
Paolo Giacomoni
Mentre erano fervidi i preparativi per festeggiare il 4 luglio, i legislatori dell’Alabama hanno promulgato una legge relativa al lavoro straordinario. È cosa abbastanza straordinaria che il legislatore americano, soprattutto in uno stato del Sud, si permetta di legiferare su cose che concernono il lavoro. Ed è per questo mi ci soffermo.
Voglio dire che, per esempio, quando sono stato assunto da Estée Lauder, venticinque anni fa, ho dovuto firmare una dichiarazione, pena la non assunzione, nella quale mi impegnavo a non aderire a nessuna Trade Union (l’equivalente americano dei sindacati dei lavoratori). Mi domando se in un qualunque paese dell’Unione Europea la legge consente a un imprenditore il diritto di imporre una cosa simile agli impiegati.
Ricordo che in Italia, anni or sono, in una situazione di disoccupazione preoccupante, governo, sindacati e imprenditori si erano riuniti per discutere delle modalità del lavoro straordinario (spero che si chiami ancora così, il lavoro effettuato in più delle 40 ore settimanali).
Da un lato c’era chi proponeva di sopprimerlo per spingere gli imprenditori ad assumere e quindi combattere la disoccupazione. Dall’altro c’era chi pensava che bisognasse lasciare un po’ di flessibilità all’imprenditore per permettergli di fronteggiare, con un aumento tempestivo della produzione, un possibile aumento transeunte della domanda del mercato.
La soluzione che era stata trovata consisteva nel lasciare libero l’imprenditore di far leva sul lavoro straordinario, a patto di concedere agli operai un riposo riparatore pari alle ore straordinarie fornite. E siccome tale riposo riparatore voleva avere un effetto preventivo contro un possibile abuso nella richiesta di lavoro straordinario, ci fu anche chi capì che il riposo riparatore doveva precedere il lavoro straordinario!
Molti anni dopo, in una situazione geografica e socio-culturale diversa, e in condizioni di quasi pieno impiego, la legge promulgata dall’Alabama fa sì che, per ricompensare il lavoratore che non rifiuta, o non teme, di lavorare di più, il reddito conseguente al lavoro straordinario effettuato non sia sottoposto ai prelevamenti fiscali dello stato dell’Alabama. Tali prelevamenti oscillano tra il 6% e il 7 % e questo non è cosa trascurabile nel contenuto finale della busta paga.
Quanto di questa legge sia dovuto all’espansione economica dell’Alabama, dove è difficile assumere per via del quasi pieno impiego di cui si gode oggi negli Stati Uniti, o allo spirito luterano dei legislatori che pensano che, pur se le opere non conducono alla salvezza spirituale, esse conducano pur sempre ad un benessere materiale, è cosa difficile da dirsi.
Ma si può sempre pensare che, perfino tra i rappresentanti del popolo dell’Alabama, comincia a farsi vivo un primo barlume di una riflessione sociale.