L’Africa dei grandi laghi. Il trentennale di Maison Shalom
Pubblicato (audio) sul magazine online Il Mondo Nuovo:
Maggy Barankitse – Kigali (Rwanda) – 24.10.2023
Stefano Rolando
Questo podcast è stato registrato il 27 ottobre 2023.
Tre giorni fa, il 24 ottobre, a Kigali, capitale del Rwanda, Maggy Barankitse ha realizzato un altro dei suoi autentici miracoli. Il trentennale di Maison Shalom.
Una lunga storia di coraggio, ardimento, progettazione di diritti umanitari e uno speciale cantiere educativo e sanitario in una parte tormentata dell’Africa contemporanea.
Fatemi brevemente raccontare fatti e antefatti.
Chi è Maggy Barankitse? Nata 67 anni fa in Burundi, Maggy appartiene a un’importante famiglia burundese, ha avuto i mezzi per studiare in Europa (economia e teologia, in Svizzera e in Belgio) e ha iniziato la sua esperienza negli anni ’90 come assistente del vescovo di Ruyigi, la seconda città del paese dopo la capitale Bujumbura.
Come è scritto ormai nei libri di storia tra il 1993 e il 1994 la gravissima guerra civile tra Hutu e Tutsi provocò in Burundi (prolungando le conseguenze per un decennio) 300 mila morti. E provocò in Rwanda una delle maggiori carneficine della storia dell’umanità: 800 mila tutsi massacrati a colpi di machete e – proprio nei cento giorni tra aprile e luglio del ’94 – il 20% della popolazione ruandese sterminata.
A mani nude, usando una chiesa come ricovero e a rischio per giorni della vita in quella tragedia, Maggy, che al tempo aveva 23 anni, portò in salvo diecimila bambini. Molti divenuti orfani.
E dedicò tutte le sue energie a creare un centro di accoglienza che con il tempo divenne un esemplare centro socio-sanitario ed educativo per far crescere le giovani generazioni, per accudire le donne, soprattutto nell’ambito della maternità. E alla fine per tessere una rete di solidarietà internazionale, che ha fatto di Maison Shalom un modello di efficacia e di organizzazione dei diritti umanitari nel mondo.
E’ stato uno straordinario centro che non solo ha salvato la pelle a migliaia di bambini finiti nell’ecatombe fratricida tra tutsi e hutu, ma che ha ridato dignità e futuro a paesi in macerie.
Maison Shalom è stato un faro per l’Africa e un concreto ambito di solidarietà e cooperazione a cui ha partecipato mezzo mondo, attivato dalla missione laica di una donna divenuta poi “Premio Rifugiati ONU” e “Prix Aurora“ in Canada.
Insieme ad altri riconoscimenti molto rilevanti, anche in Italia.
Purtroppo l’evoluzione politica violenta e dittatoriale del Paese ha obbligato Maggy a tornare a difendere la gente e la libertà dei cittadini e delle famiglie. A metà dello scorso decennio la situazione è precipitata. Queste sono state alcune delle dichiarazioni fatte da Maggy con appelli all’opinione pubblica internazionale.
- “Il Burundi è teatro di una tragedia che si svolge indisturbata sotto gli occhi del mondo. Un regime feroce è all’origine di un’autentica catastrofe umanitaria che deve farci riflettere sulla capacità della comunità internazionale di proteggere un popolo in pericolo”.
- E ancora: “Dal 2015 a oggi sono stati assassinati più di 2.500 oppositori, le persone “scomparse” si contano a migliaia, e i rifugiati nei paesi confinanti superano il mezzo milione: Intanto, gli 11 mila prigionieri politici nelle carceri sopravvivono in condizioni subumane, mentre la contabilità delle donne violentate e dei giovani uomini torturati e castrati fa segnare cifre spaventose”.
Nel passaggio di governo del Burundi da Pierre Nkurunziza (morto per Colvid, negazionista come Bolsonaro) a Evariste Ndaydhimiyr, un altro membro dell’apparato militare e di polizia del sistema che ha raccontato ai cittadini che la sua nomina “è stata voluta da Dio“, la situazione si è ulteriormente degradata con dati intollerabili.
