Podcast n. 69 – Il Mondo Nuovo –  19.11.2023 Paolo Grassi. La cultura come organizzazione.

Versione audio : https://www.ilmondonuovo.club/paolo-grassi-la-cultura-come-organizzazione/

Lunedì 20 novembre, cioè domani, è il diciassettesimo anno di vita compiuta dalla Fondazione Paolo Grassi (che comprende anche la dicitura “la voce della cultura” per distinguerla dalla consorella radicata a Martina Franca).

Devo cominciare il raccontino di oggi con un fatto personale. Altrimenti non si capisce molto il nesso con quel che vorrei davvero dire. Più di quaranta anni fa sono stato assistente in Rai di Paolo Grassi, nominato presidente nel 1977. Mi scelse acchiappandomi in una casuale conversazione – ricordo ancora, a Bari, ad una Fiera del Levante –  mentre facevo altro andando per il mondo e ne parlavo con entusiasmo. Mi scelse perché avevo alcuni cromosomi – forse a me non ancora del tutto noti – ma che a lui suonavano allusivi, forse persino simili. In quattro e quattr’otto lasciai il mio lavoro e la mia azienda che mi aveva professionalmente formato. E vissi con altrettanto entusiasmo quell’avventura. Che significò alcuni anni da dirigente in Rai, all’inizio prima con lui e poi a fianco di Sergio Zavoli, il presidente successore.

Grassi era nato nel 1919. Morì a Londra per problemi cardiaci nel 1981, a 62 anni.  Era stato giornalista ed editore in campo teatrale da giovane, poi  fu  fondatore del Piccolo Teatro di Milano nel 1947 , il sovrintendente del Teatro alla Scala dal 1972, il presidente della Rai dal 1977.Avrebbe poi fatto volentieri il ministro dello Spettacolo ma il destino tristemente  si oppose a questa aspirazione.  

7 dicembre 1980, foyer della Scala. Giorgio Strehler, Paolo Grassi, Nina Vinchi alla prima del Falstaff

Rifondò modernamente, internazionalmente, multimedialmente, un mestiere forse antico che tuttavia nessuno aveva prima chiamato “organizzatore culturale” e aprì le porte (ma solo a chi aveva la sua eclettica tenacia e la sua dedizione integrale) ad una professione fatta di patrimonio cognitivo, patrimonio progettuale, patrimonio realizzativo, patrimonio finanziario, patrimonio relazionale, patrimonio narrativo, patrimonio negoziale. Un mix di cose tutte necessarie.

Vi faccio ascoltare la sua voce (tratta da un bel documentario di Giovanni Soresi). Parla a raffica, come faceva sul lavoro. Ricorda l’incontro a guerra finita con Strehler e l’idea di teatro che voleva si affermasse in mezzo alle macerie delle città.

https://memomi.it/paolo-grassi-un-teatro-darte-per-tutti

Dal minuto 4.50 per un minuto

Oggi, quando la cultura è parte di un’economia immateriale che ha sostituito una parte grande di economia industriale e materiale, quel mestiere dovrebbe essere strategico. Per una città, per una nazione, per un organizzazione imprenditoriale, per qualunque genere in cui condizionare l’offerta e alimentare (spesso scoprendola) la domanda non è cosa per tutti. Dovrebbe, ho detto, perché malgrado tutti colgano questo senso, questo resta mestiere ancora abbastanza raro. Anche se adesso esplicitamente insegnato (come fa ad esempio a Milano la Scuola civica di teatro intitolata a Paolo Grassi perché da lui fondata). 

Ragione per cui chi ha lavorato con lui, e coloro che nel tempo lavorando nel settore non potevano più prescindere dal suo modello,  hanno accolto diciassette anni fa la proposta di Francesca Grassi, figlia unica di Paolo Grassi, di dedicare una Fondazione a quel modello,  ma soprattutto per discutere criticamente il presente e mettersi in sintonia con i cantieri di visione e intuizione del futuro.

