzazione del nuovo impianto calcistico, oltre alla rifunzionalizzazione dell’impianto Meazza mediante la realizzazione di un “comparto plurivalente” suddiviso in due distretti, uno multifunzionale e l’altro dedicato allo sport & entertainment; nel comparto plurivalente erano insediate funzioni di carattere privato per una SL complessiva pari a 145.000 mq, che corrispondeva ad un indice territoriale pari a circa 0,51 mq/mq applicato all’intero ambito GFU pari a mq 280.916.

A detta consegna documentale è seguita da parte dell’Amministrazione Comunale in data 04/12/20 richiesta di integrazione. All’esito di ulteriore interlocuzione sono stati verificati i titolari effettivi, i casellari giudiziali e la certificazione antimafia degli stessi.

Tra la documentazione trasmessa i Club hanno fornito il Piano Economico Finanziario (PEF) aggiornato; i Club in detto aggiornamento hanno tenuto conto, al fine di calcolare il valore del diritto di superficie delle aree comunali, delle risultanze della stima dall’Agenzia delle Entrate, circa l’ipotesi di vendita dello Stadio Meazza e dell’area di stretta pertinenza.

Al fine di reimpostare il PEF in funzione della trasformazione dell’intero ambito GFU “San Siro”, in data 17/06/2021 è stata formalizzata ad Agenzia delle Entrate la richiesta di determinazione del corrispettivo per il diritto di superficie novantennale dell’intera area interessata dalla Proposta come aggiornata nel novembre 2020- oltre alla relativa rata annua da corrispondere al Comune di Milano da parte dei Club ai fini dell’attuazione dello sviluppo immobiliare previsto.

 

In data 04/08/2021 l’Agenzia ha formalizzato la propria stima, dalla quale risulta il valore dell’area ed un valore del corrispettivo del diritto di superficie sulla base di articolate valutazioni e conteggi.

Con Deliberazione di Giunta Comunale n. 1379 del 05/11/2021 è stato confermato il pubblico interesse della Proposta, richiamando nell’atto il rispetto di tutte le prescrizioni già contenute nella precedente deliberazione (n. 1905/2019) e nei pareri allegati al Verbale della Conferenza dei Servizi e – anche alla luce di quanto emerso dalle valutazioni dell’Agenzia.

 

Più in particolare con la Deliberazione n. 1379 è stata formulata la richiesta di adeguare la proposta alle seguenti condizioni necessarie per ottenere i successivi atti di assenso sul PFTE stesso:

• adeguamento dell’indice di edificabilità territoriale a quello massimo previsto dalla Norma del Piano di Governo del Territorio approvato con riferimento alla Grande Funzione Urbana (GFU) San Siro, pari a 0,35 mq/mq fermo restando che servizi e/o attrezzature di interesse pubblico/generale convenzionate non concorrono alla determinazione della SL;
• riconfigurazione a distretto sportivo dell’area ove attualmente insiste il Meazza con ampia valorizzazione e incremento del verde;
• aggiornamento, nella successiva fase progettuale, del Piano Economico Finanziario (PEF), sulla base di quanto stabilito dal provvedimento di Giunta.

 

In seguito alla delibera del novembre 2021, l’Amministrazione ha avviato l’interlocuzione con laCommissione nazionale per il Dibattito pubblico.

Con nota del 01/12/2021 il Comune ha chiesto chiarimenti circa l’applicabilità delle norme sul Dibattito pubblico ai sensi dell’art.22 del d.lgs. n. 50/2016 alla Proposta presentata congiuntamente da parte delle squadre Inter e Milan ai sensi dell’articolo 1, comma 304, lettera a), della legge 27 dicembre 2013, n. 147, e s.m.i.

Con nota del 14/12/2021, la Commissione Nazionale ha confermato l’applicazione della normativa sopracitata in tema di Dibattito Pubblico alla proposta del nuovo Stadio [rammentando tuttavia la possibile deroga da tale applicazione ai sensi dell’art. 8, comma 6 bis, del Decreto-legge 76 del 16 luglio 2020, convertito con la legge n. 120 del 11/09/2020, per ragioni legate all’ emergenza COVID-19 e comunque fino alla data del 31 dicembre 2023].

In data 03/01/2022 il RUP ha inviato una comunicazione ai Club riportando quanto indicato dallaCommissione sul tema del dibattitto pubblico e ha contestualmente chiesto un aggiornamento dello Studio di Fattibilità per quanto attiene gli aspetti indicati in delibera di ricondurre le volumetrie a quanto previsto dal PGT.