Da qui Maggy è stata oggetto di persecuzione diretta, in anni in cui Europa e USA hanno messo sotto sanzioni il Burundi (poi sospese per interessi diplomatici, ma senza cambiamenti sostanziali). Persecuzioni che sono arrivate alla farsa di un processo in contumacia per “eversione” e “attentato alla sicurezza del Paese”, eccetera.
La furia poliziesca ha chiuso e mandato alla malora tutte le realizzazioni (scuole e ospedali compresi) e ha costretto la stessa Maggy all’esilio (con tutta la sua organizzazione).
Tra l’altro distruggendo una rete di iniziative di cooperazione sanitarie e sociali nel cui quadro anche l’Italia e in particolare la Regione Lombardia si era prodigata con i suoi ospedali pediatrici e con molti centri di iniziativa sociale.
Aiutata dalla condizione di “rifugiata” che le ha concesso il Granducato del Lussemburgo e dall’accoglienza nel vicino Rwanda in cui è stata incaricata di creare un centro rifugiati di tutti i paesi della regione dei Grandi Laghi, Maggy in questi anni ha messo in atto le condizioni per un secondo miracolo a favore di decine di migliaia di profughi di vari paesi dei Grandi Laghi che hanno così trovato qui non semplicemente accoglienza ma una vera riorganizzazione del futuro.
Una Fondazione internazionale con il traino della Fondazione belga Mairlot-Peterboek è stata creata in Belgio con molti paesi europei e americani rappresentati (anche chi vi parla fa parte di quel tavolo) per ampliare le condizioni di solidarietà e sostegno.
I risultati di quanto è stato fatto a Kigali è stato visto il 24 ottobre dai tanti partecipanti provenienti da ogni parte del mondo per questo trentennale: scuole primarie e secondarie molto efficienti, una istituzione universitaria superiore, centri di formazione professionale, strutture sanitarie, ambiti di accoglienza di famiglie, con una qualità sociale che fa impressione perché non c’è dettaglio che non sia curato con una immensa tenacia pedagogica e predicando sempre la filosofia della pace e del perdono.
Vi faccio ora sentire brevemente la voce stessa di Maggy Barankitse, che parla francese, che ha naturalmente parlato al trentennale svoltosi a Kigali.
Questo un brano in cui lei stessa fa sintesi di questa storia:
In questo trentennale si è parlato anche del primo eroico giorno a difesa della vita e dei diritti umani. Ma soprattutto di tutti i risultati creati nei due tempi di questa esperienza, in Burundi e in Rwanda. Invitati da 52 paesi di tutto il mondo, partecipi alla rete che si è consolidata internazionalmente a difesa di questa storia di solidarietà umana e di reazione contro la violenza e i soprusi di vecchi e nuovi totalitarismi, hanno verificato i risultati di questa fase dell’impegno storico della comunità di Maggy Barankitse. E hanno ringraziato Maggy, le sue collaboratrici e i suoi collaboratori per la dedizione e la qualità delle realizzazioni.
Per la parte italiana erano presenti a Kigali – portando il loro contributo alla lunga e autorevole testimonianza internazionale – Georgia Cadenazzi e Patrizia Nitti, che hanno dato la loro collaborazione alla causa di Maggy, insieme a me, dagli anni ’90.
Ecco il segno inequivocabile di una presenza italiana al trentennale di Maison Shalom.
Impedito dal lasciare l’Italia in questi giorni e felice che l’evento si sia svolto nel modo solare con cui Maggy sa gestire tanto le cose facili quanto le cose difficili, ho inviato un breve video di saluto, soprattutto per ricordare a tutti (presenti e non presenti) l’importante incontro sui destini di quella comunità e della sua fondatrice, che è avvenuto a Roma, al Palazzo Apostolico, poco tempo fa, a giugno, in una approfondita conversazione che Maggy ha avuto con il Segretario di Stato del Vaticano cardinale Pietro Parolin
Palazzo Apostolico, Città del Vaticano – 3.6.2023
Così come a Roma Maggy Barankitse – che era già stata ampiamenti audita in Senato dalla Commissione diritti umani presieduta dal sen Luigi Manconi alcuni anni fa – è stata di recente anche audita dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati.
Una giusta attenzione delle istituzioni italiane nei confronti di una grande personalità. Oggetto, tra l’altro, in questi ultimi anni di molte indicazioni di candidatura per il Premio Nobel per la Pace.