Francesca Grassi all’apertura del convegno promosso da Fondazione “Paolo Grassi” su “Televisione e Media al servizio del Teatro“.

Dopo alcuni presidenti di chiara fama – certamente superiori alla mia, ad esempio il prof. Salvatore Veca, il compianto filosofo milanese – quell’antica storia di lavoro comune mi ha messo ad un certo punto nelle condizioni di non potermi sottrarre al mio turno di responsabilità. Responsabilità assunta pur in condizioni difficili – anche in un città che a Grassi deve tuttora molto come Milano – che restano tali, dalle risorse finanziarie alle opportunità nascenti dal mercato delle prestazioni (educative, di ricerca, di promozione) che sono ancora inferiori ad una condizione “a regime”

Ma le recenti decisioni assunte dal  consiglio di amministrazione della Fondazione “Paolo Grassi”  coadiuvato da un comitato scientifico guidato dal rettore della Università Statale di Milano e professore di Filosofia estetica Elio Franzini, organismi composti da veri esperti e da molte personalità, mi offrono oggi, grazie  questa data di anniversario (per quanto minore, la possibilità  di raccontare un probabile cambiamento a condizione che lo si conosca pubblicamente.  

Questa rubrica settimanale di podcast, come sa chi mi ascolta da un anno e mezzo,  si occupa di rappresentazione. Cioè, dello scenario in cui il tessuto narrativo che ci circonda si nutre di infiniti modi di gestire quel  cambiamento e soprattutto di interpretare le crisi e le difficoltà, appunto per superarle.

Il pensiero mio e dei miei amici con cui condivido questa sfida va in questo periodo a molte cose. A molti eventi. A molte persone. Provo a dire in breve.

  • Il lavoro stesso delle fondazioni, soprattutto quelle civili e culturali. Sapendo distinguere  ciò che si tramanda e ciò che non si riesce o non si può consegnare all’evoluzione generazionale. Sapendo che entrambe queste partite si devono giocare.
  • Poi i  paradigmi di una storia, la storia che si è presa in consegna per nuove narrative.  Uomini e donne, artisti, autori, una marea di professionisti creativi. E poi le contaminazioni, gli occhi nel mondo, il nostro piccolo mondo, la comunità culturale , la municipalità, i pubblici.
  • Già, i pubblici, il pubblico. Grandissimo tema per navigare nell’economia dello spettacolo. Persone e comportamenti collettivi. L’evoluzione della domanda. La moda, la non moda. Grandissimo tema per quel costruttore di nuovi pubblici che, appunto, fu Paolo Grassi. Capace di trovare pezzi di società portate a sfidare il mistero dell’ingresso – a volte per la prima volta – di una sala di spettacolo dal vivo, dunque di un teatro, per metà fascino per metà timore. Ma anche capace di fare i bagagli con la sua comunità per recarsi tanto nel mondo quanto nelle periferie di una città per intercettare e sedurre nuovo pubblico.

2019, Milano- Sala del Grechetto, convegno della Fondazione “Paolo Grassi-la voce della cultura” per l’annuncio della Mostra a Palazzo Reale sulla vita di Paolo Grassi nel centenario della nascita (i cui materiali sono stati portati nel 2023 a patrimonio degli insegnamenti in materia di storia del teatro dell’Università Statale di Milano). Nella foto: Gianni Cervetti, Mimma Guastoni, Ferruccio De Bortoli.

Come ho detto, Paolo Grassi fu nel ‘900 il principe di un mestiere complesso, l’organizzatore culturale. Detto in due parole si tratta di avere grande percezione creativa, ma anche di scegliere il mestiere di “creare le condizioni”. Quando altri possono trovare il contesto adatto per dare il meglio di sé. La sua storia professionale è uno spettacolo in sé stessa. In tre principali tempi, con un sipario mai davvero calato fino in fondo. Anzi.

