
Nota di Paolo Giacomoni
In America, chi non paga le tasse va in galera.
E questo è vero non soltanto per l’anneddotica legata a Al Capone, di cui si sa che, essendo falliti tutti i tentativi della polizia per punire le sue azioni criminali, nel 1931era stato condannato e messo in prigione a Alcatraz per un cosiddetto “white collar crime”, quello per cui anche Trump rischia di trovarsi vestito di una tuta arancione.
Infatti, anche dei cittadini più “normali” possono finire in galera se non pagano le tasse.
Un mio vicino lavorava in un’azienda il cui proprietario amava i cavalli da corsa, il gioco d’azzardo e le case in Nevada… e non pagava le tasse.
Avendo frodato il fisco per più di due milioni di dollari, quel signore era stato condannato alla reclusione e trasferito in una galera federale dove ha trascorso un paio d’anni (con gran gioia del mio vicino che non lo portava nel cuore).
I cinici di casa nostra mi domanderanno se una tale efficacia nel punire l’evasore si accompagna ad altrettanta solerzia nel rimborsare l’ingenuo che, per qualsivoglia ragione, di tasse ne abbia pagate troppe.
Posso testimoniare per esperienza personale che la risposta è positiva.
Io ricevo una pensione francese composta della pensione “classica” della Sécurité Sociale, e da una pensione “complementare”. Gli accordi internazionali tra Francia e USA prevedono che, per i residenti negli USA che beneficiano della pensione francese, detta pensione francese è esentasse.
Io credevo che questi accordi fossero limitati alla pensione “classica” e quindi pagavo regolarmente le imposte sul reddito relativo alla pensione “complementare”: errore!
Quando me ne sono accorto, ho fatto richiesta per essere rimborsato. Sfortunatamente la richiesta è ricevibile solo per gli ultimi tre anni: vitaccia.
Ma la richiesta, inoltrata nel marzo di quest’anno, ha avuto esito positivo e in maggio ho ricevuto il rimborso, tanto dallo stato dell’Alabama quanto dal servizio federale delle imposte sul reddito.
Un’altra novità sulle tasse, sociale, questa, e non personale, merita di essere presa in considerazione. Il Parlamento ed il Senato dell’Alabama, che non sono noti per essere degli estremisti sovversivi, sono in procinto di promulgare una legge che riduce la tassa sui prodotti alimentari e su tutto quello che va sotto il nome di “groceries”, una tassa che qui è mal vista come lo era la famigerata tassa sul macinato nel neonato Regno d’Italia.
Si tratta di un’imposta indiretta del 9% la cui soppressione, per le famiglie a basso reddito, può avere effetti positivi non trascurabili.
Se la legge passa, i suoi effetti entreranno in vigore (non oso dire “verranno implementati”) progressivamente e, nel giro di due o tre anni, la tassa sulle groceries si verrà ridotta al 2%.
Ve lo dicevo, io, che il Parlamento e il Senato dell’Alabama non sono dei pericolosi sovversivi!
Ma ogni passo verso un po’ meno di ingiustizia sociale, particolarmente negli stati del profondo sud, deve essere preso in considerazione come un progresso inalienabile.
Forza, Biden!