Lettere dalla Merica – n. 11/ 4 novembre 2023 – A compassionate spy (a margine del Progetto Manhattan)

 

La locandina del film

Paolo Giacomoni

Ieri, durante il viaggio di ritorno dall’Europa, ho visto un film che mi ha profondamente stupito.

Era stato presentato l’anno scorso alla Biennale di Venezia ma non so se è mai uscito in Italia.

In America è uscito quest’agosto, praticamente contemporaneamente al film su Oppenheimer, ma credo  che nessuno ci abbia fatto caso.

Il titolo è A compassionate spy, che in italiano sarebbe da tradurre Una spia che divenne spia perchè aveva sentimenti di simpatia per i popoli che non avrebbero avuto la bomba atomica. 

Racconta la storia del bambino prodigio della fisica americana, Ted Hall, reclutato a 18 anni nel progetto Manhattan e che, essendo comunista ed essendo convinto che un equilibrio negli armamenti atomici fosse necessario per mantenere la pace, si mise a informare l’Unione Sovietica su dettagli importanti del progetto Manhattan. 

Era così attento a quello che faceva, come spia, che perfino Fuchs, l’altra spia in seno al progetto Manhattan, non sapeva che Hall informasse i sovietici. Hall fu interrogato e pedinato e il suo telefono fu messo sotto controllo, ma l’FBI non riuscì mai a provare checché. Anni dopo lasciò l’America e si trasferì in Inghilterra.

Tutta questa storia non la conoscevo.  

Già di per sè, questa storia fornisce un’informazione importante.

Ma quello che è sorprendente, nel film, è che da una parte il film dà altre informazioni, meno conosciute, su cose accadute in seno al Progetto Manhattan e d’altra parte descrive l’opinione pubblica americana durante la guerra e come sia stata modificata  dopo la guerra, presentando informazioni e fatti che, oggi, danno molto fastidio e sono in completa opposizione alla verità storica ufficiale.

Quando era ormai chiaro che la Germania non avrebbe fatto la bomba, non solo Rothblatt lasciò il progetto e se ne tornò in Inghilterra, ma molti scienziati del Progetto Manhattan firmarono una lettera in cui si chiedeva a Truman di sospendere i lavori e di rinunciare alla bomba.

Il Progetto Manhattan, infatti, era stato organizzato con lo scopo di fare la bomba prima che la facessero i tedeschi. Questa lettera non arrivò mai sulla scrivania di Truman. Truman continuò nella sua strategia di voler bombardare il Giappone, che invece era ormai vicino alla resa, e la sua giustificazione per il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki era che tale bombardamento avrebbe accorciato la guerra e quindi avrebbe evitato la morte, secondo una prima stima, di ventimila soldati americani.

La stima venne poi gonfiata ad arte e divenne di centomila, poi di mezzo milione e infine di un milione di vite salvate.

Mentre l’Unione Sovietica combatteva e sconfiggeva la Germania nazista, la stampa americana esaltava gli alleati russi, Roosevelt mandava l’ambasciatore americano a vedere come i russi lavoravano, e quante donne russe lavoravano, anche nelle miniere, con gran sorpresa degli americani e delle americane!, e si metteva in risalto il fatto che i russi nella guerra avevano perso 20 milioni di persone.

Dopo la fine della guerra, la paura del comunismo di Stalin fece cambiare completamente l’opinione americana sull’Unione Sovietica, si fecero film di becera propaganda antisovietica e dopo la guerra, quando si trattò di sfruttare il petrolio del Medioriente da parte dei partecipanti alla conferenza di Potsdam, Truman minacciò di bombardare, con la bomba atomica, l’Unione Sovietica se non si fossa ritirata dall’Iran.

E poi, sempre nel film, si racconta di come Eisenhower abbia creato e lanciato il complesso militar-industriale che ha, in seguito, dettato la strategia della politica estera americana per tutto il resto del ventesimo secolo e anche dopo.

Se A compassionate spy dovesse uscire in Italia, o se fosse già uscito, consiglio caldamente di andare a vederlo.

Una scena del film

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