  • Il Teatro. Fondato con  Giorgio Strehler e  Nina Vinchi nella Milano che avviava la sua leggendaria ricostruzione. E poi i  continuatori. Sergio Escobar, Luca Ronconi, Claudio Longhi. Teatro pubblico rivendicato davanti alle istituzioni come un servizio pubblico. Ineludibile, come l’acqua, i tram, la refezione scolastica, il verde urbano. E poi costruendo generazioni abituate ai linguaggi etici ed epici in cui le domande sul nesso tra vita, cultura e potere non sono mai poste a caso. Ma danno senso alla maturazione civile di tanti.
  • La Scala. L’epopea dell’internazionalizzazione nei suoi anni. Ma soprattutto la monumentalità simbolica. Un mondo. Il mondo. Sfilano nel tempo voci sublimi, suoni e forme.  Tutte le consegne importanti sono avvenute. Tutte le trasformazioni – cifra che resta nell’identità milanese – si sono fatte senza cancellare radici e tradizioni. Bellissima la mostra sulla Callas inaugurata in questi giorni. Bellissima la nomina sul palco l’8 novembre che Dominique Mayer ha condotto per così dire a voce bassa della nuova étoile della Scala Nicoletta Manni!
  • La Televisione, l’ultimo mandato di Paolo Grassi. La Rai e il servizio pubblico. Comprendere, accogliere, imporre la qualità. Anche qui una trama corale. Al tempo ampliando l’offerta con il varo della terza rete ma anche intravedendo la fine del monopolio che sarebbe avvenuta negli anni ’80. Una fitta. agenda dei cambiamenti. Generazionali e di genere. Una diversa d domanda di ascolto. La condivisione e il conflitto. L’informazione e i poteri.

Stefan o Rolando e Roberto Zaccaria (già presidente della Rai)

Nel nostro consiglio di amministrazione un successore di Paolo Grassi come presidente della Rai,  Roberto Zaccaria, riproduce la sua tenacia. Ma altri contribuiscono con notevoli esperienze. Quelle  Alberto Meomartini, presidente di  grandi imprese del settore energetico e poi di Assolombarda. Di Elio De Capitani, una delle figure artistiche, intellettuali e di “organizzazione teatrale” più rilevanti oggi in Italia. Di Davide Rampello, vasta esperienza di operatore culturale, già presidente della Triennale e della stessa nostra Fondazione.   Di Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e oggi presidente della Fondazione del Corriere (impegno che lo ha indotto a spostare nel Comitato scientifico il suo contributo). Di Mimma Guastoni, anima per tanti anni di Casa Ricordi e grande animatrice del mondo musicale. Di Massimo Vitta Zelman editore di chiara fama con Skira. E naturalmente della discendenza di Paolo Grassi, la figlia Francesca e la nipote Federica. Mentre, con la guida di Elio Franzini, autorevoli esperti partecipano all’impegno di un Comitato scientifico di cui sono esponenti importanti del mondo del teatro  (Claudio Longhi, Antonio Calbi, Serena Sinigaglia, Anna Cremonini e Angelo Foletto)  e professori altrettanto importanti come   Alberto Bentoglio, Emilio Sala e Riccardo Fedriga.

2017, per i settanta anni della fondazione del Piccolo Teatro, Fondazione “Paolo Grassi” propone al chiostro del Piccolo la performance “Indagine sull’agenda di Paolo Grassi dal 25 aprile 1945 al 14 maggio 1947”. Da sinistra: Davide Rampello, Alberto Bentoglio, Maria Grazie Gregori, Marta Boneschi, Carlo Tognoli, Stefano Rolando.

Siamo oggi alla terza generazione, dopo quarantatré anni dalla scomparsa di Paolo Grassi.

  • Per una larga parte di questo tempo la Fondazione ha pensato di valorizzare una memoria ma, fin dall’inizio,  anche di interpretare l’immensa trasformazione del sistema di produzione e consumo di cultura e spettacolo. 
  • Come tutto l’ambiente dello spettacolo, abbiamo sofferto il tempo della pandemia e lo abbiamo però anche utilizzato per immaginare la nostra stessa capacità di adattamento.

