Alle pagine 30 e 31 del libro-intervista “Il dilemma del re dell’Epiro” è scritto:
“Ci spostiamo al 1976 e ’77 in una meravigliosa storia di rapporti con intellettuali, creativi e organizzatori culturali brasiliani che resero possibile l’esposizione Firma Italia al Museo d’Arte di San Paolo (diretto dall’italiano Pietro Maria Bardi) e al Museo d’Arte Moderna di Rio de Janeiro presieduto dal grande architetto Oscar Niemayer, oltre che – in forma di inaugurazione – all’ambasciata italiana di Brasilia, opera di Pier Luigi Nervi, retta al tempo dall’ambasciatore Maurizio Bucci. Riccardo Felicioli (che era stato direttore del personale della Olivetti in Brasile) mi aveva messo sulle tracce di Mario Chamie, una sorta di Umberto Eco paulista, semiologo e sociologo, spiritoso e reputatissimo, che mi aprì le porte del MASP, già mitico, che Bardi con la moglie, l’architetta italiana Lina Bo, avevano inaugurato nel 1952, occasione del primo viaggio all’estero della Regina Elisabetta II d’Inghilterra. Chamie per parte brasiliana e Gillo Dorlfes per parte italiana firmarono il catalogo, oltre a Bardi. A Bardi, considerato autoritario e di modi spicci, vennero le lacrime agli occhi nel vedere come cose di cui si era occupato da giovane in Italia erano evolute dal dopoguerra in poi. Volle la mostra a cui diede molta enfasi”.
Foto del 1977.
La foto a sinistra è con Oscar Niemayer allora presidente del Museo d’Arte Moderna di Rio de Janeiro; e la foto a destra è con Mario Chamie , sociologo e semiologo paulista, consigliere culturale del Museo d’Arte di S. Paulo.