
23.10.2023
I risultati delle elezioni suppletive per il Senato a Monza saranno ricordati nella storia socio-politica italiana come il picco dell’astensionismo elettorale nell’Italia repubblicana. Ha votato il 19,23 % degli aventi diritto. Si è astenuto l’80,77%
Alle elezioni precedenti del 25 settembre 2022, aveva votato il 71,0% degli elettori iscritti e dunque l’astensione era stata del 28,95%.
La quasi triplicazione dell’astensione è un uragano che somma ragioni generali e ragioni specifiche.
Stando ai risultati acquisiti – dunque al “voto che c’è” – Galliani (centrodestra) vince con il 51,46% (contro il 50,26% di Berlusconi la volta precedente) mentre Cappato (centrosinistra) ottiene il 39,53% dei voti espressi (contro il precedente 27,14% della candidata Perelli (CS) a cui però va sommato anche il voto del centrista Albanese (10,18%).
Questa volta tutti gli altri sei candidati compreso il rumoroso Cateno De Luca si sono distribuiti poco più dell’8% complessivo, tra l’1,19% e l’1,76, dunque tutti marginali.
L’astensione prima o poi sarà studiata nei dettagli. Ma dalle prime dichiarazioni appare che i giovani abbiano completamente disertato.
In sostanza, la candidatura ereditaria del sistema berlusconiano, forte del collante territoriale della guida al ritorno del Monza calcio in Serie A, ha lasciato a casa due terzi dei precedenti elettori di Berlusconi.
Mentre la candidatura di un “campo largo di centro sinistra” pur coraggiosa per un territorio di tradizione conservatrice non ha avuto il tempo di fidelizzare, soprattutto con le argomentazioni civili di Cappato, le nuove generazioni che hanno risposto all’appello in modo inferiore alle aspettative.con il sindaco PD di Monza città che ha remato contro.
Mandare in Parlamento un senatore con meno del 10% degli elettori di un territorio rende quel parlamentare marginale nella rappresentatività. Un invalido politico. E rende il messaggio civile che viene da uno dei territori più benestanti d’Italia uno scandalo della democrazia.
Rispetto a cui non resta che una via di soluzione culturale. Quella di fare quello che anche questa volta i partiti non faranno. Prendere sul serio quel messaggio, non nasconderlo. Ovvero studiarlo a fondo. Sviscerare vecchie e nuove argomentazioni. Bisogna sfidare il coraggio dell’informazione italiana di non assecondare l’abitudine della politica di nascondere, come fosse polvere, queste situazioni sotto il tappeto, ma farne oggetto di maggiore dibattito pubblico. E usare il “caso Monza” come paradigma di un rovesciamento di attenzione dell’opinione pubblica e soprattutto dei giovani, decidendo che, se quell’intenzione è stata paurosamente maggioritaria, di essa oggi la comunità deve parlare.
Un dibattito che allungherebbe con spirito di verità la campagna elettorale. Sarebbe, infatti, onesto che i candidati raccontassero che cosa hanno visto e percepito nel così esplicito e drammatico sottrarsi dell’elettorato a cui si sono rivolti. 8 su 10 degli aventi diritto al voto non hanno dato credito a nessuna delle voci in campo.
Stefano Rolando
Presidente del Consiglio nazionale della Federazione dei Civici

In blu i comuni vinti da Galliani, in rosso quelli vinti da Cappato (fonte Martina Scaccabarozzi)