Questo podcast è dedicato ad un evento che, come si può immaginare non ha potuto raggiungere l’attenzione dei media italiani. Anche se molte volte la stampa e la televisione hanno espresso anche da noi importanti attenzioni all’operato esemplare di Maggy. Per questa ragione ho ritenuto doveroso parlarne su questo giornale attento al tema dei diritti umani nel mondo. Ma anche per testimoniare l’importanza di una continuata pressione internazionale per imporre al Burundi il ritiro della assurda condanna che obbliga Maggy Barankitse all’esilio e per consentirle il ritorno in patria per riprendere la sua missione sociale e umanitaria lì interrotta con la violenza, ma non domata.
La sua storia è stata scritta dalla giornalista Christel Martin, il libro Madre di diecimila figli è stato pubblicato nel 2010 da Piemme in Italia. Nel mio sito stefanorolando.it – oltre alle fotografie dell’evento del trentennale – ci sono molte altre informazioni accessibili sulla sua figura.
Altre immagini sul trentennale di Maison Shalom
Texte en français
Podcast n. 66 – Il Mondo Nuovo (magazine online) – 28.10.2023
Le miracle de Maggy Barankitse.
Afrique des Grands Lacs. Le trentième anniversaire de la Maison Shalom
Stefano Rolando
Ce podcast a été enregistré le 27 octobre 2023.
Il y a trois jours, le 24 octobre, à Kigali, la capitale du Rwanda, Maggy Barankitse a réalisé un autre de ses authentiques miracles. Le trentième anniversaire de la Maison Shalom.
Une longue histoire de courage, d’audace, de planification des droits humanitaires et un chantier particulier d’éducation et de santé dans une partie tourmentée de l’Afrique contemporaine.
Permettez-moi de vous raconter brièvement les faits et le contexte.
Qui est Maggy Barankitse ? Née il y a 67 ans au Burundi, Maggy appartient à une importante famille burundaise, a eu les moyens d’étudier en Europe (économie et théologie, en Suisse et en Belgique) et a débuté son expérience dans les années 1990 comme assistante de l’évêque de Ruyigi, la deuxième ville. dans le pays après la capitale Bujumbura.
Comme l’écrivent désormais les livres d’histoire, entre 1993 et 1994, la très grave guerre civile entre Hutu et Tutsi a fait 300 mille morts au Burundi (prolongant les conséquences pendant une décennie). Et cela a provoqué au Rwanda l’un des plus grands massacres de l’histoire de l’humanité : 800 000 Tutsis massacrés à coups de machette et – précisément en cent jours entre avril et juillet 1994 – 20 % de la population rwandaise a été exterminée.
À mains nues, utilisant une église comme abri et risquant sa vie pendant des jours dans cette tragédie, Maggy, alors âgée de 23 ans, a mis dix mille enfants en sécurité. Beaucoup sont devenus orphelins.
Et il a consacré toutes ses énergies à créer un centre d’accueil qui est devenu au fil du temps un centre socio-sanitaire et éducatif exemplaire pour la croissance des jeunes générations, pour s’occuper des femmes, notamment dans le domaine de la maternité. Et à terme de tisser un réseau de solidarité internationale, qui a fait de la Maison Shalom un modèle d’efficacité et d’organisation des droits humanitaires dans le monde.
Ce fut un centre extraordinaire qui a non seulement sauvé la vie de milliers d’enfants qui ont fini dans le massacre fratricide entre Tutsi et Hutu, mais qui a redonné dignité et avenir à des pays en décombres.
La Maison Shalom était un phare pour l’Afrique et un espace concret de solidarité et de coopération auquel participait la moitié du monde, activé par la mission laïque d’une femme qui devint plus tard le « Prix des Nations Unies pour les réfugiés » et le « Prix Aurora » au Canada.
Avec d’autres reconnaissances très pertinentes, également en Italie
Malheureusement, l’évolution politique violente et dictatoriale du pays a contraint Maggy à revenir à la défense du peuple et de la liberté des citoyens et des familles. Au milieu de la dernière décennie, la situation s’est aggravée. Telles sont quelques-unes des déclarations faites par Maggy en faisant appel à l’opinion publique internationale.
- « Le Burundi est le théâtre d’une tragédie qui se déroule tranquillement sous les yeux du monde. Un régime féroce est à l’origine d’une véritable catastrophe humanitaire qui doit nous faire réfléchir sur la capacité de la communauté internationale à protéger un peuple en danger.