Con nota del 14/01/2022 le squadre hanno dato riscontro alla nota del RUP esponendo le condizioni utili ad ipotizzare una deroga al procedimento del dibattitto pubblico ai sensi di legge, come sopra indicato.

In risposta alla richiesta di deroga che precede, in data 08/02/2022, gli uffici del RUP hanno inoltrato una ulteriore comunicazione ai Club, motivando la scelta dell’Amministrazione di procedere con il dibattito pubblico sulla Proposta e richiedendo nuovamente l’aggiornamento di parte della documentazione di progetto sulla base di quanto disposto dalla Deliberazione n. 1379/2021. 

Il Comune ha ritenuto che trattandosi di un progetto di particolare rilevanza per la Città di Milano, tra i requisiti fondanti di un’ipotesi derogatoria non può invocarsi esclusivamente l’ampio confronto svoltosi in seno agli organismi consiliari, dovendosi piuttosto sottolineare come ad oggi non siano stati ancora coinvolti e consultati gli ambiti di partecipazione dei cittadini. Infatti, anche alla luce di quanto recentemente emerso nel corso delle numerose sedute delle competenti Commissioni Consiliari, si ritiene che il confronto con la cittadinanza sulla realizzazione di una opera pubblica di rilevanza internazionale come questa, possa essere la sede appropriata per la formulazione di ponderate valutazioni sulla Vostra proposta, così come fino ad oggi indirizzata dall’Amministrazione nei propri atti – dichiarazione di pubblico interesse con DGC n.1905 del08/11/2019, confermata con DGC n. 1379 del 5/11/2021 – e, non ultimo, sulla riconfigurazione dell’area occupata dallo stadio Meazza a funzioni private e pubbliche e di interesse pubblico generale di natura differente da quelle attualmente insediate.

 

Con ulteriore nota datata 8 marzo 2022, inviata alla Commissione Nazionale per il Dibattito Pubblico, l’Amministrazione si è resa disponibile ad attivare direttamente le procedure per l’individuazione e la nomina del Coordinatore del Dibattito e con Determina Dirigenziale n. 2789 del 12/04/2022 è stata approvata la documentazione per l’affidamento – mediante procedura negoziata – del servizio di progettazione e gestione del Dibattitto pubblico sulla proposta relativa allo “Stadio di Milano” presentata dalle due squadre.

L’esito della selezione, avvenuto in data 20/05/2022, ha individuato come migliore offerta quella di Avventura urbana S.r.l., con il dott. Andrea Pillon come coordinatore del dibattito pubblico supportato da un team di 15 professionisti. Successivamente in data 03/06/2022 il RUP ha inviato alle Società calcistiche una nota di sollecito a presentare la documentazione relativa al dossier di progetto per lo svolgimento del Dibattito Pubblico.

In data 05/09/2022 è stata formalizzata da parte dei proponenti (Milan e Inter Club) la Proposta adeguata alle condizioni poste dalla Deliberazione n. 1379 sopra indicate e costituita nel suo complesso dalla seguente documentazione:

 

INDICE GENERALE

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

STUDIO DI FATTIBILITA’ TECNICO ECONOMICA

– VOLUME 1 –  Stato di fatto dell’Ambito
– VOLUME 2 – Stato di fatto Stadio Meazza
– VOLUME 3 – Masterplan di progetto
– VOLUME 4 – Geologia, idrogeologia, Geotecnica, Invarianza Idraulica, Geotermia
– VOLUME 5 – Masterplan Energetico
– VOLUME 6 – Strutture del comparto Stadio, riqualificazione strutturale dello Stadio Meazza e strutture del comparto plurivalente
– VOLUME 7 – Sicurezza, Analisi viabilistica, Cantierizzazione, Compatibilità Ambientale ed Acustica
– VOLUME 8 Relazione TecnicaRecepimento delle condizioni della deliberazione n. 79/2021 del5/11/2021
– APPENDICE 1 – Studio del Traffico
– ALLEGATO 2 – Dettaglio del Calcolo Sommario della Spesa
– ALLEGATO 1  PIANO ECONOMICO FINANZIARIO

 

1.3 Contenuti di interesse pubblico e valutazioni

 

Le Delibere sopra indicate (n. 1905/2019 del 8/11/19 e n.1379 del 05/11/2021) hanno dichiarato il pubblico interesse della Proposta (presentata dai Club Milan e Inter) di realizzazione di un nuovo complesso sportivo multifunzionale nell’area del quartiere San Siro, che prevede la realizzazione di un nuovo impianto calcistico e di un “comparto plurivalente” dedicato ad un distretto sportivo/museale di interesse pubblico e generale e funzioni complementari di carattere commerciale/intrattenimento. Dall’analisi della proposta e sulla base delle prescrizioni indicate negli atti del Comune la dichiarazione di pubblico interesse si è basata sui seguenti aspetti:

una complessiva rigenerazione di un esteso ambito urbano caratterizzato dalla presenza dello Stadio attuale, ma anche dequalificato dalla presenza di ampie superfici in asfalto (spazi di afflusso e deflusso spettatori, parcheggi) utilizzate solo in occasione degli eventi svolti nello Stadio;