Qualche piccolo annuncio vorrei quindi farlo.

Nel 2024 si formerà la nostra comunità di Soci individuali (cittadine e cittadini, giovani e meno giovani, operatori e frequentatori) che amplierà e consoliderà la base sociale della Fondazione. Cioè, la Fondazione non sarà un’élite di persone legate da conoscenza personale, ma una rete di addetti ai lavori e di interessati fruitori che si occupano del significato di una storia (al tempo stesso milanese, italiana, europea) per dare un contributo alla relazione tra imprese culturali (come lo sono i teatri), istituzioni e società. Chi fosse interessato può segnalarsi alla Fondazione : segreteria@fondazionepaolograssimilano.org

Voglio citare solo qualche filone di esperienza:

  • continuerà il nostro lavoro di avvicinamento alla cultura e alla fruizione del teatro tra i giovanissimi e i bambini che Francesca anima da tempo con successo; 
  • si manterrà un rapporto con realtà formative e di studio;
  • si parteciperà ai cantieri in cui la progettazione culturale entra nella rigenerazione urbana e dei territori (festival e candidature a eventi e programmi di durata);
  • si cercherà di disegnare una più adeguata presenza in Italia, con Milano, Roma e Napoli come ambiti di più stabile  intreccio;
  • si accoglierà, con nuovi eventi e nuove discussioni, la sollecitazione a sostenere e rafforzare il  dibattito pubblico nei nostri campi di competenza con spirito critico e bisogno sociale della spiegazione.

Apertura del convegno sulla legge per lo spettacolo dal vivo promosso da Fondazione “Paolo Grassi” e dall’Università degli Studi di Milano a fine 2021. Da sinistra il sen Roberto Rampi (relatore del provvedimento), il rettore Elio Franzini, Stefano Rolando, Mimma Guastoni, Simone Falloppa, Carlo Fontana (presidente Agis).

La Fondazione sta dunque per cercare  soci non solo a Milano, con piccola quota e vari servizi immaginati. E’ la prima volta che se ne parla pubblicamente. Per questo scopo è pronta una “brochure” di ampia illustrazione di attività svolte e da svolgere che Massimo Vitta Zelman, nostro consigliere, si è fatto generosamente carico di editare, così come il presidente del nostro comitato scientifico, il rettore UniMi Elio Franzini, ha altrettanto generosamente avviato alle stampe gli atti del nostro convegno sulla (finora mancata) legge sullo spettacolo. A loro e a tutti i membri del CdA e del Comitato scientifico della Fondazione e a chi lavora e a chi sostiene i nostri progetti anche in questa occasione vorrei esprimere molta gratitudine.

Salvatore Veca, primo presidente della Fondazione “Paolo Grassi – La voce della cultura”

Mentre il pensiero va – non potrebbe non esserlo – ai grandi amici che hanno contribuito a questi 17 anni e che non ci sono più. Tra i quali i lutti più recenti hanno riguardato Salvatore Veca, che ho già citato, Mario Raimondo, critico teatrale che poi divenne un alto dirigente della Rai fino a condirigere Rai3 e che fu a lungo direttore della Scuola di teatro Paolo Grassi e Stefano Merlini, reputatissimo costituzionalista fiorentino,  compagno di Francesca,  che fu anche sovrintendente del Maggio Musicale.

Ben ricordando che in questo 2023 non sono pochi gli illustri scomparsi che hanno interagito in modo importante nella vita di Paolo Grassi.  Tra di essi voglio ricordare almeno : Giorgio Napolitano, Renata Scotto, Italo Calvino, Giorgio Ruffolo, Mario Artali, Achille Mauri, Citto Maselli, Giorgio Ferrara, Isa Barzizza, Giuliano Montaldo, Luigi Berlinguer.

La biografia di Paolo Grassi edita da Skira, a cura di Carlo Fontana, con le tre parti Piccolo Teatro (Alberto Bentoglio), Scala (. Merli), Rai (Stefano Rolando).

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