- Et encore : « De 2015 à aujourd’hui, plus de 2 500 opposants ont été assassinés, les personnes « disparues » se comptent par milliers et les réfugiés dans les pays voisins dépassent le demi-million : pendant ce temps, les 11.000 prisonniers politiques dans les prisons survivent dans les prisons. conditions inhumaines, tandis que le récit des femmes violées et des jeunes hommes torturés et castrés montre des chiffres effrayants.
Lors de la transition du gouvernement burundais de Pierre Nkurunziza (décédé de Colvid, un négationniste comme Bolsonaro) à Evariste Ndaydhimiyr, un autre membre de l’appareil militaire et policier du système qui a déclaré aux citoyens que sa nomination “était voulue par Dieu“, la situation s’est détériorée. en outre avec des données intolérables. De là, Maggy a été l’objet de persécutions directes, au cours des années où l’Europe et les États-Unis ont placé le Burundi sous des sanctions (puis suspendues pour des intérêts diplomatiques, mais sans changements substantiels). Des persécutions qui ont donné lieu à la farce d’un procès par contumace pour « subversion » et « atteinte à la sécurité du pays », etc.
La fureur policière a fermé et détruit tous les bâtiments (y compris les écoles et les hôpitaux) et a contraint Maggy elle-même à l’exil (avec toute son organisation).
Entre autres choses, détruire un réseau d’initiatives de coopération sanitaire et sociale au sein duquel l’Italie et en particulier la Région Lombardie avaient travaillé dur avec ses hôpitaux pédiatriques et de nombreux centres d’initiative sociale.
Aidée par le statut de “réfugiée” que lui accorde le Grand-Duché de Luxembourg et par l’accueil au Rwanda voisin où elle a été chargée de créer un centre de réfugiés pour tous les pays de la région des Grands Lacs, Maggy a mis en œuvre ces dernières années le les conditions d’un deuxième miracle en faveur de dizaines de milliers de réfugiés venus des différents pays des Grands Lacs qui ont ainsi trouvé ici non seulement un accueil mais une véritable réorganisation de l’avenir.
Une Fondation internationale dirigée par la Fondation belge Mairlot-Peterboek a été créée en Belgique avec de nombreux pays européens et américains représentés (votre interlocuteur fait également partie de cette table) pour élargir les conditions de solidarité et de soutien.
Les résultats de ce qui a été fait à Kigali ont été vus le 24 octobre par les nombreux participants venus du monde entier pour ce trentenaire: des écoles primaires et secondaires très performantes, un établissement universitaire supérieur, des centres de formation professionnelle, des établissements de santé, des espaces de familles accueillantes, avec une qualité sociale qui impressionne car il n’y a aucun détail qui ne soit soigné avec une immense ténacité pédagogique et prêchant toujours la philosophie de la paix et du pardon.
Je vais maintenant vous laisser entendre brièvement la voix de Maggy Barankitse elle-même, qui parle français, et qui s’est naturellement exprimée lors du trentième anniversaire organisé à Kigali.
Voici un passage dans lequel elle résume elle-même cette histoire :
En ce trentenaire, nous avons également parlé de la première journée héroïque de défense de la vie et des droits de l’homme.
Mais surtout les résultats créés dans les deux phases de cette expérience, au Burundi et au Rwanda. Invités par 52 pays du monde entier, participants au réseau qui s’est consolidé au niveau international pour défendre cette histoire de solidarité humaine et de réaction contre la violence et les abus des totalitarismes anciens et nouveaux, ils ont vérifié les résultats de cette phase de l’engagement historique. de la communauté Maggy Barankitse. Et ils ont remercié Maggy, ses collaborateurs et ses collaboratrices pour leur dévouement et la qualité de leurs créations.
Du côté italien, étaient présentes à Kigali Georgia Cadenazzi et Patrizia Nitti – apportant leur contribution au témoignage international – qui collaborent à la cause de Maggy depuis les années 1990.
Voici le signe indubitable d’une présence italienne au trentième anniversaire de la Maison Shalom.
J’ai envoyé une courte vidéo pour saluer l’événement de Kigali, en particulier pour rappeler l’importante rencontre sur les destinées de cette communauté et de son fondateur, qui a eu lieu à Rome, au Palais Apostolique, il y a peu de temps, en juin, dans un -conversation approfondie que Maggy a eue avec le secrétaire d’État du Vatican, le cardinal Pietro Parolin.
