Civismo politico. Si insedia sabato a Reggio Emilia il Consiglio nazionale della Federazione dei civici italiani con orientamento europeistico.

Faccio un ragionamento semplice.

Faccio un ragionamento semplice.

Le astensioni sono maggioranza del paese.

Il che significa che i partiti politici contano il voto residuale.

Fanno credere che valga 100 e governano o si oppongono in Parlamento con percentuali manipolate.

Se i cittadini riluttanti, diffidenti, resistenti all’attuale offerta politica rinunciano ad ogni azione attiva e passiva, ci sarà una minoranza che agisce e una maggioranza sulla Luna.

Pare normale che vi siano molti cittadini (cives) che vorrebbero contribuire comunque in questo sistema bloccato.

Fare proposte. Avere un modello del “far politica” meno leaderistico, più legato alle forme di comunità dei territori.

Meno tutto guidato dal marketing e dalla comunicazione.

Più orientato alla spiegazione e all’accompagnamento.

Fino al punto che – organizzati in liste di non professionisti della politica, mantenendo il proprio lavoro e i propri mezzi di sussistenza – si possa concorrere anche alla rappresentanza. Attenzione, non mirando con astuzie infingarde a rubare il voto ai partiti. Ma avendo di fronte il più grande bacino elettorale della storia repubblicana italiana. Quello dell’astensione.

A cui parlare con attenzione e ascolto. Assodato che i partii finora hanno dato per persi gli astensionisti.

Sotto i 15 mila abitanti i comuni sono guidati da queste liste.

Tra i 15 e i 40 mila queste liste (ho detto “queste liste”, non le liste civetta messe in piedi dai partiti che scompaiono il giorno dopo!) concorrono alle soluzioni.

E sopra i 40 mila ci sono ormai anche numerosi sindaci civici che hanno trovato forme di alleanza, difficile ma operosa.

Anche per il concorso che il civismo fa alla fine per migliorarli socialmente i partiti, volendone la rigenerazione, non la morte.

Ecco, è successo dopo due anni di lavoro, seminari, studi, eccetera, che i civici del nord, quelli del centro, quelli del sud e isole, hanno compreso che, nella trasformazione del sistema, molte delle soluzioni necessarie per governare territori anche piccoli non si trovano come i funghi sotto casa.

Si trovano in un quadro nazionale, europeo, globale.

Dunque mantenere le proprie autonomie sì, ma federarsi in forma trans-territoriale era ed è una necessità.

Questo passo è stato compiuto a giugno a Roma (anche se i media non hanno fatto un grande fragore alla notizia).

Lì si è eletto un esecutivo, un coordinamento nazionale con tre esponenti piuttosto giovani (tra cui due donne) e un consiglio nazionale che sabato 30 settembre si riunisce per la prima volta.

Si insedia, scegliendo la città del tricolore, Reggio Emilia, ma capitale diciamo di un tricolore italiano simbolicamente composto dai tanti suoi significativi territori. In cui appunto il civismo si candida alla guida nel 2024 alla guida della città.

Comincia un percorso di lavoro, di analisi, di affinamento delle proposte. Tra riflessioni identitarie e opzioni che guardano al contesto generale, all’Europa in bilico, all’Italia che mantiene le sue criticità.

Un artista ha disegnato la locandina e l’ha donata al costituendo CN. Ci piaccia o meno è stato un gesto “dal basso”, generoso e creativo.

Questa è la locandina. Il resto è lavoro.

Appena arriveranno i contenuti, arriverà anche il modo di raccontarli.

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