– la realizzazione di un intervento articolato che può costituire nuova centralità della città, vissuto 365 giorni l’anno e in tutte le ore del giorno, e con potenziali ritorni di immagine e incremento di turismo a livello cittadino, in un contesto che presenta alcune criticità (in particolare presenza, a sud dell’area, di patrimonio edilizio da risanare, dismissione di grandi impianti sportivi quali l’ex Trotto, carenza di servizi a livello locale);
– la realizzazione di un nuovo impianto sportivo multifunzionale moderno, un nuovo stadio in linea con gli standard internazionali più avanzati che, negli obiettivi dei proponenti, migliorerà il confort degli spettatori e accrescerà la presenza di un pubblico più orientato alle famiglie, con condizioni di sicurezza ed un’offerta di servizi molto più efficienti dell’impianto attuale. Il nuovo impianto potrà inoltre accrescere, secondo quanto affermato dai proponenti, il posizionamento dei due Club nel ranking internazionale;
– la realizzazione di tutti gli interventi a prevalente carico del soggetto privato, con assunzione dei relativi rischi;
– la potenziale realizzazione di spazi a verde fruibili e di valenze ecologia in connessione con il sistema dei parchi limitrofi;
– un minor impatto acustico dell’impianto, rispetto alla situazione attuale, secondo quanto dichiarato dai proponenti;
– la potenziale versatilità dell’impianto, capace di ospitare eventi sportivi non solo calcistici ed altre forme di spettacolo;
– l’intervento prevede un significativo indotto occupazionale.

 

Dal punto di vista finanziario la proposta aggiornata al 2022 si basa sul completo finanziamentodell’investimento complessivo a carico delle Società. Le aree (che rimangono di proprietà comunale) vengono cedute in diritto di superficie per 90 anni, a valere su un corrispettivo complessivo pari a circa 195,8 mil/€, pari ad una rata annua di circa 2,2 mil/€.

Inoltre, la Proposta aggiornata al 2022 prevede l’adeguamento delle volumetrie previste all’indice di edificabilità territoriale unico di 0,35 mq/mq, e l’inserimento di funzioni commerciali,complementari/funzionali al complesso sportivo, che si configurano come una Grande Struttura di vendita (GSV) la cui competenza autorizzativa è in capo all’organo regionale.

Sulla base della normativa di riferimento sopra analizzata, si specifica che l’interesse pubblico della Proposta è stato dichiarato sulla base di uno studio di fattibilità (alias progetto preliminare) e quindi solo nella successiva fase il proponente dovrà elaborare e poi formalizzare un progetto definitivo, che tenga conto anche delle condizioni e prescrizioni espresse in sede di Conferenza dei Servizi preliminare e negli atti assunti dall’AC.

È importate sottolineare che l’eventuale scenario zero o inerziale dello status quo – non in linea con le previsioni del PGT – comporterebbe, in caso di abbandono della struttura da parte dei Club, la necessità di una gestione diretta dell’impianto da parte del Comune, con costi di manutenzione, che, solo per la parte straordinaria, si stimano in circa 5 mil/€ annui. E’ infatti prevedibile che non vi siano soggetti terzi che possano avere interesse a prendere in gestione la struttura, considerati i rilevanti costi di utilizzo e mantenimento che non troverebbero un equilibrato riscontro economico negli eventuali ricavi ipotizzabili per manifestazioni e iniziative diverse da quelle calcistiche di livello professionistico ed internazionale. Pertanto,la gestione e manutenzione dell’impianto non potrebbe che essere affidata alle squadre Milan e Inter attuali concessionarie (scadenza concessione 2030) che ad oggi – come indicato nello studio di fattibilità – ritengono come unico scenario perseguibile la realizzazione di una nuova struttura sportiva di livello internazionale per gli eventi calcistici.

Inoltre, la nuova localizzazione permetterebbe un miglioramento dei flussi di entrata/uscita dall’impianto in particolare in tema di sicurezza, permettendo, fra l’altro, il rispetto dell’area di filtraggio prevista dal c.d. Decreto Pisanu, applicato in deroga all’attuale struttura per l’impossibilità tecnica di garantire le distanze previste.