Tout comme à Rome, Maggy Barankitse – qui avait déjà fait l’objet d’un audit approfondi au Sénat par la Commission des droits de l’homme présidée par le sénateur Luigi Manconi il y a quelques années – a récemment été également auditée par la Commission des affaires étrangères de la Chambre des députés.
Attention particulière des institutions italiennes envers une grande personnalité. Le sujet, entre autres, ces dernières années de nombreuses nominations au prix Nobel de la paix.
Ce podcast est dédié à un événement qui, comme vous pouvez l’imaginer, n’a pas réussi à attirer l’attention des médias italiens. Même si à plusieurs reprises la presse et la télévision ont également accordé une grande attention au travail exemplaire de Maggy. C’est pour cette raison qu’il m’a semblé opportun d’en parler dans ce journal attentif au thème des droits de l’homme dans le monde.
Mais aussi pour témoigner de l’importance de la poursuite de la pression internationale pour contraindre le Burundi à retirer la sentence absurde qui contraint Maggy Barankitse à l’exil et lui permettre de retourner dans son pays natal pour reprendre sa mission sociale et humanitaire interrompue là-bas par la violence, mais non apprivoisée.
Son histoire a été écrite par la journaliste Christel Martin, le livre Mère de dix mille enfants a été publié en France et en 2010 chez Piemme en Italie. Sur mon site stefanorolando.it – en plus des photographies de l’événement du trentième anniversaire – il y a de nombreuses autres informations accessibles sur sa silhouette.
Text in English
Podcast n. 66 – Il Mondo Nuovo (online magazine) – 10/28/2023 – The miracle of Maggy Barankitse. Great Lakes Africa. The thirtieth anniversary of Maison Shalom
Stefano Rolando
This podcast was recorded on October 27, 2023.
Three days ago, on October 24, in Kigali, the capital of Rwanda, Maggy Barankitse performed another of her authentic miracles. The thirtieth anniversary of Maison Shalom.
A long history of courage, audacity, planning for humanitarian rights and a particular project of education and health in a tormented part of contemporary Africa.
Let me briefly give you the facts and background.
Who is Maggy Barankitse? Born 67 years ago in Burundi, Maggy belongs to an important Burundian family, had the means to study in Europe (economics and theology, in Switzerland and Belgium) and began her experience in the 1990s as an assistant to the Bishop of Ruyigi, the second city. in the country after the capital Bujumbura.
As the history books now write, between 1993 and 1994, the very serious civil war between Hutu and Tutsi left 300,000 dead in Burundi (prolonging the consequences for a decade). And this provoked in Rwanda one of the greatest massacres in the history of humanity: 800,000 Tutsis massacred with machetes and – precisely in one hundred days between April and July 1994 – 20% of the Rwandan population was exterminated.
With her bare hands, using a church as a shelter and risking her life for days in this tragedy, Maggy, then aged 23, brought ten thousand children to safety. Many have become orphans.
And he devoted all his energies to creating a reception center which over time became an exemplary socio-health and educational center for the growth of young generations, to take care of women, particularly in the field of maternity. . And ultimately to weave a network of international solidarity, which has made Maison Shalom a model of efficiency and organization of humanitarian rights in the world.
It was an extraordinary center which not only saved the lives of thousands of children who ended up in the fratricidal massacre between Tutsi and Hutu, but which restored dignity and future to countries in rubble.
Maison Shalom was a beacon for Africa and a concrete space of solidarity and cooperation in which half the world participated, activated by the secular mission of a woman who later became the “United Nations Refugee Prize” and the “Aurora Prize” in Canada.
With other very relevant recognitions, also in Italy.
Unfortunately, the violent and dictatorial political evolution of the country forced Maggy to return to the defense of the people and the freedom of citizens and families. In the middle of the last decade, the situation got worse. These are some of the statements made by Maggy appealing to international public opinion.
- “Burundi is the scene of a tragedy which is unfolding quietly before the eyes of the world. A ferocious regime is at the origin of a real humanitarian catastrophe which must make us reflect on the capacity of the international community to protect a people in danger”.
- And again: “From 2015 to today, more than 2,500 opponents have been assassinated, “disappeared” people number in the thousands and refugees in neighboring countries exceed half a million: during this time, the 11,000 prisoners policies in prisons survive in prisons. inhumane conditions, while the accounts of women raped and young men tortured and castrated show frightening figures”.
During the transition of the Burundian government from Pierre Nkurunziza (deceased from Colvid, a Holocaust denier like Bolsonaro) to Evariste Ndaydhimiyr, another member of the system’s military and police apparatus who told citizens that his appointment “was willed by God” , the situation has deteriorated. furthermore with intolerable data. From there, Maggy was the subject of direct persecution, during the years when Europe and the United States placed Burundi under sanctions (then suspended for diplomatic interests, but without substantial changes). Persecutions which gave rise to the farce of a trial in absentia for “subversion” and “endangering the security of the country”, etc.
Police fury closed and destroyed all buildings (including schools and hospitals) and forced Maggy herself (along with her entire organization) into exile.
Among other things, destroying a network of health and social cooperation initiatives within which Italy and in particular the Lombardy Region had worked hard with its pediatric hospitals and numerous social initiative centers.
Helped by the “refugee” status granted to her by the Grand Duchy of Luxembourg and by the welcome in neighboring Rwanda where she was responsible for creating a refugee center for all the countries in the Great Lakes region, Maggy set implemented in recent years the conditions of a second miracle in favor of tens of thousands of refugees from the different countries of the Great Lakes who have thus found here not only a welcome but a real reorganization of the future.
An international Foundation led by the Belgian Mairlot-Peterboek Foundation was created in Belgium with many European and American countries represented (your interlocutor is also part of this table) to broaden the conditions of solidarity and support.
The results of what was done in Kigali were seen on October 24 by the numerous participants who came from all over the world for this thirty-year anniversary: high-performing primary and secondary schools, a higher university establishment, vocational training centers, health, spaces of welcoming families, with a social quality that impresses because there is no detail that is not taken care of with immense educational tenacity and always preaching the philosophy of peace and forgiveness.
I will now let you briefly hear the voice of Maggy Barankitse herself, who speaks French, and who naturally spoke during the thirtieth anniversary organized in Kigali.
Here is a passage in which she herself summarizes this story:
On this 30th anniversary, we also talked about the first heroic day of defense of life and human rights.
But above all the results created in the two phases of this experience, in Burundi and Rwanda. Invited by 52 countries from around the world, participants in the network which has been consolidated at the international level to defend this story of human solidarity and reaction against the violence and abuses of old and new totalitarianisms, they verified the results of this phase of historical commitment. from the Maggy Barankitse community. And they thanked Maggy, her collaborators for their dedication and the quality of their creations.
On the Italian side, Georgia Cadenazzi and Patrizia Nitti were present in Kigali – bringing their contribution to international testimony – who have collaborated in Maggy’s cause since the 1990s.
Here is the unmistakable sign of an Italian presence at the thirtieth anniversary of Maison Shalom.
I sent a short video to welcome the event in Kigali, in particular to recall the important meeting on the destiny of this community and its founder, which took place in Rome, at the Apostolic Palace, a few years ago. time, in June, in an in-depth conversation that Maggy had with the Vatican Secretary of State, Cardinal Pietro Parolin.
Just as in Rome, Maggy Barankitse – who had already been the subject of an in-depth audit in the Senate by the Human Rights Commission chaired by Senator Luigi Manconi a few years ago – was recently also audited by the Foreign Affairs Committee of the Chamber of Deputies.
Special attention from Italian institutions towards a great personality. The subject, among other things, in recent years of numerous nominations for the Nobel Peace Prize.
This podcast is dedicated to an event which, as you can imagine, failed to attract the attention of the Italian media. Although on several occasions the press and television have also paid great attention to Maggy’s exemplary work. It is for this reason that it seemed appropriate to me to talk about it in this journal, which is attentive to the theme of human rights in the world.
But also to testify to the importance of continuing international pressure to force Burundi to withdraw the absurd sentence which forced Maggy Barankitse into exile and allow her to return to her native country to resume her social and humanitarian mission interrupted there -low by violence, but not tamed.
Her story was written by journalist Christel Martin, the book Mother of Ten Thousand Children was published in France and in 2010 by Piemme in Italy. On my website stefanorolando.it – in addition to the photographs of the thirtieth anniversary event – there is a lot of other information accessible about her figure.