 

Il Responsabile del Procedimento – Arch. Simona Collarini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara”

Via de Amicis 17, 20123 Milano

centrocaldara@gmail.com

 

Presidente: Franco D’Alfonso

Vicepresidente: Anna Catasta

Direttore scientifico: Stefano Rolando

Direttore operativo: Biagio Longo

Tesoriere: Giuseppe Conte

 

SOCI SOSTENITORI 

BARUFFI MAURIZIOBASSETTI PIEROBESOSTRI FELICE,

BUSSOLATI PIETROCANCELLATO ANDREACANTONI ALBERTO,

CATASTA ANNACOLOMBERA MONICACRAPANZANO SALVATORE,

D’ALFONSO FRANCOD’AMATO DOMENICODE CILLIS MAURO,

FOSSATISILVIAGHETTI MARCOGHEZZI PIER EZIO,

LA SCAAGIUSEPPELORANDI LUCAMAININI DANIELA,

MARRO DANTEMAURI LORENZOMODIANO PIETRO,

PISAPIA GIULIANOPOLLIO ALESSANDROQUARTAPELLE LIA,

TROGLIA MARCOVITALE MARCOZAIS GIOVANNI,

 

SOCI ORDINARI 

AGNOLETTO PAOLAANIASI BRUNA, ARRAS MICHELE

BELLI PACI LUCIANO, BENELLI DANIELA, BOLOCAN MATTEO

BOSCHIERO CINZIA, CANTALINI GIORGINA CAPITANEO MIRO

CAPRINO EDOARDO.  CARELLI FRANCESCOCASTAGNO DIEGO,

CENNAMI ACHILLECONFALONIERI GIANNICONTE GIUSEPPE,

CORSO CLAUDIACOSCIA ALESSANDROCRISTALDI SARA,

DANESI FEDERICODE MARINO SILVIADELPIANO PIERCARLA,

D’ALFONSO GIACOMODRAGONE MARCOFINETTI UGO,

FISHMAN DANIEL, GALIMBERTI LAURAGRANARA DANIELE,

GRECO LUCCHINA SOFIAIACOMINI GIAMPIEROJUCKER CRISTINA,

LANDONI ENRICO, LAURIOLA MASSIMINA, LAUZI NICCOLO’,

LIANI RICCARDOLOMBARDI PAOLOLONGO BIAGIO,

LORIA MARCOMANZITTI ANDREAMAROSSI WALTER

MONICO FRANCESCOPALUMBO ALESSANDROPEDRELLI ENRICO,

PEREGO DORINAPEZZOTTI MAURIZIOPILOTTI LUCIANO,

POLETTILINDARHO EDMONDOMARIO D’ALESSIO,

ROLANDO STEFANOSCARANO ELISASCAVUZZO ANNA,

SCHIEPPATI AUGUSTOSCIROCCO GIOVANNI, SPECCHIO LAURA,

STRADAELISABETTATRITTO ERMANNOTUSINO FRANCESCO

VANNIN M. CRISTINAZINNA PAOLO.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

         CALCIO COME PATRIMONIO SOCIALE E CIVICO

         Il caso dello stadio Meazza a Milano

         Documento di analisi e proposta del Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara” di Milano

 

                    

 

 

Questo dossier analizza la questione “stadio di San Siro” a fronte delle ipotesi, delle discussioni, dei conflitti e degli insoluti che caratterizzano l’approccio alla quarta trasformazione secolare di ciò che è stata chiamata “la Scala del calcio a Milano”.

Il Circolo e Centro Studi “Emilio Caldara” apre con questo documento una serie di “paper” di analisi, proposta e dibattito nel quadro del proprio ampio progetto su “Milano 2050”.

Radici della storia, attualità dei nostri interrogativi, futuro che – malgrado ipresentismo del nostro tempo – è già cominciato.

 

La tradizione municipalista milanese porta o riconduce a essere innovativi.

Non solo il Comune deve prendere iniziativa, soprattutto ora in una fase di stallo. E lo può fare con la costituzione di una società di scopo e il lancio di un (indispensabile) concorso internazionale.  Ma può e deve avventurarsi nella ricerca di un più solido ancoraggio dei club alla città, proprio in epoca di proprietà internazionali. Insomma, accanto a formule di azionariato popolare, già sperimentate con discreto successo da Barcellona e Bayern di Monaco, perché non pensare ad una separazione fra proprietà del brand e del titolo sportivo e la società di gestione del club, con i primi patrimonio pubblico e la seconda veicolo più consono al business ed agli investimenti che dicono essere necessari?

 

  

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